Distruzione a Versavia ( 1939 )
L' autrice, tra il 1944 e il 1948, scrive 39 poesie che usciranno postume ( non era sua intenzione pubblicarle ) col titolo di " Canzone nera." In una Varsavia che crolla a pezzi, i ragazzi di strada stringono fra le mani le bottiglie di benzina, impazienti di scagliarle contro i carri armati tedeschi. Gli spettri della guerra irrompono in questi versi delle poeta poco più che ventenne, che muoveva i primi passi nell'ambiente letterario di Cracovia, caratterizzato dalla scrittura di giovani poeti progressisti. Nel muoversi tra un tempo della distruzione e un tempo della ricostruzione, Wislawa vede e sente nella poesia un punto d'appoggio che riesca a sollevare il mondo. Anche se in quel preciso momento la parola è in crisi, incapace di far fronte ai crimini bellici e inadeguata ad esprimere il pathos della ricostruzione, la poeta scrive che " è dallo stupore / che sorge il bisogno di parole / e perciò ogni poesia / si chiama Stupore.
RICORDO DI SETTEMBRE
Antico privilegio di madre:
- ritrovare il figlio nel tempio.
Poiché, quando il cuore si ferma,
ticchetta sul petto un orologio -
tocca il viso che è come una foglia
la foglia scossa via dal boato?
Pianure dell'autunno polacco,
colline dell'autunno polacco,
chi tamponerà le strade,
con quale benda accorrerà ?
Confini - siete abbastanza forti
da chiudervi a pugno.
Dateci un punto di appoggio
e riusciremo a sollevare il mondo -
boschi del settembre polacco,
fiumi del settembre polacco !
C'è un cielo imperturbato
e un ruscello che esala sangue.
***
PER QUALCOSA DI PIU'
Per qualcosa di più
dell'impeto dei confini,
del fruscìo delle bandiere,
del Suo trionfo soldatesco, tracotante.
Per qualcosa di più
della rivincita dell'inno,
del senso dei destini,
- della Sua vendetta, rapida e sprezzante.
Per qualcosa di più
della Sua - festa.
Per qualcosa di più
- per il Suo : Giorno Feriale.
... per il fumo dei camini,
per il libro estratto senza paura,
per una striscia di cielo limpido
lottiamo.
***
I BAMBINI DI VARSAVIA
Là, nella più fervente delle nostre città,
sprofondano coi visi nel sangue rappreso
corpi di bambini.
Primo giorno alla guerra - non per finta -
prima spavalda partenza.
Qualcuno mostra come. Prova. E' una scemenza.
Sparare - è così facile. Non sbaglia il colpo.
Prima avventura. Autentica, da grandi.
Stringe una bottiglia di benzina, caparbio e accorto.
Ieri tre carri armati. Oggi toccherà a un quarto.
Mani impazienti anticipano l'ordine.
- attraverso la città che cade a pezzi,
tra fiamme che nessuno riesce a domare,
armata di pugni chiusi, congelata nel grido,
avanza in un fitta, calda grandine di spari
la crociata dei ragazzini di strada.
Per gli occhi il ricordo fresco è un affanno,
ma le nostre mani ci credono, lo sanno.
Le mani, chiamate a reggere il peso del mondo
lo sanno: il mondo rivivrà senza spettri di guerra,
per gli anni calpestati pagherà fino in fondo,
e credono in un nuovo ordine e ritmo.
... e forse anche per questo
ci strozza ogni momento
un " perché ", il più mesto,
un silente " ma ha senso"
- corpi di bambini caduti.
***
CERCO LA PAROLA
Voglio definirli con un solo termine,
ma quale?
Prendo parole comuni, dai dizionari ne rubo qualcuna,
le misuro, le soppeso, le sondo :
nessuna
corrisponde.
Tutte le più audaci sono vigliacche,
tutte le più sprezzanti ancora innocenti.
Tutte le più crudeli - troppo fiacche
tutte le più odiose - poco ardenti.
Questa parola dev'essere un vulcano
che picchi, spezzi e abbatta
come terribile ira di Dio,
come odio che scotta.
Voglio una parola cruda
che sia impregnata di sangue,
che come le mura di un carcere
ogni fossa comune racchiuda.
Che descriva più precisa e chiara
chi erano loro e tutto ciò che è stato.
Perché ciò che sento dire,
ciò che se ne scrive -
non basta più,
non è mai bastato.
La nostra lingua è impotente,
i suoi suoni, d'un tratto, poveri.
Cerco, sforzo la mente,
cerco questa parola -
ma non la trovo.
Non la trovo.
***
IL BOTTINO DI GUERRA
Un tempo sapevamo il mono dalla A alla Z :
era così piccolo da stare tra due mani che
si stringono,
così facile da lasciarsi descrivere con un sorriso,
familiare come l'eco di antiche verità in una preghiera.
La Storia non ci ha accolto con fanfare trionfali :
- ci ha gettato negli occhi sabbia sporca.
Davanti a noi c'erano lunghe strade cieche,
c'erano pozzi avvelenati e pane amaro.
Il nostro bottino di guerra è la conoscenza del mondo :
- è così grandi da stare tra due mani che si stringono,
singolare come l'eco di antiche verità in una preghiera.
Wlslawa Szymborska da Canzone nera ( a cura di A. Ceccherelli, Trad. di L. Del Sarto )
Mentre trascrivevo questi versi, non ho potuto fare a meno di pensare che l'orrore della guerra (e proprio in un Paese vicino ) non ha mai fine. Ieri come oggi, a causa dell'ingordigia e della tracotanza di alcuni, una scure si abbatte con furia su molti innocenti, troncandone vita e speranze; e se il nemico non è lo stesso, identica è la disumanità e la ferocia.
E non vi sono parole - come scriveva la nostra poeta molti decenni fa - che siano adatte e sufficienti né a ricordare le tragedie del passato, né ad attenuare il dolore del presente.
f.