giovedì 8 dicembre 2016

LETTERA DI GABRIELE A BARBARA ( 2 )




15 Novembre 1892


Ebbi ieri mattina la tua lettera.
Quella che io ti scrissi alcuni giorni fa era sincera. Né pure uno dei
particolari narrati è falso. C'è - di più - quel che ora tu sai e che
aggrava la mia angustia e la mia sofferenza. Se sai tutto, sai anche
per quale  ragione noi siamo qui. Se sai tutto, sai anche per qual
seguito di sciagure irresistibili io mi sia ridotto a questo punto.
Nessuno al mondo - intendo nessun uomo d'onore - avrebbe potuto
e potrebbe consigliarmi di sfuggire a una responsabilità che
comunemente si crede sacra. Incalzato dalla violenza degli avvenimenti, stretto in un intrico senza scampo, ho fatto il mio dovere. Lo farò fino all'ultimo. Comprendi bene: la mia anima ha
patito e patisce la violenza di fatti incommutabili. In mezzo a tanti
dolori ( e senza tregua ) ho pensato a te di continuo. E' vero e
sincero il sentimento che mi suggerì la parole da te trascritte in
questa tua lettera spensierata. Per settimane intere ho evitato di
scriverti. Ti ho pianta e rimpianta. Il castigo di cui tu parli è
cominciato già da gran tempo. So bene che non ritroverò mai
Barbarella. L'attitudine che tu prendi verso di me - con questa tua
lettera - mi impedisce di esprimere quel che ho dentro, mi impedisce di abbondare in giustificazioni. Qui, quando ebbi la tua lettera interrogativa, ebbi il bisogno invincibile di uno sfogo. Ti
parlai come a una sorella. Ti tacqui soltanto una circostanza che
rende più atroce il mio stato. Perché avrei dovuto confessarla?
Già tu sembravi consapevole di molte cose. Già tu parlavi di
perdono. Già - in una lettera recente - tu parlavi di indulgenza e
ti offrivi per sorella. Tutto questo mi faceva supporre che tu fossi
consapevole - almeno in parte - di quanto accadeva. Le tre lettere
che seguirono la mia mi parvero così riboccanti di bontà e di
tenerezza, ch'io non ebbi cuore di risponderti, straziato dal vano
rimorso e dal vano rimpianto. E cercavo affannosamente un mezzo
per uscire dalla terribile stretta. A pena avessi avuto la possibilità
materiale di muovermi, sarei venuto a Roma e avrei avuto il
coraggio di confessarti tutto. Avresti avuto da me una confessione
nobile e dolorosa, forse diversa alquanto  dalle informazioni
raccolte chi sa da quali bocche...
Ormai, tutto è inutile. Ho voluto scriverti per dirti che in quanto
ho scritto ultimamente non c'è neppur l'ombra di una menzogna,
e che perdono certe parole alla cecità della tua collera.
E' possibile che questa lettera mi venga dalla stessa donna che
alcuni giorni fa appariva così nobilmente pietosa ed eroica?
Godi, mia cara Anima, perché tu sei vendicata già. Io non sono
mai stato così intollerabilmente infelice. Addio.
Ti sarò gratissimo se vorrai rimandarmi tutte le mie lettere, invece
di bruciarle. Compi con pazienza questo atto estremo, e fa' che mi
giungano intatte. Le rileggerò spesso e ricorderò con inconsolabile
rimpianto, sempre, fino alla morte.
Un amore come il nostro può bastare a tutta una vita, anche estinto
Tu certamente sarai felice ancora. Tu stessa mi assicuri che sei
completamente guarita e che non hai rimpianti di nessuna specie.
Io ti credo. Così potessi non crederti! Un anno fa eravamo ad
Albano: la sera del 17 novembre bevemmo una bottiglia di
Champagne con grandi auguri. Fu quella forse l'ultima vera festa
del nostro amore e l'ultima vera ebrezza. Un anno fa! Poi  il
Destino mi travolse nella città abominevole.
Addio, non avrei dovuto scriverti che un rigo. Ti ringrazio di tutto,
intendi?, di tutto. Non dimenticherò nulla, mai. In qualunque
occasione - se vorrai - mi ritroverai . Sii cauta nella vita. Fa' che-
se mi giungerà qualche notizia di te - io riconosca sempre l' Eletta
che amai e che amo sopra tutte. Credi ( e te lo dice un uomo che
ha errato di continuo e, per questo, ha sofferto di continuo ) credi
che la via diritta, anche quando è dura, è la migliore. E tu già lo
sai, tu che conosci così bene l'ebrezza del sacrificio.
Tu sei giovane, amerai ancora; ma - se puoi - ama senza abbassarti! Io proseguo nella mia corsa cieca e vertiginosa verso
chi sa qual precipizio. Non mi volgerò indietro che per guardare-
con occhi velati di lacrime - il grande amore passato, il grande
amore perduto per sempre.
Addio Barbarella


                    Ariel


  Gabriele D ' Annunzio  da   Lettere d'amore a Barbara Leoni

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