domenica 17 giugno 2018

MI BASTA L'ARIA 2



(…) Si contempla solo a partire da un limite, come Leopardi dalla
      sua siepe. Il cervo sperduto, il bambino abbandonato, il quadro
      nascosto, bucano  il muro di distrazione che ce li rendeva
      invisibili : entrano sfolgorando nelle nostre pupille come
      frammenti di una pienezza smarrita e desiderata. In un attimo
      amiamo cervi, bambini, quadri: li abbiamo ritrovati , proprio
      noi, passanti disattenti che non li vedevamo più.  Contemplare
      è il guardare che conduce ad amare,un tirocinio dell'attenzione
      che rende possibile una relazione erotica col mondo: si guarda
      tutto come l'amante la sua amata, ogni dettaglio contiene e
      rivela tutta la persona. Non è l'amore ad essere cieco,ma l'odio.
      L'amore, in quanto attenzione ad ogni particolare dell'altro, ci
      vede benissimo. Fermando lo sguardo sui dettagli di ciascuno, i
      nostri occhi si purificano e ogni vita appare insostituibile.
      Contemplare è aver fede nelle cose della terra, avere le visioni
      che la realtà merita, guardare una persona come ciascuno di
      noi vuole e può essere guardato, come un dono per il mondo.
      In questo senso l'arte è esercizio per allenare gli occhi al
      miracolo: ma chi di noi oggi si ferma a guardare un quadro
      almeno un minuto? Considerate come i pittori fiamminghi del
     ' 600 dipingevano scene di vita casalinga. Stanze, suppellettili,
      gesti di uomini, donne, bambini e animali diventavano
     " apparizioni" grazie alla cordialità dello sguardo e alla
      pazienza dell'arte. Per Vermeer, Ter Borch, de Hooc, la realtà
      non era da aumentare, era già aumentata perché era l'apparire
      di una casa nelle cose e azioni quotidiane, e di un tesoro nelle
      persone che si incontravano. Quei pittori non introducevano la
      bellezza nel quotidiano, ma la liberavano dal suo interno.
      Invece noi spesso cerchiamo di innamorarci della realtà
      sovrapponendole modifiche, informazioni ed emozioni utili al
      consumo, senza così mai riuscire a riposarvi e riposare.  (…)


                    Alessandro D' Avenia 

3 commenti:

  1. Davvero è un piacere leggerlo, non smetterei mai, mi ha colpito molto quando afferma, al contrario del detto comune, che è l'odio ad essere cieco, non l'amore, è verissimo, eppure a forza di sentire il detto lo prendi per vero senza fermarti a riflettere su ciò che dice, una falsità, l'amore apre i cuori e gli occhi, illumina e fa guardare davvero e nel profondo ciò che prima non scorgevi nemmeno, invece l'odio chiude cuori, infiamma gli occhi e ti acceca... mi colpisce anche il riferimento agli artisti che ritraevano sui quadri tutti i particolari della vita, compresi i dettagli apparentemente insignificanti, come le suppellettili, perché tutto descrive la vita...

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  2. Sì, ha fatto riflettere anche me l'affermazione che " è l'odio ad essere cieco, non l'amore. Perché l'amore, ponendo l'attenzione su ogni particolare della persona amata, ci vede benissimo ."
    Come vedi, siamo tutti un po' condizionati dai modi di dire che poi però diventano metri di giudizio per il nostro comportamento.
    E allora ben vengano scritti come questo a ristabilire verità non più in uso e che invece di spronarci alla ricerca della verità, ci inchiodano nella superficialità del pre- giudizio.

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    1. pienamente d'accordo... è incredibile come sono forti e automatici certi condizionamenti...

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