venerdì 23 dicembre 2022

IL DIO INCARNATO

 


                                                              Maurice Denis - La Natività




(... ) Il Natale ha lo stesso problema del Cristianesimo: diventa una noia quando smette di dare vita. Cristianesimo è la parola che rinchiude Cristo in una dottrina, una filosofia, una morale, tanto che Agostino rispondeva a coloro che si vantavano di essere cristiani, come si trattasse di un cinema o di una casta: " Non rallegratevi di essere cristiani, ma di essere Cristo". Lo stesso accade con il Natale : ridotto all'ideologia del " tutti più buoni" e alla morale di regali e brindisi, seppur accarezzati da una ventata di consumismo senza sensi di colpa, ne usciamo pesanti di cose e calorie, ma poco pieni di vita nuova. Natale è la nascita di un tale di nome Gesù, nome che significa " Dio salva ", ma salva che cosa, a parte qualche giorno di vacanza? Proviamo a usare questo racconto - credenti o no - come risorsa esistenziale per scoprire se ha ancora qualche potere " salvifico ", cioè se può dare alla nostra vita un'energia più duratura di qualche regalo e un menù. Dio, che tutti cercano più o meno da sempre, si fa carne, si in- carna : la cosa intrigante non è di che colore ha gli occhi o quanto è alto, ma che ha la mia stessa carne e che la mia carne può diventare la sua. Ma che cosa è mai questa carne?

La carne, basar nel lessico biblico, non è quella che si compra dal macellaio o la gabbia dell'anima, come diceva Platone, ma è l'uomo vivo, nella sua interezza ( anima e corpo ) e in generale ogni essere vivente ( " ogni carne in cui è alito di vita" , così la Bibbia indica tutti i viventi). C'è una parentela " carnale " in tutte le cose che hanno vita " a tempo" limitata. Questa comunione ( co - munus : dono comune ) non è un ragionamento o un impegno morale, ma un fatto : la carne è dono che ho in comune con una rosa, un dalmata o un passante. Ma nell'uomo c'è di più, un respiro in più : la carne può essere aumentata! Infatti, dell'uomo e della donna uniti si dice addirittura che diventino " una carne sola" ( è la mia carne che abbraccio se ti abbraccio, è la mia carne che ferisco se ti ferisco ), un nuovo soggetto talmente vivo da poter creare una nuova vita. La carne è quindi la relazione più o meno intima che posso intrattenere con tutto ciò che vive, per creare altra vita. Disprezzare la carne è disprezzare la vita come legame fra tutte le cose : le filosofie, le morali, le tecniche che dis - incarnano fanno sempre violenza alla vita. La tendenza odierna a sostituire la carne, perché ci inchioda al fatto che siamo " a tempo" con proiezioni che ci fanno credere di essere illimitati, è un modo di sottrarsi al benedetto peso ( pienezza ) della vita. C'è dis- incarnazione in un social che porta a manipolare la propria immagine per esistere un po' di più ; in un algoritmo che ci stritola in dati; nell'uso mercificato del corpo. A fine giornata, bisognosi di una carezza, di un abbraccio, di un sorriso, non siamo più in grado di chiederli o di darli perché non abbiamo più una carne, se non per vergognarci dei suoi limiti, quando sono proprio i limiti a salvarci, perché la carne costringe alla relazione ( il limite non è un muro ma una soglia ). E allora un Dio che si incarna è una sorpresa a cui non mi abituerò mai : la carne che unisce tutti i viventi " a tempo" è anche la carne della Vita senza tempo. tanto che Cristo arriva a dire che non solo chi fa qualcosa a un altro la fa a Lui ( è la stessa carne ), ma anche che chi mangia la sua carne riceve la vita eterna. Adesso, non domani.(...)



                  Alessandro D' Avenia   da   Farsi carne



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