lunedì 17 aprile 2017

CAPIRE IL DOLORE



E' sempre difficile trasformare in parole il dolore senza snaturarlo,
senza tradire il suo senso. Impossibile - forse - quando si tratta del dolore dell'uomo, del suo essere nel mondo. E' difficile soprattutto in una realtà che preferisce dimenticarlo, nascondendolo dietro ad un benessere illusorio o alla vacuità inconsistente dello spettacolo.
L' autore, qui si fa testimone del dolore, non per sistematizzarlo in aride teorie, ma per addentrarsi nella sua concretezza più viva, nel
suo manifestarsi più autentico e drammatico. Con umiltà e partecipazione, intraprende quindi un viaggio nella realtà del dolore. Nei luoghi specifici designati ad accoglierlo: gli ospedali, i
cimiteri, le prigioni, i manicomi, ma anche in ogni spazio in cui la violenza e la crudeltà dell'uomo erompono distruttive : i teatri di guerra, i lager, così come le città, impregnate di egoismo e indifferenza, e le famiglie, dove spesso si consumano tragedie silenziose. Il dolore non ha né spazi né tempi privilegiati: accompagna l'uomo in ogni fase di età, dall'infanzia alla vecchiaia,
e di volta in volta assume il volto della solitudine, dell'abbandono,
della colpa, della perdita, del silenzio, del limite.
Vano è tentare di eluderlo.
Ma proprio perché radicato nella nostra esistenza, il dolore, se accolto e non evitato nevroticamente, può aiutarci a scoprire i fondamenti di noi stessi e a impostare su questi un amore autentico e rinnovato per la vita.
Si può dare un senso al dolore solo accettandolo, solo condividendolo con i propri simili, senza la presunzione di capirlo o di guarirlo. Semplicemente riconoscendolo nell'altro come proprio o compatendolo ( cum patior- sopportare con ), cioè
soffrendolo insieme. (...)


            frida    (  Lettura di  Capire il dolore )

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