Dorothy Parker
L' ACCONDISCENDENZA VERSO IL DOLORE
(…) Il Valzer uscì sul " New Yorker" il 2 Settembre 1933, quando
Dorothy Parker aveva quarant' anni. E a proposito dei
quarant'anni, Dorothy ha scritto anche una prosa intitolata
La mezza età, ovvero il periodo blu che si conclude così: " Oh
vieni, mezza età, vieni, vieni! Vienimi accanto, porgimi la tua
mano, fatti guardare negli occhi… Oh...dunque è questo il tuo
vero aspetto? Che Dio mi aiuti… aiuto! ".
Giornalista, poetessa, scrittrice, sceneggiatrice, critica teatrale,
sperperatrice di vita e di talento, signora mondana temuta e
adorata per i giudizi taglienti, per il sarcasmo, per la forza
spietata delle sue osservazioni. Ha raccontato la solitudine, la
vanità, la gelosia, le pene d'amore, l'attesa di una telefonata
che non arriva, l'alcool, la guerra tra uomini e donne e il vuoto
di certe giornate a New York. E' il modello di tutte le scrittrici
che, dopo di lei, hanno usato l'ironia e il senso dell' humor nell'
osservare la verità della vita quotidiana.
" Che altro si può dire quando un uomo ti invita a ballare?
Ci mancherebbe altro, dovrai passare sul mio cadavere?
Oh, grazie infinite, ne sarei estasiata, ma ho le doglie…
Sarà un vero piacere".
Sarà un vero piacere farmi levare le tonsille;sarà un vero piacere
ritrovarmi su una nave in fiamme nel cuore della notte ": vale
per tutti,vale per sempre,vale non soltanto per i balli indesiderati,
parte da un valzer e arriva all'accondiscendenza verso il dolore.
Dorothy Parker ha detestato l'etichetta di umorista, e infatti non
lo è mai stata." Non voglio essere classificata come una scrittrice
umoristica: mi fa sentire colpevole ".
Si è sentita colpevole per tutta la vita: per non aver fatto
abbastanza. Per non essere diventata, nella sua idea di scrittura,
Ernest Hemingway o Francis Scott Fitzgerald; per aver sprecato
il tempo e la salute mentale a Hollywood ( " a ucciderci non sono
le tragedie, sono i casini " ), e per essersi lasciata consumare
dalla vita mentre se ne nutriva per raccontare gli esseri umani.
Nel 1956, lei si sentiva perduta, preparava il suo epitaffio:
" Scusate la polvere "; viveva in un albergo a New York con un
barboncino, beveva troppo. Ma aveva già scritto tanto, e nel suo
continuo costruire e demolire, ha creato un modo diverso di
guardare il mondo, e di averne pietà.
INVENTARIO
Quattro cose conosco molto bene:
ozio, dolore, un amico e un nemico.
Di quattro cose avrei poi fatto senza:
amore, curiosità, lentiggini e dubbio.
Tre cose non potranno essere mai mie:
soddisfazione, invidia e champagne a sufficienza.
Tre cose avrò finchè rimango in vita:
riso, speranza e un pugno nell'occhio. (…)
Annalena Benini da I racconti delle donne
Il Valzer
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