domenica 9 giugno 2019

L'INCUBO DI MAGDA

 
 

                                                                       Contavi le costole affiorare…



                                                                  Parole per un'anoressica
                                                                  suicida.
                                                                  Una persona.
  IV
                                               
Odiavi l'estate, le sere
che si allungano, le albe precoci:
odiavi l'asfalto che brucia
la plastica dei sandali, il calore
che risale svelandoci la pelle.
Intatti restano i tuoi armadi,
l'ingombro delle maglie lunghe
con cui coprivi il latitare
delle scapole, il vuoto del costato.


                                             ***

VII

Per te hanno parlato gli esperti.
Ma ora, Magda, tua è la parola:
entra nell'aula, con il tuo dolore
portato come un talismano,
come un ingenuo stupore del mondo:
spiega l'enigma di queste fiorite
che d'autunno colorano i bastioni,
rosse e improvvise come una ferita,
più insondabili di qualunque gioia.


                                           ***

XIII

Eri stata gettata nella vita
per saccheggiare e farti saccheggiare;
per raccogliere dove non avevi
seminato e per dare frutti
a chi ti aveva disseccata:
ma hai scelto il rimorso, l'oscuro
senso di colpa che ci hanno trasmesso
i padri, l'avversario evanescente
come la serpe del primo giardino.


                                          ***

XVIII

Nel volto che trucchi allo specchio
ci sono i volti di tutte le donne
che ci hanno partoriti nella paglia
delle cucine per svanire
lungo i cognomi che hanno tramandato:
nel volto che trucchi allo specchio
c'è un patto antico di dolore
che sconosciute stirpi hanno contratto,
c'è un'angoscia che chiede la parola.


                                           ***

XXII

Lo sai,  ci sono sere in cui la terra
ci è data, facile inspiegabile
come un pane appena sfornato.
Ora nei giardini del mondo
passeggiano le donne: e se le ascolti
chiamare per nome la pancia
che cresce, lo sai che anche tu
semplicemente eri Magda, l'attesa.


                                         ***

XXVI

Sentinella del tuo dolore,
devi proteggerti dalla scaltrezza
del giorno, che ti riporta alla vita
degli altri, alla vita che popola
gli ipermercati e le strade del centro.
Lo sai che niente ti appartiene
come la malattia, come le vertebre
che si sfarinano e i capelli
che cadono nel vuoto del lavabo.


                                       ***

XXVII

Sentivi i femori affiorare
dalle anche, contavi le costole
sporgere l'una dopo l'altra.
Parlavi di una primavera
che non sorgerà dalla terra,
che non saprà lo strazio delle piante
che spezzano l'intonaco per farsi
nidi di luce ai davanzali.


                                         ***

XXXVII

Ora gli addetti vestono il costato,
il vuoto delle scapole. Ritorni
fra le vetrine e i banchi del mercato:
sei un corpo che l'adolescenza
non ha colmato, un esile profilo
che attende il lievito dei seni.




              Carlo  Bordogno ( pseudonimo )  da       Magda




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