domenica 1 luglio 2018

LA RESTITUZIONE 1

 
 
     
                                                           " La Vita che mi hai ridato
                                                              ora te la rendo
                                                              nel canto".

                                       ( David Maria Turoldo in  Canti Ultimi )


                            
                                 " Io voglio solo poter rendere centuplicato
                                    tutto quello che ricevo giorno per giorno"

                                           ( Cristina Campo da  Lettere a Mita )



                         " E' solo quando si è a corto - di tenerezza o di 
                            qualsiasi altra forza - che se ne riconosce             
                            l'inesauribilità. Più diamo, più ci resta.
                            Dilapidando arricchiamo. Sanguiniamo.
                            Ed eccoci fonte viva "

                                       ( Marina Cvetaeva da  Notti fiorentine )     

Ci sono momenti in cui ci si sente di restituire non per obbligo, per dovere, per colpa, ma perché si riconosce che ciò che si ha è il frutto di ciò che si  ricevuto; che ciò che si possiede è stato generato assieme, in relazione con gli altri. Si restituisce per riconoscenza, per gratitudine, mettendo a disposizione ciò che si ha e che si è : competenze, tempo, cura, denaro…
L'atto gratuito della restituzione costituisce la comunità e sostiene il bene, nell'imprescindibile conflitto con le debolezze e le sopraffazioni umane. La restituzione è il modo per inserirsi gratuitamente - per grazia - nel flusso incessante del dare e ricevere, che è il movimento della vita.


(…) E' la consapevolezza di essere in relazione, e quindi di ricevere
      e dare continuamente, che spinge e motiva a restituire, a ridare
      tutto o in parte ciò che si è avuto,a rimettere in gioco le proprie
      risorse, ciò che si è e ciò che si ha.
      La molla vera di ogni restituzione è la riconoscenza.
      Si restituisce perché si è riconoscenti di essere parte di uno o
      più circuiti di relazioni in cui si è avuto e si dà continuamente
        La restituzione è un atto libero proprio perché si basa sulla
      ri- conoscenza, un sapere nuovo che porta a vedere l' Altro e
      se stessi da un inedito punto di vista: è un conoscerlo e
      conoscersi di nuovo. La ri- conoscenza è la presa d'atto di
      essere in relazione e quindi di aver ricevuto e di continuare a
      ricevere. Perché è nell'Altro che noi conosciamo noi stessi,
      come noi riveliamo l'Altro a sé. Nella conoscenza si riverbera
      la possibilità - consentita più volte nella nostra vita - di ri-
      nascere, di farsi nuovi.
      Anche la nostra libertà si fonda sullo sfondo degli altri: parte
      da una differenziazione. Solo riconoscendo questo abbrivio
      si può essere realmente liberi. Solo riconoscendo l' Altro, solo
      essendo riconoscenti, si è pienamente consapevoli di sé,
      comproprietari della propria pienezza.
      La consapevolezza che siamo esseri in relazione, porta a
      riconoscere, a conoscere nuovamente, qualcosa che si è già
      provato: la dipendenza come limite costitutivo della nostra
      vita. E' questa ri- conoscenza,  rimemorazione della dipendenza
      originaria dei genitori , che ci muove fiduciosi verso gli altri,
      che ci fa sentire in debito non obbligante, vale a dire in
      relazione tra-di-noi.
      La riconoscenza è una conoscenza nuova di noi e degli altri,
      una presa d'atto dell'interdipendenza che ci arricchisce. (…)


               Carlo  Penati  da     La Restituzione ( Saggio breve )

2 commenti:

  1. Davvero un significativo estratto, che riconosce il valore del dare e del ricevere, che presume riconoscere che si è ricevuto e che si ha qualcosa da donare, che presume gratitudine e desiderio di condividere con gli altri, mentre nella società attuale prevale l'ingratitudine, la non consapevolezza, il trattenere solo per sé a discapito degli altri, o fregandosene degli altri o prevalendo sugli altri o schiacciandoli addirittura, indifferenti alla sofferenza che si causa ed a quella cui si assiste, restando ciechi ai doni che si ricevono ed alla responsabilità di essere dono per gli altri...

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  2. Hai espresso molto bene tutto quello che si poteva aggiungere a corollario di questo significativo scritto…
    Grazie.

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