sabato 17 dicembre 2022

SILENZIO E TEMPESTA ( poesie d'amore di Rilke )



                                                  Frederic Reverte - Rainer Maria Rilke



Per Raffaela Fazio non ha importanza il tipo di amore espresso dal poeta - divino o terreno. con possesso o più libero, materiale  o spirituale - quel che conta è il sentimento che diventa il filo conduttore di un discorso poetico. Solitudine, silenzio, accettazione del dolore e della more, inquietudine, senso di provvisorietà del mondo e degli affetti, tutto confluisce nell'amore che - per Rilke - è opera suprema, tutto il resto non è che preparazione. L' amore come dono di sé, come abbandono ad un altro - sia esso donna o divinità - come compimento di un cammino sentimentale e spirituale mai scontato, ma sempre complesso e intenso.




        

La vita è buona, è leggera.

La vita ha vicoli d'oro.

Più forte la vogliamo afferrare,

di lei non abbiamo paura.


Solleviamo silenzio e tempesta

E questi ci formano entrambi.

Tu - come seta il silenzio ti veste

Io - fatto torre dalle tempeste...



                                       ***


Chiedimi : nei tuoi sogni cosa c'era

prima che il mio maggio ti portassi?

C'era un bosco. Tra i rami il temporale.

E la notte scendeva su ogni passo.


C'erano roccaforti tra le vampe,

uomini con spade sguainate nel furore,

donne vestite a lutto che, nel pianto,

portavano monili fuori dalle mura.


C'erano bambini seduti alle fonti.

Venne la sera e una dolce melodia

per loro cantò, cantò così tanto,

che essi scordarono la casa, la via.



                                          ***


Spegni i miei occhi, lo stesso ti vedo,

chiudi le mie orecchie, riesco ad ascoltarti,

ti vengo incontro anche senza piedi

e senza bocca posso supplicarti.

Spezzami le braccia e col cuore,

come fosse una mano, io ti prendo.

Arresta il cuore, sarà la mente a pulsare

e se nella mente fai scoppiare un incendio,

col sangue allora ti saprò portare.



                                         ***


La mia anima, come trattenerla,

che la tua non sfiori? Come elevarla,

sopra di te, ad altro? Ah quanto vorrei celarla

in qualcosa che si è perso nell'oscurità,

in un luogo estraneo, silenzioso

che non seguiti a vibrare, al vibrare

delle tue profondità.


Ma tutto quello che ci tocca, insieme

ci prende come un arco che produce

da due corde una sola voce.

E noi siamo tesi su quale strumento?

Quale violinista ci tiene nella mano?

Oh dolce canto!



                                             ***


Delicato come la memoria,

nella stanza il profumo di mimose.

Ma la nostra fede è nelle rose,

la grande gioia giovane ancora.


Il suo splendore già ci circonda?

No, a noi spetta questo chiamare,

sostare immobili sui bianchi scalini

con cui confina il tempio profondo.


Ai bordi dell' Oggi ci spetta l'attesa

fino a che il dio dei semi maturi

dal colonnato dell'alta dimora

ci sparga davanti, rosse, le rose.



                                    ***


Sulla via assolata, dentro il tronco cavo,

vecchio abbeveratoio che rinnova piano

in sé uno specchio d'acqua, io placo

la mie sete: dai polsi che attraversa

prendo in me dell'acqua

l'origine e, limpida, la quiete.

Bere sarebbe troppo, qualcosa di troppo

palese, ma questo gesto che indugia

mi porta acqua tersa alla coscienza.


Così, se tu venissi, per placarmi

mi basterebbe sfiorare appena

la giovane curva della tua spalla

o il punto dove il seno preme.




             R.M. Rilke    Introduzione, selezione e traduzione di R. Fazio



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