mercoledì 4 ottobre 2017
FELICITA' ( Cos'è la ricerca della felicità ? ) 2
(...) Epicuro divide i desideri in naturali e necessari ( per esempio
bere quando si ha sete ), naturali ma non necessari ( per
esempio bere una birra anziché semplice acqua ), non naturali
e non necessari ( il desiderio di fama e di gloria ). I primi sono
quelli indispensabili per la nostra felicità. I desideri naturali e
non necessari - invece - sono quelli al cui soddisfacimento
possiamo rinunciare perché esso non elimina alcun dolore (
potevamo soddisfare la sete anche con la sola acqua ). Se
questi desideri sembrano fortissimi, non è per la natura del
nostro organismo, ma perché siamo preda di vuote opinioni. I
desideri non naturali e non necessari nascono esclusivamente
dalle opinioni e non hanno alcun rapporto con le reali esigenze
della nostra natura.
Il piacere non è disgiunto dalla virtù, anzi queste sono
necessarie affinché il piacere sia scelto nel modo più opportuno
I piaceri vanno scelti anche tenendo conto dei possibili dolori
successivi e calcolando le conseguenze. Dunque la prudenza,
cioè la capacità di svolgere questo calcolo, è per Epicuro
ancora più importante della filosofia :
" Principio e bene massimo in tutte queste cose è la prudenza,
la quale è perciò più pregevole della stessa filosofia, come
quella da cui tutte le altre virtù traggono origine, e che
insegna non essere possibile vivere nel piacere ove non si viva
con prudenza, temperanza e giustizia "
( Lettera a Meneceo )
In realtà, però, anche la filosofia, lontana dall'essere solo un'
attività speculativa, ha grande importanza per la conquista
della felicità. Epicuro sapeva che l'assenza di dolore non
garantisce da sola la felicità e che ci sono altri motivi di
turbamento, per esempio il timore della morte e la paura degli
dei, e pensava che la filosofia potesse contribuire a vincere
queste paure: sapendo come stanno le cose riguardo alla
nostra natura e all'universo, gli uomini saranno in condizioni
di dissipare questi timori.
Per esempio, alla paura della morte, egli opponeva il celebre
argomento secondo cui, quando c'è la morte non ci siamo noi,
equando ci siamo noi non c'è la morte:
" Il male che più fa rabbrividire - ed è la morte - non è dunque
nulla per noi perché quando noi siamo, non c'è la morte, e
quando c'è la morte, allora non siamo "
( Lettera a Meneceo )
Maurizio Ferraris da Le domande della filosofia : Cos'è la ricerca della felicità?
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