mercoledì 4 luglio 2018

COSì SONO LE POESIE CHE SCRIVO 1

 
 
                                       
                                                            Io come paesaggio invernale...        



SCRITTURA FEMMINILE

Non voglio essere ubbidiente e docile,
amabile come una gatta. Fedele come un cane.
Con la pancia fino ai denti, con le mani nell'impasto,
con la faccia di farina, con il cuore- carbone,
e con la sua mano sul mio didietro.

Non voglio essere la bandierina di benvenuto
sulla sua soglia di casa,
né il serpente custode  della casa sotto quella soglia.
Né il serpente, né Eva della Genesi.

Non voglio aggirarmi tra la porta e la finestra
per origliare e distinguere
i passi dei rumori notturni.
Non voglio seguire il movimento plumbeo delle lancette,
né il movimento delle stelle -
affinché lui - ubriaco - s'impantani in me come un elefante.

Non voglio essere ricamata ad ago
nell'immagine di famiglia:
accanto al caminetto con gomitoli di bambini.
In giardino con bimbi come cagnolini.

Oppure io come albero che adombra.
Poi, io come paesaggio invernale:
statuina sotto la neve
in abito da sposa  con le pieghe e i volants.
Volerò in cielo.
Alleluja! Alleluja!
Non voglio lo sposo novello.
Voglio i capelli bianchi, voglio la gobba e la cesta
per poi andare nel bosco
a raccogliere fragole e raccattare rametti secchi.

Che resti tutto alle mie spalle,
anche il sorriso di quel giovane
allora così caro e insostituibile per me.




NON VALE NIENTE

Guardala: non vale niente.
Ha gli occhi come grani di pepe,
i denti come quelli di uno scoiattolo,
la bocca una calza rovesciata.
Parla senza mai fermarsi,
brontola come un orso,
gracida come una rana.

A differenza di me.

Guardala: non vale niente.
Le sue gambe sono come colonne doriche,
ha le braccia di un pugile,
cammina come una botte ambulante,
rotola come un barile,
non la puoi cingere,
è grossa come un tronco.

A differenza di me.

Guardala: non vale niente.
Si veste come la moglie di un pope,
con le gonne spazza per terra,
sopra hanno un chilo di fango,
sotto…
Di sicuro non è per niente meglio.

A differenza di me.

Guardala,
se ne sta come un lottatore
che ha appena vinto
in una gara importante.

A differenza di me.


         Ladmila  Lazié  da   Così sono le poesie che scrivo

4 commenti:

  1. Un linguaggio ironico che fa sorridere, dentro hanno fatto eco le parole finali della prima "che tutto resti alle mie spalle, anche il sorriso di quel giovane allora così caro e insostituibile per me"... le cose cambiano, la fiducia spezzata non si risana, ma l'amore vero resta nonostante tutto e non credo sia possibile buttarselo alle spalle, impari a conviverci senza più stare così male, almeno per me è stato così...

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  2. Sì, giustamente hai osservato l'ironia di questa poeta e femminista serba che da sempre lotta per una cittadinanza attiva.
    E pare avere le unghie ben affilate...

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  3. Sì, ha proprio le unghie affilate quest'autrice nel suo dire schietto e senza peli sulla lingua.
    Mi riferisco al primo testo. Si butta dietro le spalle tutta la retorica sulle tradizionali immagini di famiglia e sul ruolo della donna in essa. È il rifiuto di un mondo fatto di maschere e di apparenza, ma anche di profonda tristezza. In cambio, preferisce essere quella che somiglia un po' alla strega delle favole. Ma sento tristezza anche nel buttar via il ricordo di quel giovane "allora così caro e insostituibile". Allora, appunto, non ora. Più che ironia, sento qui un dolore aspro. Ma magari non ho capito.
    Grazie!!!

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  4. No, no, hai capito bene.
    C'è ( ed è evidente ) molta ironia in questi testi, ma anche tristezza, nostalgia, senso di disfatta.
    Rileggiamo insieme gli ultimi versi di " Non vale niente":
    a una prima lettura uno direbbe: la classica gelosia che tende a svalutare.

    Ma :

    " Guardala,
    se ne sta come un lottatore
    che ha appena vinto
    in una gara importante.

    A differenza di me."


    Chi ha vinto?
    E chi ha perso?


    ( Grazie per la tua visita )

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