lunedì 20 febbraio 2023

SAGGIO SULLA PAURA ( di Fabrizio )


                                                                                Foto dal web


" Saggio sulla paura " quale trattato poetico sulla paura. Tuttavia " saggio" sulla paura si può si può anche intendere come uno stato di consapevolezza : l'essere edotti sul male di vivere contemporaneo, conseguenza di uno stato economico e sociale iniquo e brutale. Nel filone delle opere di riferimento del genere, Fabrizio Migliucci trova una originale sintesi letteraria davvero riuscita per autenticità e depurazione da qualsiasi interferenza retorica sia anacronistica che intellettualistica.




Incipit dell'opera con testo epistolare diretto a Carlo Bordini.


(...) Caro Carlo,

 io mi volevo ammazzare. Sono giorni che vado a vuoto come un fesso e ho il terrore che questa infelicità sia diventata il mio unico spasso. Ho io il tuo accendino, quello marrone. Non mi faccio, non faccio praticamente più niente, non sono praticamente nessuno.

Hi ragione, la poesia è un encefalogramma. Sto scrivendo questa poesia alla stazione, mentre cammino a testa bassa. Ho deciso di scrivere un saggio sulla paura, lei ormai non mi dice più niente. (...)





SBATTERE


Molto spesso ho paura di andare a sbattere. Sogno

di tuffarmi da una piattaforma di cemento

cammino nel buio schermando lo spazio di gesti da insetto

mi alzo in piedi di scatto e non mi ricordo perché.



                                                       ***


Da dove arrivano i tonfi

le esplosioni le raffiche di vento

a questo quinto piano

esposto alla bufera. Il rumore

della distruzione ci penetra

le ossa, la cronaca

avanza dalla strada come un grido

e i pusher attraversano i semafori

già rossi, non pensano ai domani.



                                                     ***


Costruiamo questa vita monca

fatta di atti mancati poche possibilità di tirare avanti.

Gli orizzonti che vediamo non sono lineari, hanno una piega

in mezzo come delle V infinitamente espanse.

Passiamo il sabato a discutere i difetti di un bilocale sulla Casilina

ipotizziamo che trasferirsi ancora di più in periferia abbasserebbe la rata del

mutuo

attraversiamo Alessandrino Torre Maura Giardinetti e non vediamo niente.

Ma non è alienazione, è qualcosa che non sappiamo spiegare.

Il tempo ammucchia fuori dalla finestra, il lavoro si assottiglia

come una candela, identità privata e collettiva diventano ogni giorno più

divaricate.

Nel legno della nostra convivenza, un parassita ha dissodato un solco.

Potremmo alzare la testa e vedere cosa è fuori, ma fuori

è lo specchio irriflesso di quello che è dentro, un bisogno

in cui siamo giocati fino all'ultimo lembo di pelle.



                                               ***


Penso a quando questo libro sarà finito

io perderò il lavoro

lo sfratto sarà ingiunto

tu mi lascerai

e le analisi non saranno affatto rincuoranti.

La mia routine si cova nella certezza del disastro

d' altra parte me l'ha detto anche mia madre, prima o dopo

arriverà una lettera spedita dal comune

in cui ci sarà scritto

che è tutto da rifare.



                                                  ***


Dev'esserci stato un momento in cui qualcuno sulla nostra linea di sangue

ha provato a invertire il corso della natura.

Per un  periodo della mia adolescenza io stesso ho trovato essenziale essere

divorato dall'ansia. Non c'era alcun filtro tra gli istinti vitali e un'atavica

monomania: esprimevo in quel modo il bisogno degli altri.

E' a causa di questo profondo senso di esistere che le nostre parabole hanno

la forma ogivale del desiderio. Un taglio le recide all'incontro tra la psiche e

il frammento presente dello stato reale.

Poiché nelle vene mi scorre un luminoso richiamo alla disgregazione,

dobbiamo essere stati allontanati dalla tribù, aver transitato in qualche eremo

o ghetto dove anziché pace abbiamo trovato miseria e rancore.

Capri espiatori mancati. Mia madre mio fratello e la memoria di mio padre

attraversano le strade degli esseri umani come se fossero altrove. Il nero corvino del pelo ci avvicina e ci rassomiglia alla terra.

Nessun ritratto può restituire l'immagine di tutto questo, dimenticata

famiglia che cammini in una perenne primavera d'inverno.




                  Fabrizio Migliucci   da    Saggio sulla paura



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