Amal, la bimba yemenita morta di fame
Mi rendo conto che postare questa immagine e il post che la segue potrà non piacere a molti: anzi, potrebbe risultare decisamente spiacevole. Certo, muove le nostre coscienze.
Ma il mio intento non è quello moralistico di fare " la predica " a chichessia. L'ho postato prima di tutto per me, per non dimenticare.
Si fa presto a rimovere dalla mente immagini o scritti che mettono in discussione le nostre coscienze e le nostre scelte di vita.
Ma è solo per rammentare che - al di là dell'orrore momentaneo e della pietà che ne consegue, cè un dovere - per chi si senta e voglia vivere da " umano " che è semplicemente di giustizia.
Nulla di più.
( frida )
(…) Due giorni prima di Natale una notizia ha fatto - per qualche
ora - il giro del mondo: Sam, un bambino nato tre giorni prima
sulla costa libica dopo l'attraversamento del Sahara da parte
della madre e salito con lei su un barcone, è stato salvato dalla
nave di una ONG. Di lì, per le sue precarie condizioni di salute
è stato prelevato con un elicottero insieme alla madre e
trasferito a Malta. Ma gli altri 309 migranti che erano con lui
hanno continuato la loro odissea i mare per una settimana e
duemila chilometri, senza un posto disposto ad accoglierli.
Due mesi prima, il 2 Novembre, Amal è morta di fame a sette
anni.Come centinaia di altri bambini yemeniti travolti da una
guerra combattuta con armi costruite nel nostro Paese. La sua
fotografia, il viso reclinato con gli occhi persi, le ossa a
malapena ricoperte di pelle,le mosche sulle mani, ha provocato
l'indignazione di un giorno. Quelle immagini sono rapidamente
scomparse d quotidiani e telegiornali, lasciando il posto alla
retorica sgangherata dei porti chiusi e agli insulti, crudeli e
volgari, nei confronti dei migranti. Eppure Sam , Amal e altre
centinaia di migliaia come loro non sono dei numeri, ma delle
persone come me, come te che stai leggendo.
E' questa situazione che mi ha spinto a scrivere. Non sono
abituato a farlo. Preferisco i fatti con il loro linguaggio,
silenzioso ma vero. Eppure di fronte all'ingiustizia che monta
intorno a noi n si può più stare zitti.
Ce lo ha ricordato, con la solita forza e chiarezza, il papa che,
il 26 Marzo scorso, in Piazza San Pietro, si è rivolto ai giovani
con queste parole : "Sta a voi non restare zitti. Se gli altri
tacciono, se noi anziani e responsabili, tante volte corrotti,
stiamo zitti,se il mondo tace e perde la gioia, vi domando: voi
griderete? Per favore, per favore, decidetevi prima che gridino
le pietre ".
Per questo ho deciso di scrivere. Proprio a te, coinvolto nell'
ubriacatura razzista che attraversa il Paese. Una ubriacatura
a cui partecipi forse per convinzione o forse per l'influenza di
un contesto in cui prevalgono le parole di troppi cattivi maestri
predicatori di odio, che tentano così di coprire l'incapacità
di chi governa ( o ci ha governati ) di assicurare a tutti,
compresi i più poveri, condizioni di vita accettabili.
Secondo te, le difficoltà in cui viviamo e le incertezze sul
presente e sul futuro sono colpa dei migrantii che ci portano
via il lavoro, che sporcano, che rubano, che hanno aggiunto
nuovi problemi a quelli che già avevamo. E che - dunque -
devono starsene a casa loro.
Io non credo che le cose stiano così. Le migrazioni non vanno
sottovalutate, ma governate in un modo intelligente ed è
necessario parlarne senza rimozioni. Ma se non si arresta il
modo di pensare oggi prevalente,gli effetti saranno devastanti.
Ancora piùdevastanti di quelli che già vediamo intorno a noi.
Non mi sento, comodamente e presuntuosamente, dalla parte
giusta. La parte giusta non è un luogo dove stare, è, piuttosto,
un orizzonte da raggiungere. Insieme. Ma nella chiarezza e
nel rispetto delle persone. Non mostrando i muscoli e
accanendosi contro la fragilitàdegli altri.
Luigi Ciotti da Lettera ad un razzista del terzo millennio
Bellissimo post. Più bello del più bel pensiero, più bella poesia che ci possa venire in mente.
RispondiEliminaGrazie
Grazie, grazie davvero a te per aver apprezzato questo " non facile post".
RispondiEliminaE ti dirò che è su " cose" come questa che si gioca la nostra vita. Nel bene e nel male. La tentazione del moralismo è forte riferita ad argomenti come questi, ma la libertà di scegliere in cosa credere e - di conseguenza - cosa fare, è per me sommamente più importante.
E la speranza - appunto - è che questo sia fonte di condivisione.