mercoledì 27 giugno 2018

PIGRE DIVINITA' E PIGRA SORTE

 
 

                                                     Divento immenso campo di memoria…



TROPPA MEMORIA

Troppa memoria, ma vaga, senza storia.
Colpa dell'aria. Tiepida, sgranata.
Non più contratto e denso per il freddo
il corpo esterno si apre e si distende
a maglie larghe si lascia penetrare
e intenerito cede particelle
all'aria dolce: lasca superficie
tutta intrisa di mondo, al mondo arresa.
E dal suo centro che è nell'ipocondrio
languidamente sale un entusiasmo
che porta via con sé tutto il mio caldo.
E mentre con talento vagabondo
nell'aria si confonde io- non presente -
divento immenso campo di memoria
dove mi perdo quanto più avanzo
ma senza volontà perché sto ferma.
Così ferma che quasi mi scompaio
non leggera nel vuoto ma pesante
per troppo peso di memoria. E ascolto.
Sento quell'entusiasmo che mi chiama
e che pretende il mio trasferimento
verso quel posto dove sta il mio caldo.
Sì, perché è lì che io voglio sempre andare,
dove c'è una figura fissa al centro
che assorbe tutto il vuoto che sta intorno,
e lì chiusa e stordita rimanere
senza memoria, senza sentimento.





VOGLIO IL MIO BENE

Voglio il mio bene adesso cosa faccio?
Non so neanche da dove cominciare.
Perché ho quell'infallibile certezza
quando voglio raggiungere il mio male,
mentre per il mio bene non ho idea
non ho nessuna idea su cosa fare?
Forse perché il male è esuberanza
di spirito che anela a straripare
e uscendo poi dal margine rivela
eccesso di materia, dismisura
che si rovescia in varietà di forme,
dissonanza che esalta quel che c'è
non quel che manca. E dunque se lo cerco
io lo trovo, basta muoversi un po',
intraprendere, volere. Il bene essendo
invece assenza di sostanza, recede
da ogni forma e non si svela : quando lo cerco
diventa il suo fantasma, credo di averlo
e subito mi manca. Se allora
il male è un più e il bene un meno, come
posso volere, cosa spero? Ogni
mia volontà è perdizione. Perciò
dovrei restare dove sono, senza
mente ambiziosa, ma innocente
di tutto, anche del bene,
a questo anzi ritrosa.


            Patrizia  Cavalli    da    Pigre divinità e pigra sorte

4 commenti:

  1. Mi intriga il secondo testo di questa poetessa - "Voglio il mio bene"- per quella singolare fusione tra riflessione filosofica e stile leggero, giocoso. Uno stile quasi prosastico se non fosse per il ritmo degli endecasillabi che si avverte soprattutto nella prima parte.
    Quanto al contenuto, da un lato mi viene in mente San Paolo: "non faccio il bene che voglio, ma il male che non voglio", ma dall'altro il discorso mi pare più sottile e mi lascia un po' perplessa. Non so se il bene si possa relegare solo a ciò che manca e ad assenza di sostanza...
    Grazie!!!

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  2. Certo che no.

    Il tema è complesso, etico, filosofico, comportamentale e altro e sono molto interessanti le tue riflessioni bibliche al proposito ( San Paolo docet! ).
    Tuttavia, per come conosco ( e apprezzo ) Patrizia Cavalli, penso che il problema trovi la sua giusta visuale sotto un profilo prettamente ironico.
    Il che non toglie nulla alla sua profondità ( hai mai visto uno stupido capace di ironizzare? ).
    Abbi tutto il mio sorriso ( e non solo lo " sberleffo mauritiano"…)

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  3. anche a me ha colpito la seconda poesia maggiormente ed ho pensato immediatamente a San Paolo, ma non condivido molto il finale...

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  4. Non potrei giurare che lo condivida neppure l'autrice, le cui poesie ( come ho già avuto modo di dire ) sono spesso ironiche ( e provocatorie…)

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