sabato 29 aprile 2023

MORIR D' AMORE

 


                                                 Sapremo che - senza l'amore - intanto è il nulla...




Ritorna la memoria al corridoio,

alla tua stanza 

foderata d'ombra.

La porta austera, in vetro,

ci separa.

Di là forse riponi una collana,

nel portagioie.

Di qua mi stringo

al dubbio del silenzio.


Cos'è l'averti amata, se non tregua

dal desiderio d'essere?

Cos'è, se non dolore, oltre la porta

saperti - inerme - attendere

l'appello dell'assenza ?


Io serbo una speranza e cedo al vuoto,

dove non c'è più dove

e tace il quando :

amarti senza l'onore

di chi - ferito, stanco -

ama ed è .



                                          ***


E non mi scuote il punto di domanda:

che il peccato sia un dono o una colpa

è il dilemma del folle;

che l'amore sia un fiume

cui manca la foce - o la fonte -

è l'inganno del mite.


Questo mio sopravvivermi invece

non trova risposta

tra la polvere e i piatti di carta,

nell'istinto dell'acqua e del sonno.


E si nutre - spiraglio taciuto -

del tiepido gelo

d'esser qui, ma per sbaglio.



                                               ***


Come il viandante per la strada ignota

e nel suo albergo l' ospite di un giorno,

la vita mi assedia - silente -

ma non mi appartiene


né io le appartengo.



                                                ***


Tu verrai e insieme

verseremo in un calice l'oceano

e scolpendo il vento d'aurora

vestiremo nel fuoco i nostri volti.

E' in te che ho sepolto l'inganno

dei metri e dei pesi,

rinnegando il concio

al crollo dell'arco.

Tu verrai e insieme

noi sapremo di nascere e morire

e che - senza l'amore -

intanto è il nulla.




                   Gerardo  Masuccio  da   Fin qui visse un uomo



venerdì 28 aprile 2023

POESIE DI ALBA DONATI



                                          Sento che mi sfugge il sentimento delle cose...





Tutte le volte che torni

si inaugura la possibilità

meravigliosa dell'amore.

Non chiedermi se amo

il tuo corpo qui e ora,

se formiamo un paesaggio

in questo stare uniti.


Siamo per il momento

giusti per tutti gli altri,

che ci useranno per il loro bene.



                                                   ***


Devo scrivere alle poche

cose avute in dono dalla sorte

una povertà possidente

di boschi d'ottobre e brina

di dicembre, di rose di maggio

e soffitte arredate di ragni

e vecchi cappotti.

Devo tutto al niente, al caso

come è giusto che sia.



                                          ***


Il lupo soffia una volta, due volte,

tre volte  - ma inutilmente ! - dici tu

come se sapessi cosa significa quel resto

di nulla che è ogni gesto violento

di ogni essere umano che soffia

contro un altro essere umano.



                                           ***


Devo tutte le mie poesie

ad altre poesie,

al vuoto che ha fatto in  me

la parola di qualcun altro.



                                             ***


Per arrivare qui dovete lasciare,

sì lasciare, ogni avere, che sia

oscura miseria ogni parola, tralasciate

domande mal fatte se volete arrivare

al posto dove maggio impazzisce

e le sere hanno donne alle finestre

se volete che ogni canto sia allegrezza

e scusa al mondo, in padre madre e parenti tutti.



                                           ***


Sento che mi sfugge il sentimento delle cose

dove tutto muove un mancamento.

Allora prendo con le mani il lenzuolo

e traccio una linea intorno al nostro letto :

questo è il confine! Faccio ordine, notte!




                  Alba Donati  da   Tu, paesaggio dell'infanzia . Tutte le poesie ( 1997 - 2018 )




giovedì 27 aprile 2023

IL DISTURBO OSSESSIVO - COMPULSIVO IN AMORE...

 



... secondo  Neil  Hilborn




 Neil Hilborn - 33 anni - è uno slammer nato in Texas, vincitore - anni fa - del premio" College National Poetry Slam ". I suoi tour, in cui presenta poesie di OCD ( acronimo di Obsessive- compulsive disorder, ovvero Disturbo Ossessivo - compulsivo) spaziano  per tutta l' America : da Chicago, Toronto, Los Angeles e Boston, riscuotendo molto successo. Ascoltando i suoi versi, è quasi impossibile non lasciarsi trasportare dall'ondata di immane tristezza  che nasce alla presenza di una grande sofferenza interiore conseguente al conflittuale rapporto con un disturbo che diventa un mostro estraneo e onnipresente. Neil soffre  di una patologia ossessivo - compulsivo in un quadro più generale di Disturbo bipolare dalla nascita e il suo urlo è quello di tutti quelli che - come lui - si ritrovano a fronteggiare una battaglia che si rivela improba e molto difficile da gestire. La poesia - col suo effetto spesso taumaturgico - riesce a contenere dolori a volte taciuti, portando carichi enormi o leggerezze pensanti : per questo  è uno degli strumenti comunicativi più efficaci anche per i così tanto urlati e vissuti Poetry Slam. 



                                             ***


La prima volta che l'ho vista

nella mia testa si è calmato 

tutto.

Tutti i tic, tutte le immagini

inesistenti,

semplicemente scomparse.



Quando soffri di un disturbo

ossessivo compulsivo

non  ti  capita   di  avere

momenti tranquilli;

perfino quando sono a letto

penso :

Ho chiuso a chiave la porta?

Mi sono lavato le mani? "


Quando l'ho vista

l'unica cosa a cui riuscivo a 

pensare erano

le curve delle sue labbra

o la ciglia della sua guancia

la ciglia

sulla sua guancia.

Sapevo di doverle parlare.

Le ho chiesto di uscire 6  volte

in 30 secondi.

Mi ha detto di sì alla terza

ma   non   mi   sembrava

convinta e ho continuato.


Al   nostro  primo

appuntamento ho passato

più   tempo   a  sistemare  la

cena in base ai colori

invece di parlare con lei

ma a lei piaceva

a lei piaceva che la salutassi

16 volte

o 24 se era mercoledì.

Le piaceva che ci mettessi 

una vita

per tornare a casa, 

perché   dovevo   evitare  le

crepe sul marciapiede.


Quando   siamo    andati  a

vivere insieme

lei disse di sentirsi al sicuro

nessuno   avrebbe  potuto

derubarci

 perché   chiudevo  la  porta  a

chiave 18 volte.

Guardavo   sempre  la   sua

bocca quando parlava

quando parlava

quando parlava

quando parlava

quando parlava

quando parlava

quando ha detto di amarmi

gli angoli delle sue labbra si

sono arricciati all'insù

la notte se ne stava sdraiata

e mi guardava

mentre facevo

accendi e spegni

accendi e spegni

accendi e spegni

accendi e spegni con la luce

chiudeva gli occhi

 e   immaginava   i   giorni  e  le 

notti

che le passavano davanti.


Certe   mattine   volevo

salutarla baciandola

ma correva via perché

la facevo ritardare al lavoro.

Quando mi fermavo ad una

crepa

sul marciapiede

lei continuava a camminare.

Quando diceva di amarmi

la sua bocca formava una

riga dritta

mi  diceva  che  occupavo

troppo del suo tempo

dalla settimana scorsa dorme

da sua madre

mi ha detto che non avrebbe

dovuto

farmi affezionare troppo,

che tutto questo è stato uno

sbaglio,

ma  come  può   essere  uno

sbaglio se non devo

lavarmi le mani dopo averla

toccata?

L' amore non è uno sbaglio.


Mi uccide sapere che lei è in 

grado

di andarsene mentre io non 

potrei mai

non potrei mai andare là

fuori

e trovare qualcun' altra

perché penso sempre a lei.


Di   solito  quando   mi

ossessiono su qualcosa

vedo germi infilarsi nella mia 

pelle

mi  vedo  travolto  da

un'infinita serie di auto.

Lei  è   stata   l'unica  cosa

meravigliosa

di cui mi fossi fissato.


Voglio svegliarmi ogni

mattina

e  pensare   al  modo  in  cui

tiene il volante

al  modo    in  cui   gira   le

manopole della doccia

come con una cassaforte

a come spegne le candele

spegne le candele

spegne le candele

spegne le candele

spegne le candele

spegne le candele

spegne...


Ora

penso solo a chi altro la stia

baciando

non riesco a respirare perché

la sta baciando

una sola volta

non  gli  interessa   che  sia

perfetto

la rivoglio così tanto

così tanto...

che lascio aperta la porta

lascio le luci accese...



                      Neil  Hilborn

                                                                                                          

                                                                      

martedì 25 aprile 2023

25 APRILE

 


                                                                  Quando fummo nel sole...



     

25 APRILE


L'importante è non rompere lo

stelo

della ginestra che protende

oltre la siepe dei giorni il suo

fiore.

C'è un fremito antico in noi

che credemmo nella voce del

cuore

piantando alberi della libertà

sulle pietre arse e sulle croci.

Oggi  non  osiamo  alzare

bandiere

alziamo solo stinti medaglieri

ricamati di timide stelle dorate

come il pudore delle primule:

 noi  che  viviamo   ancora   di   

leggende

incise sulla pelle umiliata

dalla    vigliaccheria    degli

immemori.

Quando fummo nel sole

e la giovinezza fioriva

come il seme nella zolla,

sfidammo cantando l'infinito

con un senso dell' Eterno

e con mani colme di storia

consapevoli del prezzo pagato.

Sentivamo   il   domani   sulle

ferite

e un sogno impalpabile di pace

immenso come il profumo del

pane.

E sui monti che videro il nostro

passo

colmo di lacrime e fatica

non resti disseccato

quel fiore che si nutrì di sangue

e  di   rugiada   in   un   Aprile

stupendo

quando il mondo trattenne il

respiro

davanti al vento  della libertà

 portato   dai   figli   della

Resistenza.




             Giuseppe Bartoli   da    Il fiore della libertà



venerdì 21 aprile 2023

L' EPILOGO DELLA TEMPESTA ( di Herbert )





Herbert il solitario, il disilluso; erede delle voci, custode e apostolo senza Dio, non invoca presenze numinose, ma ci lascia la sua quieta riflessione di uomo solo e una poesia che si fa grembo per gli imprigionati, per gli scomparsi, senza liturgie dorate, senza musica marmorea, senza l'oro, il bianco incenso, ma celebra in " una miniera abbandonata, in una segheria incendiata o in un magazzino della fame" il dolore di chi non ha più voce.



Signore, 

donami l'abilità di comporre lunghe frasi, la cui linea è la linea del respiro, sospesa come i ponti,

come l'arcobaleno, come l'alfa e l'omega dell'oceano.


Signore, donami la forza e la destrezza di quelli che costruiscono lunghe frasi, ramificate come

una quercia, spaziose come un'ampia valle, perché vi entrino mondi, mondi

di sogno


e anche perché le frasi principali dominino sicure sulle subordinate, e controllino la loro corsa

complicata ma espressiva, che persistano impassibili come un basso continuo sugli elementi in

moto, che li attirino, come attira gli elementi la forza delle invisibili leggi gravitazionali


prego allora per frasi lunghe, frasi modellate con fatica, estese così che ognuna si trovi il

riflesso speculare di una cattedrale, un grande oratorio, un trittico


e anche animali poderosi e piccoli, stazioni ferroviarie, un cuore pieno di rimpianto, abissi


rocciosi e il solco dei destini nella mano.



                                             ***


A CESLAW MILOSZ


1


Sulla baia di San Francisco - le luci delle stelle

al mattino la nebbia che divide il mondo in due parti

e non si sa quale sia migliore più importante e quale peggiore

nemmeno in un sussurro si può pensare che siano uguali.


II


Gli angeli scendono dal cielo

Alleluia

quando dispone

inclinate

rarefatte nell'azzurro

le sue lettere.



                                               ***


KANT . GLI ULTIMI GIORNI


Questo - natura - non testimonia proprio la tua

magnanimità

e se non sei magnanima

potresti anche non esistere.

Proprio non potevi offrirgli una morte improvvisa

come il crepitio di una candela

come una parrucca che scivola a terra

come il breve viaggio di un anello

su un tavolo liscio

che rotea rotola

infine si ferma come uno scarabeo

morto.


E allora perché quei giochi crudeli 

con un vecchietto

la memoria svanita

il risveglio incosciente

il terrore notturno

non era lui che aveva detto

" attenzione ai brutti sogni"

lui che sulla testa ha un ghiacciaio grigio

a al posto dell'orologio da tasca - un vulcano.


E' di pessimo gusto 

imporre a chi

si esercita nel mestiere di fantasma

di diventare - improvvisamente -

uno spettro.



                                                  ***


TOMMASO


Qui hanno appoggiato la lama sul corpo

proprio qui

e hanno spinto

e c'è un ricordo

che urla in tutte le lingue del pesce

- la ferita -


il viso concentrato

i solchi sulla fronte

la luce bluastra del mattino

fredda e avversa.


La mano del Maestro

guida dall'alto

l'indice di Tommaso


dunque è permesso il dubbio

consentita la domanda

dunque vale qualcosa la fronte

corrugata di Leonardo

le mani impazienti

invocate in aiuto.



                                                 ***


UN CUORE PICCOLO


Il proiettile che ho sparato

durante la grande guerra

ha fatto il giro del globo

e mi ha colpito di spalle


nel momento meno opportuno

quand'ero ormai sicuro

di aver dimenticato tutto

le sue - le mie colpe


eppure come gli altri

volevo cancellare dalla memoria

i volti dell'odio


la storia mi confortava

io combattevo la violenza

il Libro diceva

era lui - Caino


tanti anni paziente

tanti anni inutilmente

ho pulito con l'acqua della pietà

la fuliggine il sangue le offese

perché la nobile bellezza

il fascino dell'esistenza

e forse persino il bene

dimorassero in me

eppure come tutti

desideravo tornare

alla baia dell'infanzia

al paese dell'innocenza.


Il proiettile che ho sparato

da un piccolo calibro

nonostante le leggi di gravitazione

ha fatto il giro del globo

e mi ha colpito alle spalle

come volesse dirmi

che niente e nessuno

sarà perdonato


e così adesso siedo solitario

sul tronco di un albero tagliato

nel centro stesso

della battaglia dimenticata


io ragno grigio intesso

riflessioni amare


su una memoria troppo grande

su un cuore troppo piccolo.




            Zbigniew  Herbert   da   L' epilogo della tempesta - Poesie 1990 - 1998 e altri inediti  ( Trad. di  F. Fornari  )




giovedì 20 aprile 2023

LE VERGINI FOLLI DI AMALIA



                                      "Essa è colei che troppo sola muore,
                                       è la notturna alma pellegrina
                                       che persegue il suo sogno ed il suo amore ".
                                                ( A. G.  da  " Anima Errante " )   
                                       
                                        
                                 


SPREAD THE LOVE


Colei che ha gli occhi aperti a ogni luce

e comprende ogni grazia di parola

vive di tutto ciò che la seduce.


Io vado attenta perché vado sola

e il mio sguardo che sa goder di tutto

se sono un poco triste mi consola.


In succo ho spremuto ogni buon frutto,

ma non mi volli saziare e ancora

nessun mio desiderio andrà distrutto.


Perciò, pronta al fervor, l'anima adora

per la sua gioia senza attender doni,

e come un razzo in ciel notturno ogni ora


mi sboccia un riso di seduzioni.



                                               ***


UN'AMAREZZA


Quell'amarezza fu senza parola:

ma l'assenzio, il fiele ed il veleno,

tutto ciò ch'è più amaro, dal mio seno

saliva gorgogliando alla mia gola.


L' angoscia che nessun ben consola

più non mi urgeva. Sol d'amaro pieno

era il mio sangue, né veniva meno

in me quell'onda lenta uguale sola.


M' ammorbava il palato il suo sapore,

n'esalava il disgusto la mia voce

come l'acredin d'un malvagio fiore.


Pure, il mio riso ritrovai ancora:

quel riso d'un amaro tanto atroce

che stride in bocca e l'anima divora.



                                               ***


LA MALINCONIA


Dentro le vene la malinconia

s'insinua,ed è un morbo sonnolento

cui non giova trovar medicamento,

uno stupor di morbida follia.


Il desiderio più tenace svia,

smemora del più intenso sentimento,

quasi vapori un greve incantamento

d' oppio, in cui goda più chi più s'oblia.


Essa è come un giaciglio ove un'inerte

stanchezza ci abbandoni svigorite,

con le trecce disciolte e a braccia aperte.


Ed ha il torpor di alcune notti estive

in cui ci s'addormenta indolenzite

dallo spasimo oscuro d'esser vive.



                                                  ***


CONTRASTO INTIMO


Dove un dolente amore si nasconde

un odio sordo quivi pur s'annida;

l'uno inasprisce di sue acerbe strida

l'altro smarrito fra mal note sponde.


L'odio superbo spesso si confonde

all'amor che s'umilia e che diffida,

poi che un'uguale passione guida

entrambi - ciechi - per sue vie profonde.


V'è in noi, forse, un martire che gode

del suo martirio, ed una prigioniera

che si rivolta e le sue corde rode.


L' una vorrebbe baciare quella mano

che contr' essa si fa sempre più fiera.

L' altra avventarle un morso disumano.



                                                ***


BELLEZZA DELLA VITA


Bellezza della vita, io non ti trovo.

Pure ti cerco in me, pure ti spio

su fronti di sorelle. Ombre d'oblio

or tento e or gelosi veli io smuovo.


Il primo balenar d'un riso nuovo

scruto, m'insinuo in qualche spirto pio,

indago ogni speranza, ogni desio,

ma a scoprirti con vana ansia mi provo.


Tu esisti forse in spiriti virili

esperti in trar da ciascun fiore ebrezza,

o in chiara gioia di anime infantili.


Non nel nostro anelar d'anime inermi:

inquiete fiamme chiuse da saggezza

d'antiche norme fra leggiadri schermi.




                 Amalia  Guglielminetti   da     Le vergini folli




mercoledì 19 aprile 2023

POESIE DI RAYMOND ( CARVER )

 


                                             Non accorrerò quando chiamerà...





ALLUNGARE LE MANI


Si rese conto di essere

nei guai quando,

nel bel mezzo

della poesia,

si sorprese ad allungare le mani

per prendere

il dizionario dei sinonimi

e poi il Webster

uno dopo l'altro.



                                              ***


QUESTA PAROLA AMORE


Non    accorrerò    quando

chiamerà

anche se mi dirà ti amo,

specialmente se lo dirà,

anche se giura

e non promette altro

che amore amore.


La luce in questa stanza

copre ogni

cosa allo stesso modo;

 neanche   il  mio  braccio  fa

ombra,

anch'esso consumato dalla luce.


 M questa parola amore...

questa parola s'oscura

 s' appesantisce   e  si   scuote,

comincia

a farsi strada coi denti, con 

brividi e convulsioni

su questo foglio

finché anche noi scompariamo

quasi

nella sua gola trasparente e

siamo ancora

separati, lucidi, fianchi contro

coscia, i tuoi

capelli   sciolti   che    non

conoscono

esitazioni.



                                             ***


COLIBRI'


Fai conto che io dica estate,

scriva la parola " colibrì ",

la metta in una busta,

la porti giù per la discesa

fino alla buca. Quando tu

aprirai

la lettera, ti riverranno in 

niente

quei giorni e quanto, 

ma proprio tanto, ti amo.



                                           ***


UN POMERIGGIO


Mentre scrive, senza guardare

il mare,

sente la punta della penna che

comincia a vibrare.

La marea si ritira sulla ghiaia.

 Ma non è per quello. No,

è perché   lei   sceglie   proprio

quel momento

per entrare nella stanza senza

nulla indosso,

insonnolita,  neanche   tanto

sicura di dove si trova

per un omento. Si scosta i

capelli dalla fronte.

Si siede sulla tazza con gli

occhi chiusi,

il capo chino. Le gambe

allargate. Lui la vede

dalla porta. Forse

sta ricordando cosa è successo

la mattina.

Perché dopo un po' apre un

occhio e lo guarda.

E sorride dolcemente.



                                            ***


SEMPRE ALLA RICERCA DEL MEGLIO


Ora che sarai fuori per cinque

giorni,

fumerò tutte le sigarette che

vorrò,

dove vorrò. Farò i biscotti e me

li mangerò

con marmellata e grasso di

pancetta.   Poltrirò.    Mi

concederò

di tutto. Passeggerò  sulla

spiaggia se ne avrò

voglia. E ne ho voglia, da solo

a pensare   a  quando    ero

giovane. Alle persone

che   allora   mi  amavano  alla

follia.

E a come le amavo anch'io    più

di ogni altra.

Tranne una. Ti   giuro   che   farò

tutto

quel che voglio mentre sarai

fuori.

 Ma c'è una cosa che non farò.

Non dormirò nel nostro letto

senza di te.

No. Non mi fa piacere farlo.

Dormirò dove cavolo mi pare...

dove dormo meglio quando sei 

fuori

e non ti posso abbracciare

come faccio.

 Sul divano rotto del mio studio.



                                            ***


PIOGGIA


Mi sono svegliato stamattina

con

 una gran voglia di restare tutto

il giorno a letto

a leggere. Ho   cercato   di

combatterla per un minuto.


Poi ho guardato fuori dalla

finestra la pioggia.

E mi sono arreso. Mi sono

affidato totalmente

alla   custodia   di   questa

mattinata piovosa.


Rivivrei la mia vita un'altra

volta?

Rifarei gli stessi imperdonabili

errori?

Sì, se appena potessi, sì. Li

rifarei.




                     Raymond  Carver   da    Tutte le poesie  ( Trad. di D. Raimondi )



martedì 18 aprile 2023

POESIE DI ISABEL




                                                                  Cosa rimane di speranza ?




PAROLE A MIO PADRE


I


Provo panico, padre,

per la mia memoria.

I tuoi passi si perderanno

e la tua voce nel mio tempo

che, nonostante tutto, avanza.


II

Dove custodirò così tanto?

In quale luogo?

Affinché non sbiadisca 

né il calore delle tue mani

né il tuo aroma da bambino.


III


In quale misura

si calibra l'assenza?

Cosa la valorizza?

Chi pondera la dimensione

del vuoto dell'anima?



                                             ***


VELATA


Sotto quale manto, tulle, scialle o cappuccio

mi nascondono e mi nascondo davanti agli occhi?


Un atavismo crudele che ci distanzia.

Una credenza che affonda le ferite.


Come fa male vivere con così tanti involucri!

Quanto grido ammutolisce di dentro!



                                               ***


MI CONFONDO NEL FUOCO


Mi confondo nel fuoco,

nella danza di luci del falò.

Movimento di fiamme che mi cattura

per disabitarmi,

per cessare di essere in quel momento

- nel caso in cui conoscessi me stessa -

E percorro la strada verso il nulla

senza pensare né sentire,

trasportata nell'ipnosi della sua forza

quale scintilla primigenia della vita.



                                                   ***


TRA LE LORO ALI


Tra le loro ali

il futuro portano gli uccelli.

Ma la vita

impallidisce i colori con l'ombra.

Non c'è sole in lontananza.

Trasciniamo il tempo degli uomini,

il crudele guadagno,

l'empia lotta

che nega la ragione.


Cosa rimane di speranza?



                                                        ***


AUTUNNO


I


Osservo cadere l'acqua

goccia a goccia.

Soavemente la neve,

che copriva il tetto

di prematuro biancore,

si è sciolta.

Dinanzi a me una magnolia

muove i suoi tristi rami sfioriti.


L' inverno sta già avanzando e tutto è freddo.

Anche dentro, tremo.



II


Questi giorni di pioggia in autunno,

pullulano di un dolce letargo,

il leggero languore

che accarezza una lacrima.


Non è dolore

non è il danno.


E' la lieve tristezza

dell'acqua che ci trasporta



 

               Isabel Miguel    ( Trad. di  M. Filippi )



lunedì 17 aprile 2023

SKOVORODA, LO SCONOSCIUTO

 


                                       Skovoroda   :" Il primo grande poeta slavo " - (Brodskij )




Hryhorij Skovoroda ( 1722 - 1794 )  - pensatore esigente nato da una famiglia cosacca in Ucraina, ebbe come maestri ideali Dionigi L' Areopagita, Massimo il Confessore, Filone alessandrino, Seneca, Orazio e Cicerone. Professava la presenza di Dio nel tutto e descrisse un percorso estatico - ascetico che consentisse l'unione dell'uomo con Dio, in scacco al mondo. Skovoroda non era un accademico, piuttosto faceva parte della schiera di quei rari pensatori che fanno del proprio pensiero una scelta di vita, non una derogabile opzione. Dedito a lunghi periodi di solitudine, per 25 anni - fino alla morte - praticò l'insegnamento itinerante, ossia l'arte del vagabondaggio. L ' epitaffio in cui intinge la propria morte - con grazia di consapevolezza  - celebra la sua leggenda :


 " Il mondo cercò di afferrarmi, ma non mi prese ".


Autore di testi lirici e involuti, che esprimono tensione sentimentale verso le cose del mondo, in Italia è quasi ignoto ( Abbiamo uno studio di Maria Grazia Bertolini dal titolo " Introspice mare pectoris tui " ), mentre nel 2016 , nel mondo anglosassone, è stata stampata  la raccolta The Garden of Divine Songs " che raccoglie i suoi testi poetici.

A Skovoroda, paladino dell'autoperfezionamento, dell' audace battaglia tra le forze spirituali e quelle materiali, Arsenij Tarkovskij dedica una delle poesie più belle :


L' altero asceta viveva strettamente legato

all'antico libro dei libri, poiché esso è

il prezzario autentico dell'amore della verità

e l'anima del creato.


L' arbitrio trova sostegno nella natura:

la steppa si estende come velluto sotto i piedi,

spolvera il sale di Sivas

il pane raffermo sulla via dei carrettieri,


gli uccelli pregano fedeli,

rilucono debolmente i fiumiciattoli ciarlieri,

gli animaletti casalinghi

stanno sulle tane ritti come candeline.


Ma al di là delle tentazioni  terrene,

delle lettere del suo alfabeto

riluce un cielo più azzurro dello zaffiro

spalancato alle ali dell'intelletto.



                                         ***


LE PARABOLE DI SKOVORODA


(...) Non ci appartengono le cose che ci abbandonano. Benché restino con noi fino al giorno dell'abbandono, sappiamo che sono amici infedeli. Un uomo muore a trent'anni, un altro a trecento. Se morire è una disgrazia, entrambi meritano pietà. Per un prigioniero destinato a morire tra trenta giorni, non è di conforto sapere che i suoi compagni moriranno fra tre ore. Cosa mi importa della salute se termina nella malattia? Perché dovrebbe interessarmi una giovinezza che partorisce vecchiaia? Non chiamare dolcezza ciò che svolterà in sofferenza. Non considerare permanente ciò che ha un termine e una fine. Non chiamare felicità ciò che la gente rigetta. Giudica ogni cosa dal suo frutto, dalla sua fine. Non amo la vita marcata dalla morte, la vita che si fa morte . (...)




sabato 15 aprile 2023

LA PRIMAVERA DI EINAUDI & GIDE

 


                                              Perché in tempo parli a noi l'aurora...





Quest' anno , cara, non c'è stata primavera;

non canti sotto i fiori e non fiori leggeri,

non risa e metamorfosi, né Aprile;

non avremo intrecciato le ghirlande di rose.


Chini eravamo al chiarore delle lampade

ancora, e su tutti i libri dell' inverno.

Quando ci ha sorpreso un sole di Settembre

pavido e rosso e come anemone di  mare.


Mi hai detto : " Guarda ! Ecco l'Autunno.

Dunque, è stato un sonno il nostro?

Se dobbiamo vivere ancora

tra questi in - folio, rischia di diventare monotono.


Forse, è fuggita ormai una primavera

senza che la vedessimo apparire;

perché in tempo parli a noi l'aurora,

apri le tende delle finestre."


Pioveva. Le lampade abbiamo ravvivato

impallidite per quel sole rosso.

E ci siamo tuffati  nell'attesa

della chiara primavera che è alle porte.



               André Gide  da     Poesia ( Trad. di R.R. Precerutti )




venerdì 14 aprile 2023

INEDITI DI YURI SASSETTI

 


                                                               Pallido raggio di luce...




PERTURBAZIONI


(Pallido raggio di luce tu

bacia la fronte, ma di chi ha

più fede ).

Foschi incubi di croci

ammantano

l' onirismo delle mie notti

turbate.

Torbide sempre, torbidissime.

E' difficile aver fede - cos'è in 

fondo?

Deresponsabilizzazione

dell'essere -

fiducia in chi non comprende,

fedeltà quibus infidelis sunt,

astrattezza.

( Ticchettìo, assillo, stridìo.

Lo strazio dei miei figlioli.)

Afflitto dal minuto, preda del

tempo

palude dell'essere, affascinante

timore.

Fra poco ne sarò libero... o

forse no.

Lo sguardo vitreo di certi

piccoli esseri

viventi - bambini - coleotteri

dalle corte elitre -

disturba il mio io - quasiio-

maipiùio.

Stridulazioni, fortissime

stridulazioni.

Acufene.

(Porta chiusa, auto presa

autostrada, tempo grigio ).

Vecchie fabbriche intrise

d'amianto e

carbone, amianto e carbone...

pallide sempre, pallidissime.

Odio il sapore del caffè,

il colore del caffè, il rumore

del caffè bevuto di fretta - lo

sento ancora -

 il silenzio, sempre

silenziosissimo, di un bar

pieno.

Fischio.

( Andando giù mi chiedo cosa

avrà chi ha più di me lassù ).

Gradini alti, gradini bassi, in 

fondo

a nessuno sembra dispiacere

la

fatica che si fa nell'ascesa;

da un'altezza nuova

il vento, fortissimo vento.

Inspirazione, astenia, distonia

-

saluto a un  Sole vuoto.

Non voglio la pietà di nessuno.



                                                 ***


M


" Sehnsucht ".

Sulla pagina per metà bianca

s'incunea l'occhio secco.

Orgia di aspirate sibilanti

cui solo Eichendorff colse

l'essenza.


" Nostalgia, anelito, brama",

si confonde il ritmo, mutano

significati e significanti sul

Klett.

Interstizi a poca luce illuminati

di un senso che sta nel senno

del sogno.


" Lemma intraducibile

letteralmente ".

La via del rifugio è un vicolo

cieco,

ma è nel vuoto divagare che

mi si offre la visio in somniis:

una ciocca rossa - sehnsucht;

ora comprendo.



                                            ***


RIVELAZIONI


Dovrei perdonare la mia vita

terrena, votata a un'ignobile

erotismo, eretica esistenza

che rifugge ogni beata vista?

A  volte mi sento un gomitolo

di lana avvolto tra le sue stesse

spire, volte di fili intrecciati

visibili solo a volte.

La mia colpa è primigenia:

agire senza essere compreso.




                            Yuri  sassetti      Inediti