martedì 6 dicembre 2022

I SONETTI BIANCHI DI GABRIEL



                                                           Dare tutto, esserci, dare..



" Se è vero che - come in altre zone della sua produzione emerge - il poeta parte da dati concretamente biografici, è allo stesso modo evidente quanto questa stessa biografia si concentri in maniera nevralgica sui dati salienti della storia da essa attraversata. A tal proposito, si noterà facilmente il filo che lega " Il grande innocente" ( ultima raccolta prima di Sonetti bianchi e in questo sito rintracciabile, n.d.r.), a partire dalla figura quasi archetipa del nonno del poeta, a questa raccolta e al suo protagonista , Giona, il più piccolo dei suoi figli. Il " sentiero familiare " inaugura una vera e propria  vita nuova, portatrice di un messaggio cosmico che solo l'accoglienza immediata e consapevole può sperare di realizzare ".

(   G. D' Andrea )




Le preghiere esistono per mutarti

o rapirti. Accadono raramente 

accordandosi al pianeta, muovendo

grammi di vuoto, i battiti di un nulla,

le porzioni d'un eclisse. Vivono

usurando le solite parole.

Nella notte è successo un fatto ancora,

lo chiamiamo amore, adesso, col fiato

che si fa caldo, che rinnova il salto

della fede, la speranza di un senso

che giungerà qui, presto. Penso questo

nei minuti fra una contrazione

e l'altra, una spinta, l'istinto senza

riserve, dare tutto, esserci, dare.



                                           ***


Tremerà la morte, si farà pallida

quando nel suo grembo notturno - giorno

splendido e crudele - scivolerà

il tuo nome. Dove sarò, colomba

mia? Se tutto diviene protezione

e scarto dal giorno ovvio, se tutto

chiama a questo essere qui, per te vivo,

corpo e storia, stile perenne, inverno

del secolo - se tutto inizia questo

sorriso prematuro, quale grido

negli orli sentirò del cosmo? Un inno

perso, una musica grande che piega

i calendari, la stringa con dentro

la nostra nascita, il tempo e la luce.



                                                ***


I gesti pensosi di lei, esperta

di cose luminose, mi raggiunsero

ovunque, un'idea di esplorazione,

un mondo impreciso, orizzontale

sulla mappa, la pagina seguente

ancora e sempre - le voci sentite

quella notte quando mi ha cercato

verso un fiume aperto e incompiuto,

erano uno scopo più forte, un ramo

autunnale. E ci siete ancora, figli,

coi piedi nell'acqua, angeli di pochi

anni, nell'esplosione eterna e complice

della luce che resta il vostro volto

fino alla fine della mia nascita.



                                          ***


Dobbiamo essere freddi con gli altri

se vogliamo tenere il canto fermo

e continuo. Prima di dire addio

ho anche altri consigli, altre memorie

e futuri, qualche storia sensata

da raccontare, piccoli erbari

da mostrarti per salvare l'amore

di tutto. Un tempo condensato in niente,

goccia dopo goccia, lente molecole

di un Dio smemorato e folle, che cadono

nelle case come nei boschi, pari

alle nubi trascorrenti e alle stelle

sconosciute. Pari a te, questa notte,

che dormi trasparente nel mio braccio.



                                             ***


Gli angeli sono anche carezze

di un padre sconosciuto, sono lunghi

riti stellari in cui osservare

la fioritura lenta e fiammeggiante

della tua danza. Sei tu il luogo dove

gli angeli non muoiono e la materia

che ci individua è solo lo spillo

del Big Bang, le molecole di un requiem

infinito e felice. Dentro il soffio

sospeso della tua voce, se tarda

a farsi viva e presente, amare

un figlio è non finire questo sogno

per cui morire d'un mondo esatto.

Coloro  che ardono, sempre precedono.




                      Gabriel Del Sarto   da  Sonetti bianchi



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