venerdì 13 luglio 2018

LETTERA A UN BAMBINO MAI NATO 1

 
 

                                       Qualche mese dopo mi rotolavo vittoriosa al sole…


(…) Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal
       nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d'un 
       tratto - in quel buio - s'è acceso un lampo di certezza: sì, c'eri.
       Esistevi. E' stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata.
       Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con
       tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di
       precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante.
       Ora eccomi qui, chiusa a chiave dentro una paura che mi 
       bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo. Cerca
       di capire: non è paura degli altri. Io non mi curo degli altri.
       Non è paura di Dio. Io non credo in Dio. Non è paura del
       dolore. Io non temo il dolore. E' paura di te, del caso che ti ha
       strappato al nulla per agganciarti al mio ventre. Non sono mai
       stata pronta ad accoglierti, anche se ti ho molto aspettato.
       Mi son sempre posta l'atroce domanda: e se nascere non gli
       piacesse? E se un giorno tu me lo rimproverassi gridando:
      " Chi ti ha chiesto di mettermi al mondo,perché mi ci hai messo
       perché ?".
       La vita è una tale fatica, bambino. E' una guerra che si ripete
       ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi
       che si pagano a un prezzo crudele. Come faccio a sapere che
       non sarebbe stato giusto buttarti via, come faccio a intuire che
       non vuoi essere restituito al silenzio?. Non puoi mica parlarmi.
       La tua goccia di vita è soltanto un nodo di cellule appena
       iniziate. Forse non è nemmeno vita, ma possibilità di vita.
       Eppure darei tanto perché tu potessi aiutarmi con un cenno,
       un indizio. La mia mamma sostiene che glielo detti e che per
       questo mi mise al mondo.
       La mia mamma - vedi - non mi voleva. Ero incominciata per
       sbaglio, in un attimo di altrui distrazione. E perché non
       nascessi, ogni sera scioglieva nell'acqua una medicina. Poi
       la beveva, piangendo. La bevve fino alla sera in cui mi mossi
      - dentro il suo ventre - e le tirai un calcio per dirle di non
       buttarmi via. Lei stava portando il bicchiere alle labbra: subito
       lo allontanò e ne rovesciò il contenuto per terra.
       Qualche mese dopo mi rotolavo vittoriosa al sole, e se ciò sia
       stato un bene o un male, non lo so. (…)


                    Oriana  Fallaci  da   Lettera a un bambino mai nato

2 commenti:

  1. Un bel brano questo della Fallaci. La maternità e (anche) la paternità è impresa ardua e la si affronta in tanti modi, spesso con una sana dose di incoscienza. Si perché le molte domande in proposito potrebbero non trovare mai risposte e gettarsi nel panico. Così mi pare che rassegnarsi al Fatto che il mondo gira così e che quella nascita è parte di un infinito movimento della natura , mi pare la cosa più ragionevole.

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  2. E' vero: questo brano che costituisce l'Incipit del libro, è davvero ben scritto e ci riporta non solo ad un " clima " sociale degli anni 70- 80 con tutte le problematiche annesse, ma ancora oggi fa riflettere perché " dare" la vita ( se non lo vediamo solo come un puro fenomeno biologico ) in fondo pone molti interrogativi: etici, sociali e anche economici ( ma se li faranno le giovani coppie ? Forse no, altrimenti il calo demografico che già si registra subirebbe un ulteriore decremento ).
    Ho comunque volutamente scelto un brano diciamo di " impostazione laica", perché per i credenti - si sa - il tema della maternità/ paternità assume un ben diverso significato.
    Ma non volevo che il problema fosse visto e trattato come una problematica di ordine confessionale, bensì come un evento universale perché - non dimentichiamolo - dare la vita è prima di tutto un atto d'amore. E come tale ci riguarda tutti.
    Grazie per il tuo intervento.

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