martedì 5 settembre 2017

FRIDA KAHLO : L'AUTORITRATTO COME RIPARAZIONE 4



(...) Il sottoprodotto del percorso di sopravvivenza di Frida, grazie
      a quello che senza troppo timori si può chiamare " il suo
      continuo auto- monitoraggio psicoanalitico" è il fatto di essere
      diventata un'icona. Rispetto alle altre eroine, sante, pasionarie
      e maschere pop novecentesche, ormai gestite in modo seriale
      dall'industria mediatica, FK ha l'assoluta prerogativa di aver
      generato lei stessa il suo processo di iconizzazione come
      naturale conclusione di un lungo percorso di rappresentazioni
      autobiografiche. Forse il solo Nickolas Muray, autore, nel
      lungo periodo della loro relazione, di ritratti fotografici
      stupefacenti per bellezza e perfezione, nei quali Frida viene
      identificata quasi come una Madonna o una Dea atzeca - un'
      ulteriore duplicità che la rende una sorta di Madonna non
      mutilata del desiderio sessuale e del suo godimento, una
    " Madonna sessuata" oppure - per converso - una dea pagana
      animata dalla " pietas" materna -  si è forse
      inconsapevolmente inserito, ed ha contribuito profondamente,
      con un intervento quasi protesico, al processo
      autorappresentativo di Frida.
     
 
 
 
 

                                                      ritratti di Frida Kahlo ad opera di  Nickolas Muray

      Le vicende biografiche di FK sono diventate molto note e
      popolari nel tempo, sia per la diffusione delle riproduzioni dei
      suoi autoritratti e dei suoi quadri, sia per le numerose mostre
      che sono state organizzate nel mondo. Ma come spesso succede
      anche nelle vite dei santi, le icone si svincolano molto presto
      dal loro soggetto e in qualche modo percorrono
      autonomamente una loro strada, grazie al fascino immediato
      che esercitano sull'osservatore - nella fattispecie,  FK è la
      donna con i baffi e le sopracciglia unite che - tuttavia conserva
      la sua bellezza ed una quasi malinconia nello sguardo. Non si
      può capire davvero come si sia giunti a questo esito
      inimmaginabile senza analizzare con un certo dettaglio la sua
      storia di vita: un lungo calvario esitato in un martirio finale,
      sebbene illuminato dal miracolo continuo della sua arte.
      Come lo Spirito Santo guidava le sante antiche nel loro
      percorso di beatificazione, la mente di FK ci appare come un
      prodigioso macchinario che filtra continuamente gli eventi
      della sua vita, indicandole con esattezza il modo di
      rappresentarli. E' questo prodigio laico, sempre presente,
      percepibile e coinvolgente per l'osservatore, a spiegare - forse -
      più della potenza iconica del suo bel volto martoriato dai
      baffi e dalle pesanti sopracciglia unite, il fascino imperituro
      della sua iconografia.  (...)


Alessandro Dalle Luche - Angela Palermo  da  Psicoanalisi immaginaria di Frida Kahlo

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