COME SEMPRE
Che ti dirò ancora, non rassegnarti, cara,
ricomincia ogni giorno a togliere,
rassetta come fosse il sabato,
lava perché l' unto vada via, sbrina il frigo.
Inizia quel che già sai, e fai
come se nessuno l' avesse mai fatto.
Non indugiare col bacio,
ma vivi anche senza ; non essere sazia,
ma lasciati mordere dalla fame;
apri i balconi e ascolta le voci :
nascono fuori, sui tetti, fra strade ed errori.
E anche se quel che resta parrebbe solo
l' aridità di un gesto, tu sappi :
la verità è sempre nel suo iniziare : lì
si consumano guerre, antinomie,
e sembra che tutto dorma,
sembra - come sempre - la quiete del meriggio.
***
Non dirmi una parola che non sia pane,
pane spezzato con un po' di cenere,
pane con un po' di carbone,
pane che non bruci e insanguini le labbra.
Non dirmi una parola estenuata
di bellezza, talmente bella
da accecare, far andare fuori pista,
per un poco sbandare. Ogni volta
che mi dai la tua parola, fa' che sappia di te,
del tuo mondo, dell' odore del tuo grano.
Ma non darmi una parola che mi indichi
il sole che vedo, la luna, la strada,
neanche i sassi su cui rischio di cadere
e su cui regolarmente cado. Dammi
la parola di cui ho fame e di cui ho sete,
la parola lasciata nel fondo più fondo
del pozzo, là dove corda non giunge
e luce non entra. Dammi la parola ladra di cielo,
che dorma dove io non ho ancora deciso
di dormire, una parola che non fugga
al primo ruzzolare di tuono, crepitare di pioggia.
***
Che ardua rima sei stata, amore, che aspro
verso. Di tutte le misure, tu
la più indomita. Le più dure vocali
in te s' adunano e fanno guerra.
Tutti i metri ho pareggiato,
ma tu resti per me come sul foglio
lo sgarro, lo sberleffo che irride il cerimoniale,
la mano che scancella il tanto fatto.
Altra musica scrivevi, e altro spartito, dissono
e maldestro, ma era vero, più del mio
col tanto inchiostro perso. Se mai
vi fu un verso, quello fu certamente tuo :
spigoloso e duro, affatto bello,
ma netto, chiaro, mai controverso.
***
ESERCIZI DI RIPARAZIONE
Riparare, rialzare, aggiustare, ci rimarrà
solo questo da fare. Lasciamo a Dio
la creazione, l' incessante compito
di guidare l' invisibile filo che dal Big Bang
conduce fino a noi e forse
a un altro e più sconosciuto noi.
Il nostro è il piccolo mondo degli umani :
ci fa cornice solo ciò che ci somiglia :
la rondine che se ne va, la neve
che si scioglie, il vento che s' acqueta. Forse
è questo il compito che Dio ci lasciò
quando si separò da noi in un momento
che non riusciamo più a ricordare :
riparare ciò ch'è rotto, risanare ciò che si ammala,
rialzare ciò che cade : in questo - credo
la frazione in noi della sua divinità.
Per questo Dio è lento, lento di anni,
e non vuole perdere nessuno, proprio nessuno.
Credo ci guardi e ci immagini
come solo lui sa, mettendo le mani
lì proprio dove il disegno scolora, la meccanica cede,
finché non riecheggiano i nostri passi
sulla ghiaia di un giardino.
***
Non far tramontare il mondo
su parole che sanno di te, su pensieri
così definitivi da non lasciare
spazio a nessuna contraddizione.
Prima di coricarti, apri un po' le finestre,
lascia che il vento scombini
le parole che ti porterai nel sonno.
Lascia uno spiraglio, non tirare somme.
Non far tramontare il mondo
senza la gioia d' esserti un po' tradito.
A volte è più importante perdere qualcosa
che perdere coloro che ci amano.
Biagio Accardo da Esercizi di riparazione
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