Foto dal web
Il libro di Marina Giovannelli è spietatamente sincero nel trattare un argomento di cui in poesia si parla decisamente poco, e cioè la vecchiaia. Vecchiaia intesa come perdita, come mancanza delle persone che si sono amate e da cui di è stati amati ; vecchiaia intesa come senso di una fine che si approssima e quindi di un tempo che diventa sempre più breve; vecchiaia intesa come solitudine che si rinnova nell'allontanarsi naturale di figli e nipoti.
Dalle poesie emerge il ritratto di una donna non appagata e purtroppo non immune dal dolore, ma in un certo qual modo serena: una donna che nel dire " quello che non si osa" ( " Lo sanno tutti o gli pare una festa ? " ) sembra venire a patti con se stessa, estraendo dal mondo degli affetti ciò che è davvero essenziale e ignorando il superfluo, senza rassegnazione né sensi di colpa.
QUELLO CHE RESTA
E' rosso senza scampo nella
stregata d'incendio terminale
lo sguardo all'assenza di confine
so che sarà presto silenzio.
Lo sanno tutti o gli pare una festa?
a trattenere l'ultimo bagliore
memoria resta quella della foto
documento del tragico finale.
Ma improvvisi s'accendono lampioni
tenue ristoro al buio precipizio
a indicare una bava di sentiero
dove c'è ancora una meta.
***
IO NON HO PAURA
Cos'è questo tremore che nessuno vede
nessuno mi sorprende tra sillaba e parola
Che non ho paura di niente vado dritta alla noce
ho esperienza del male e del vantaggio
Che non ho paura di nessuno sono all'erta
come prescrive quell'antico detto
Cos'è questo dolore che affatica e preme
scuote il mio tenue ancoraggio al presente
arcipelago cauto di piccole certezze
rimaste dalla feroce potatura
d'ogni frutto dorato miracolosa melarancia
eccesso di verde tentazione
ma con le foglie sono andati anche i sogni
e il tronco oscilla abbrividisce al gelo.
***
TIME OUT
Il giorno che hai detto cos'è quello
la mano sulla cornetta del telefono
- piccolo dinosauro domestico -
ignaro di numeri rotanti
ho provato vergogna di questo tempo
scaduto a mia insaputa
tra un'istanza e un dolcetto
una pace fittizia e la fretta
che cancella distanze
memorie e pentimenti.
***
PREGHIERA
Salvami dall'incertezza
la confusione del condizionale
mi stringe come assenzio
buttato giù d'un fiato.
Il vuoto mi precipita l'inferno
il pieno non mi riconosce
quale adepta o pupilla neanche serva
che abitiamo distanze
di multiforme povertà d'amore.
Salvami dalla speranza
non offrirmi sintassi di futuro
prosciuga il residuo desiderio
che resti solo nudità di vita.
***
QUANDO MORIRO'
Quando morirò
verrà con me la luna
gigantesca di quella notte
magica di sabbia.
Non si saprà del tiglio
dalle foglie a cuore
per l'erbario del piccolo
nemmeno dello scoglio
e del tuffo arrischiato.
Quando morirò sarà pagina
bianca di pensieri vaganti
che nessuno ha raccolto.
La gatta non capirà l'assenza
prolungata il plaid
riposto nell'armadio.
Dal computer verranno ancora
auguri per il compleanno
che facebook non dimentica.
Marina Giovannelli da Distopica
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