...l'oscuro sfiorire di ogni cosa...
Ad attenderlo un poco sulla riva
scorrerà imbalsamato
il mondo nostro di cose dissolte
e ricucite a pezzi.
Ma è breve ora il respiro,
il sole declina.
E' solo polvere bianca
questo greto disseccato
nel mezzo
e alla fine del cammino.
Mi dici che dagli alberi
dobbiamo imparare e dai fiori
e da ogni forma vivente
che si protende verso la luce.
Una doppia cornice di parole,
un intralcio di materia,
una ferita, una lama
che volteggia e colpisce.
Essere per sempre così
tra un declino e una crescita,
essere nuvole, fiori, l'oscuro
sfiorire di ogni cosa.
Francesco Macciò da L' oscuro di ogni sostanza
" Lo stilus - incidere la propria esperienza nelle parole - è la forza
interna della poesia di Macciò, che in questo ultimo libro
perviene ad uno dei suoi risultati più alti. Le parole si
intrecciano tra di loro, consentendosi libertà analogiche e
strutturali. Il poeta le sceglie, le dispone, le combina. Organizza
un contrappunto, un controtempo. Attraverso questo contrappunto
la poesia è quella pausa, come direbbe Holderlin " fra pathos e
precisione". Una pausa dove, se la materia verbale è visionaria,
esige un'eccezionale chiarezza compositiva; dove, se la materia
verbale è razionale, esige una particolare densità della sintassi.
La costruzione è quella di una lingua esatta e classica, che
domina la sua intima malinconia. "
Marco Ercolani
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