domenica 4 dicembre 2022

C'ERA UNA VOLTA L' UCRAINA



                               In Russia si può solo vivere al servizio dello Zar e della Patria..




DA JOHN SHADE


Quando, aperti gli occhi, subito li socchiudi

per il brillare del verde da una finestra spalancata,

per il canto di questi uccelli, per questo luglio,

non hai vergogna, non hai spavento?


Quando nel silenzio autunnale delle cupe nubi

sulle acque cade un ultimo raggio obliquo,

si versa sull'onda e a lungo intiepidisce,

non hai spavento, non hai vergogna?


Quando la neve a fiocchi balugina nel buio

tra lampi di fari che guizzano su un muro,

scompare di nuovo, poi si scioglie in silenzio

su una guancia di ragazza, non hai spavento?


Non hai spavento o vergogna in primavera, quando

l'acqua scorre sull'asfalto e si annera,

le pozzanghere riflettono nuvole e il sole sfiora il banco

dell'ultimo quadrimestre, non hai vergogna?


Io non so dire di cosa parlo, non lo so.

Sono cose di poco conto. Sciocchezze soltanto...

Una tale bellezza e un tale  silenzio...

Non ti spaventa, di', non hai vergogna?


 ( 1989 )



                                        ***


QUESTO E' VIVERE


La guancia appoggiata al cappotto del padre,

questo è vivere.

Questo è vivere, a servizio di nulla,

scordare le ansie, deporre il mandato,

scordare per sempre ogni impegno

e lo stupido orgoglio di maschio

questo è vivere.


Sulla nuca indifesa dai capelli ora corti

vellicare col palmo.

Questo è essere amato, questo è amare

e sapere che perdona e protegge sempre,

che solo per gioco minaccia con la cinta,

che non moriremo.


Che il letto, la specchiera, il tappeto

e la finestra

sono incrollabili, che a nessuno è dato

violare un tale mondo e spostare

un tale armadio. Eppure, traslocheremo d'inverno.

Io so una cosa,


so che assisteremo alla rovina di tutto,

la capriata scricchiola,

Pilato di nuovo ostenta relativismo.

I  muri tremano, come in casa di Tommi

e tra le fessure si insinua l'inferno che trionfa,

il terrore che ride.


Ho voglia di infrangere i vetri dalla rabbia,

di uscire di senno,

so che è facile tradire e maledire

nel presagio della fine.

E spalanco le fauci bavose,

per riappendermi all'amo di Galilea,

aggrapparmi alle vesti del Figlio

e alle vesti incorruttibili del Padre.


E, la guancia appoggiata, versata ogni lacrima,

sorgere con tutto me stesso.


( 1996 )


                                          ***


STORIOSOFICO


La Russia non si intende con il senno.

Al pari della Francia, della Spagna,

della Nigeria, della Cambogia, della Britannia,

del regno di Urartu , di Cartagine,

di Roma, della Danimarca,

dell'impero Austro - Ungarico, dell'Albania,

della Germania unita :

ognuno è fatto a modo suo.


Nella Russia si può credere soltanto.

No, credere si può soltanto in Dio.

Il resto è un disperare.

Qualunque sia il metro per misurare,

a noi lo stesso è toccato molto :


in Russia si può solo vivere,

al servizio dello Zar e della Patria.


( 1999 )




                     Timur Kibirov   da    Stichi o Jiubvi  ( Poesie d'amore )



Il poeta è nato a Sepetkova ( Ucraina ) nel 1955 ( ma  è ritenuto russo perché ben presto si trasferì in Russia per intraprendere i suoi studi ).

Non mi è dato sapere che cosa pensi oggi a proposito dell' " Operazione speciale ".



                                   f.



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