giovedì 16 febbraio 2023

DISTOPICA ( o della vecchiaia )



                                                                               Foto dal web


Il libro di Marina Giovannelli è spietatamente sincero nel trattare un argomento di cui in poesia si parla decisamente poco, e cioè la vecchiaia. Vecchiaia intesa come perdita, come mancanza delle persone che si sono amate e da cui di è stati amati ; vecchiaia intesa come senso di una fine che si approssima e quindi di un tempo che diventa sempre più breve; vecchiaia intesa come solitudine che si rinnova nell'allontanarsi naturale di figli e nipoti.

Dalle poesie emerge il ritratto di una donna non appagata e purtroppo non immune dal dolore, ma in un certo qual modo serena: una donna che nel dire " quello che non si osa" ( " Lo sanno tutti o gli pare una festa ? " ) sembra venire a patti con se stessa, estraendo dal mondo degli affetti ciò che è davvero essenziale e ignorando il superfluo, senza rassegnazione né sensi di colpa.





QUELLO CHE RESTA


E'  rosso senza scampo nella

stregata d'incendio terminale

lo sguardo all'assenza di confine

so che sarà presto silenzio.


Lo sanno tutti o gli pare una festa?

a trattenere l'ultimo bagliore

memoria resta quella della foto

documento del tragico finale.


Ma improvvisi s'accendono lampioni

tenue ristoro al buio precipizio

a indicare una bava di sentiero

dove c'è ancora una meta.



                                                  ***


IO NON HO PAURA


Cos'è questo tremore che nessuno vede

nessuno mi sorprende tra sillaba e parola


Che non ho paura di niente vado dritta alla noce

ho esperienza del male e del vantaggio


Che non ho paura di nessuno sono all'erta

come prescrive quell'antico detto


Cos'è questo dolore che affatica e preme

scuote il mio tenue ancoraggio al presente


arcipelago cauto di piccole certezze

rimaste dalla feroce potatura


d'ogni frutto dorato miracolosa melarancia

eccesso di verde tentazione


ma con le foglie sono andati anche i sogni

e il tronco oscilla abbrividisce al gelo.



                                             ***


TIME OUT


Il giorno che hai detto cos'è quello

la mano sulla cornetta del telefono

- piccolo dinosauro domestico -

ignaro di numeri rotanti

ho provato vergogna di questo tempo

scaduto a mia insaputa

tra un'istanza e un dolcetto

una pace fittizia e la fretta

che cancella distanze

memorie e pentimenti.



                                           ***


PREGHIERA


Salvami dall'incertezza

la confusione del condizionale

mi stringe come assenzio

buttato giù d'un fiato.

Il vuoto mi precipita l'inferno

il pieno non mi riconosce

quale adepta o pupilla neanche serva

che abitiamo distanze

di multiforme povertà d'amore.


Salvami dalla speranza

non offrirmi sintassi di futuro

prosciuga il residuo desiderio

che resti solo nudità di vita.



                                             ***


QUANDO MORIRO'


Quando morirò

verrà con me la luna

gigantesca di quella notte

magica di sabbia.

Non si saprà del tiglio

dalle foglie a cuore

per l'erbario del piccolo

nemmeno dello scoglio

e del tuffo arrischiato.

Quando morirò sarà pagina

bianca di pensieri vaganti

che nessuno ha raccolto.

La gatta non capirà l'assenza

prolungata il plaid

riposto nell'armadio.


Dal computer verranno ancora

auguri per il compleanno

che facebook non dimentica.




                      Marina  Giovannelli  da    Distopica



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