giovedì 8 dicembre 2022

UNA POETA PER CRISTINA ( Campo )

 


                                                   Costruii per me un castello di carte...




FORTEZZA


Costruii per me stesso un castello

un castello di carte ;

mi rifugiai dentro

un alto paravento, custodito

da immagini e carta;

mi sentii più sicuro

dietro quella fragilità

che protetto da mattoni e acciai.



                                            ***


L'IMMAGINE


Oh! Essere un'immagine

un'immagine che si disfa al vento

un'immagine presa e strappata

dalle mani di un bambino...


Dardeggiano i bambini

nel giardino inquieto

tentano l'ultima audacia

prima della notte.



                                               ***


PASSAGGIO TERRENO


Vago da una stanza all'altra

ma non riesco a trovarti.


Nel giardino gli alberi

sono sovraccarichi

e le api affaccendate.

E' notte; la luna

trascina come al solito

la sua argentea veste

buttata con negligenza

sul mare.


Tutto è così antico e fragile,

così inesistente.

Ciò che ho perduto

l'han perduto tutti

dal principio dei tempi.

Eppure è la prima volta per me,

per questo non ti posso ritrovare.

Soltanto l'impronta del tuo piede

sugli scogli

ed il tuo riso fra i cespugli

mi danno la certezza

del tuo passaggio terreno.



                                             ***


QUANDO LE PAROLE SARANNO MORTE


Ogni cosa deve perire.

Ogni cosa deve essere 

svestita e denudata,

bandita la tenerezza

e la pietà di noi stessi.


Allora, sotto le nude costole,

udremo il cuore battere

e scuotere la gabbia.


Allora - forse - nel vuoto

dove saranno morte le parole

e le nostre lievi speranze,

dove ruggirà soltanto il leone

e mugghieranno le acque,

allora le tenere foglie

dei nostri sogni ancora rivestiranno

la nostra anima, e saremo pronti.



                                          ***


LA PORTA DEL LABIRINTO


Mentre aspettiamo che passi la vecchia ambulanza

lupi e leoni ancora rodono

i nostri crani e i nostri cuori.

Sull'erba

la primavera raccoglie fiori selvatici

e presso il mormorante ruscello

il fiume comincia a lavare

le sudicie sponde.

Non c'è più sangue né lacrime

e un fanciullo suona il flauto

a colombe e agnelli estaticamente muti.


Riposiamo accanto alla frescura

dell' antica severa facciata di marmo

che - come in sogno - riflette cose lontane.


Perché attendiamo ancora

che passi la vecchia ambulanza?

Vediamo archi cielo e giovinetti

ridere e camminare leggeri

sui marmi segnati dal tempo.

Quando tentiamo di far cenni e chiedere perché

essi sono già andati via

e noi sorridiamo.


Tutto si dissolve sempre in nulla,

tutto fuorché il nostro desiderio

di bussare alla porta,

alla porta del Labirinto.




             Alexia Mitchell ( pseudonimo di Luisina Fatichi ) da Banchetto nel deserto ( Trad. di Cesarina e Riccardo Gualivo )



Nel 1953 Alexia Mitchell, pseudonimo di Luisina Fatichi - moglie di Pieri Milani e zia di Don Milani - pubblicava la raccolta di poesie " Banchetto nel deserto" e l'unica a parlarne fu Cristina Campo in un breve quanto denso articolo su " Il Corriere dell' Adda ". Dopo quell'evento, il nome della Mitchell  sembrò tornare nel segreto da cui era venuto. Esili le notizie sul suo conto : fu attiva nei salotti culturali dei Milani e scrisse poesie, racconti e rappresentazioni teatrali. Banchetto nel deserto, composto dopo la perdita del figlio Roberto, porta i segni del lutto e la sensazione di onnipresenza della morte così come il senso dell'insostenibilità della memoria. L'opera, scritta originariamente in inglese, fu tradotta dall'amica pittrice Cesarina Gualivo.





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