La gioia è un'emozione impalpabile...
(...) La gioia è un'emozione così impalpabile e così fuggitiva che
non è facile trattenerla e talora non è nemmeno possibile
contemplarla: si allontana da noi con ineffabile leggerezza e,
quando la tristezza scende come aquila ferita in noi, la gioia
si frantuma e si incenerisce. Come ha scritto una volta
Nietzsche, col suo linguaggio temerario e folgorante :
" Quando gli uomini dalla profonda tristezza sono felici, si
tradiscono : hanno un modo di afferrare la gioia come se
volessero schiacciarla e soffocarla per gelosia - ah, sanno fin
troppo bene che da loro se ne fugge! ".
Non solo negli uomini dalla profonda tristezza, ma anche
negli uomini nei quali la tristezza è una Stimmung ( stato
d'animo ) fragile ed eterea, nebulosa e immateriale, la gioia
non ha il tempo di nascere : lacerata da un taedium vitae che
dilaga nell'anima, facendola quasi sanguinare. Non saprei
indicare su questo tema parole più belle e misteriose di quelle
che ha scritto - con stremate incrinature elegiache - Sigmund
Freud:
" Non molto tempo fa, in compagnia di un amico silenzioso e di
un poeta già famoso nonostante la sua giovane età ( Rainer
Maria Rilke n.d.r. ), feci una passeggiata in una contrada
estiva piena di fioritura. Il poeta ammirava la bellezza della
natura intorno a noi, ma non ne traeva gioia. Lo turbava il
pensiero che tutta quella bellezza era destinata a perire e che,
col sopraggiungere dell'inverno, sarebbe scomparsa, come
del resto ogni bellezza umana, come tutto ciò che di bello e
nobile gli uomini hanno creato o potranno creare.
Tutto ciò che egli avrebbe altrimenti amato e ammirato, gli
sembrava svilito dalla caducità cui era destinato".
Cosa nasce da questa dolorosa esperienza della vita: da
questo taedium vitae dilagante e inarrestabile?
" Da un simile precipitare nella transitorietà di tutto ciò che è
bello e perfetto, sappiamo che possono derivare due diversi
moti dell'animo : l'uno porta al doloroso tedio universale
del giovane poeta, l'altro alla rivolta contro il presunto
dato di fatto. No! è impossibile che tutte queste meraviglie
della natura e dell'arte, che le delizie della nostra
sensibilità e del mondo esterno debbano veramente finire
nel nulla. Crederlo sarebbe troppo insensato e troppo
nefando. In un modo o nell'altro devono riuscire a
perdurare, sottraendosi ad ogni forza distruttrice ".
Se il destino ci fa essere come il giovane poeta, così
disperatamente sensibili alla precarietà e alla finitudine
delle cose, alla loro evanescenza e alla loro inconsistenza,
allora la grazia della gioia fatica a rinascere in noi . (...)
Eugenio Borgna da Le emozioni ferite
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