Dio di misericordia e dei ruvidi
affanni, Dio delle reti divelte
e della pesca mancata,
Dio dei crolli improvvisi e delle rovine,
tu che abiti il vuoto di cieli divisi,
tu che ti fai permanenza, stasi, dimora
- io attendo, e di me ancora non so.
***
Erba amara, fatica è la resa
incondizionata a Dio
bellezza che volge in pietra,
morire oggi nel deserto delle
cose, la fine immatura del giorno
- mia vita
mia vita involontaria.
***
Dalla gerbera sul davanzale
sono caduti i petali uno a uno.
Il puro manto,
lontano dal viso,
l' inganno fermo,
il desiderio infranto.
La terra che ci portava, trema.
***
E a chi resta, resta la sete e il pianto,
il giogo eterno della memoria,
l' umano niente nel farsi polvere,
fuoco sostanza stessa di dio.
E' scesa la notte sui monti, tra le malghe
che amavi tanto. Ora attendiamo soli
il giorno, nel nascere di un nuovo canto.
Il tuo cuore è cieli quieti e lontananza.
***
Un cielo caduto
l' ultima pietra sul viso,
vieni dal vento, dal grido
schiacciato in gola
questa distanza da me
da tutte le cose.
***
Separate
acque del deserto
della mia sete
le esequie del mare la noia il gesto il perdono
la parola taciuta, il nostro manto di rovi.
( in questo inverno, tutti gli inverni )
Luca Pizzolitto da Getsemani
Polvere che pensa,
RispondiEliminapolvere che sente il cielo cadere,
polvere che nomina l’infinito mentre tutto crolla intorno.
Eppure...
....è polvere cui è rimasta una " puntura di rimembranza...."
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