giovedì 7 settembre 2017
IL LIBRO CONTRO LA MORTE 1
15 febbraio 1942
(...) Oggi ho deciso di annotare i miei pensieri contro la morte così
come mi vengono - a caso - senza stabilire alcun nesso fra loro
e senza asservirli al dominio tirannico di un progetto. Non
posso lasciar passare questa guerra senza forgiare nel mio
cuore l'arma che sconfiggerà la morte. Diventerà tormentosa e
subdola, adeguata alla morte. In tempi più lieti la volevo
brandire fra scherzi e sfacciate minacce; mi figuravo l'
uccisione della morte come un ballo in maschera; e in
cinquanta travestimenti - una infinita serie di congiurati -
volevo farle la posta. Ma la morte adesso ha di nuovo
cambiato le sue maschere. Non contenta delle vittorie che
riporta ogni giorno, allunga a destra e a manca i suoi
tentacoli. Setaccia l'aria e il mare: l'infinitamente piccolo come
l'infinitamente grande le sono familiari e benaccetti, tutto
affronta in una volta sola, per nulla più si lascia tempo. Così
neanche a me resta tempo. Devo afferrarla dove posso e
inchiodarla qua e là, alle prime frasi che mi vengono a tiro.
Ora, per la morte, non posso più costruire bare, tanto meno
ornarle di fregi. Pascal è arrivato a 39 anni, io fra poco ne
compirò 37. Se avessi il suo stesso destino, mi resterebbero
due miseri anni di tempo. Lui ha lasciato pensieri a difesa del
cristianesimo, io voglio formulare i miei pensieri a difesa
dell'uomo dalla morte. (...)
1943
(...) Vivere almeno quanto basta per conoscere tutti i costumi e le
vicende degli uomini; recuperare tutta la vita trascorsa,
perché quella ulteriore è vietata; raccogliere se stessi prima
di dissolversi; meritare la propria nascita; riflettere sui
sacrifici che ogni respiro costa agli altri; non glorificare il
dolore sebbene si viva di esso; tenere per sé soltanto ciò che
non si può trasmettere, finchè non sia maturo per gli altri e
non si trasmetta da sé; odiare la morte di chiunque come la
propria; far pace una buona volta con tutto, ma mai con la
morte. (...)
(...) La frase più mostruosa di tutte: qualcuno è morto " al
momento giusto " (...)
1951
(...) Persino l'idea della metempsicosi appare più ragionevole di
una permanenza nell'aldilà. I sostenitori della fede nell'aldilà
non si rendono conto che si tratta di qualcosa che essi non
chiamano nemmeno per nome: di un " rimanere insieme" nell'
aldilà, di una massa che non si decompone mai. Una volta
riuniti laggiù, vogliono non doversi più separare.
Come sarebbe un Paradiso in cui i beati non riuscissero a
vedersi mai, in cui tutti stessero da soli, quasi fossero beati
eremiti, lontani dagli altri, tanto che nessuna voce potrebbe
raggiungerli.Un Paradiso in eterna solitudine, senza bisogni o
fastidi fisici; una prigione senza muri, grate e guardiani, da
dove non si potrebbe fuggire in nessun luogo poiché non vi
sarebbe alcun luogo cui approdare. Là ciascuno terrebbe
discorsi a se stesso, farebbe il predicatore, l'insegnante, il
consolatore di se stesso, e nessun altro ascolterebbe.
Un'esistenza beata alla quale molti preferirebbero i tormenti
dell' Inferno. (...)
Elias Canetti da Contro la morte
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