Ma tu cosa sai del mio soffrire?
DISTURBI DELL'UDITO
Ascolto un violoncello
è aspro e insieme
maestoso
suona il Libro dei falchi
-ascolto
da un cd che un amico
ha portato.
Seguo l'inabissarsi al
grave
inesorabile, il vorticoso
ascendere
a un'apparente tregua,
che scricchia
negli acuti. Pare un
ordine interno
- l'affondo del rapace
sulla preda
la riconquista gelida
degli alti cieli.
Poi tutto si confonde,
perdo la sponda.
Ritorna il falco dei miei
versi
immobile nel vento il
volo.
Acuto, grave? Alla
deriva
stanotte, della preda
udrò levarsi, al grave,
acute strida.
***
L' ECO
Dentro la notte spessa
- fatte salve le stelle -
per il pascolo alpino me
ne vado
al cospetto assoluto del
Gran carro
che tocca da sempre il
crinale dei monti.
Nell'aria ferma, di
cristallo
muove ora una voce -
sono
in un luogo strano
e dentro un tempo
strano, dice.
O forse è un'eco e io
non so
se sia dal fondo della
valle
o dai larici radi, a
provenire
e non lo so dove rifranga
se mentre dice " proprio
qui esisto
e ora io
dai secoli e altrove
esisto"
la odo dire.
***
CULLA ( a mia figlia )
La biologia che in un
istante
mi porterà a non più
esistere
mentre tu duri,
l'immagine
che sarai tu a soffrirne,
questo
vorrei dirti, è il doloroso
lascito
che porta il nostro
amore.
Ma tu cosa ne sai del
mio soffrire?
risponderesti, e invero
è solo tuo il sapere.
Ma nostra è la chiara
mattina
e il vento, in cui
guardiamo
le foglie tremanti e le
gracili tele
da qualche ragno
tessute nella notte
cullare imperturbata la
rugiada.
***
L'AMACA
Con certezza posso dire
soltanto
contro che cosa , a volte,
ho scritto. Il resto?
Oltre la notte dondola
fra luce e buio la mia
amàca
tesa ai margini acuti di
grazia
che un fiore
la ruggine dei rovi
trafiggendo
ostende.
Cristina Alziati da Quarantanove poesie e altri disturbi
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