VEDI IL RESPIRO VIENE CHE INVADE LA COSTA DEL FOSSALE
dalle bassure dove l'acqua stagna e i tuoi salci
misurano i minuti di luce aggiunti al solstizio.
E' dicembre alla fine, un'aria che sale e dirada
la foschia impegolata sui rami, ritorna sul tardi
più tardi di ieri il confine delle ombre.
I giorni ritornano, ma è un'altra la terra, a memoria
li vedi i volti che fluttuano assorti da pieghe profonde,
la bocca una ferita che neppure la morte rimargina.
A sera gorgoglia la roggia nell'acqua di casa
gela il nero dei monti l'ombra - e l'aria è rossa - è trasparente
il sangue del tempo coagula il prossimo
istante al prossimo istante fino all'ultima goccia.
Sei geloso di tutto quello che stai perdendo, re di tutto il perduto.
Un'altra notte senza sogni.
Attraversano i sonni in segreto senza mai raggiungere gli anni.
***
Sempre ti manca quello che hai : vivere.
Qualcosa di più necessario, seguiti a chiedere,
qualcosa che ti convinca, ti vincoli a.
" Perché continuo a scrivere?"
Forse perché puoi finire
lo fai, come una camminata di sera
prima di cena, o un altro vanga l'aiuola,
o mette a posto il garage, perché tu potresti
- come lui - non varcare più l'ombra
dei lampioni, l'altro smettere di sperare
che germini il seme o più non sapere se le sue cose
sono ancora lì - potresti tu non essere
più tu che lo chiedi, ti avventuri, tu
che diventi tu che lo scrivi.
***
RESTI LO STESSO,
non hai voluto guarire,
né sapere perché fa male, quando viene la gioia
non sai da dove. E lo smarrimento? Quanto vale
sentirsi chiamare per nome, nel sorriso che fa la sera
quando stare vicini voleva dire che esiste un posto
che non è prato né una stanza, dove essere è insieme.
Quando il silenzio riempiva l'aria, svuotava la cucina.
Non potevi aspettare. Era più facile elucubrare,
mettere mani al congegno, capire come funziona,
imparare a capire. Prova e riprova, scava la mente,
finisce che impari, lo diventi quell'altro, che non volevi,
ma non del tutto, non completamente.
Più tardi
sei fatto gente tra tanta gente, il sosia
riuscito - finalmente - il tu assoluto, assolto, e all'altro
la voce, le mani, la voce soltanto.
***
Anni fa, adesso, lo stesso pensiero di non tornare più
quel momento che la mente ristampa e pare uguale
mentre accampa la strada, è Novembre, e sono le foglie
la quiete che manca, i rami neri nel cielo che c'è.
Adesso, allora. Soltanto più tenue è il respiro
del tempo che sfiora e le ore dove provi i risvegli e gli insonni
globuli rossi, i globuli bianchi, le cellule si avvicendano,
qualcuno che diventa qualcuno, a tua insaputa, tu.
***
Non riconosci la terra
distante dall'umido e dal grumoso, dal secco dell'intrico
il respiro s'inerpica
dire ancora di essere lì dentro il giallo
e il marrone, foglie incollate, fiume freddo che trapassa l'acrilico,
odore di ferro, infiltrazioni, infeltriti silenzi
il nero rimasto un istante di più sulla retina
era il merlo che si è nascosto tra i rami
tocca alle mani sentire fuori di te
l'orlo del monte, la corteccia del salice, la fame degli occhi
il cielo giù
giù - fino ai tendini - stringono ora cercano ora dolorano
l'azzurro
che il merlo ha lasciato vuoto.
Gian Mario Villalta da Dove sono gli anni
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