mercoledì 22 febbraio 2023

LA FAME D' ARIA ( di Daniele )



                                                          Resta la rabbia, quando esplode...



Con " Fame d'aria ", Daniele Mencarelli fa i conti con  uno dei sentimenti più intensi : l'amore genitoriale e lo fa portandoci per mano dentro quel sottilissimo solco in cui convivono - da sempre - tragedia e rinascita.

Fame d'aria, di claustrofobico, oltre al titolo, ha l'inquadratura. E' come una pellicola girata in rapporto 1: 1. Stretta, al punto di poter contenere una sola persona. O due che sono uno. E anelano disperatamente ad essere due. Un padre che si percepisce come singolo individuo ni rari istanti in cui un figlio estraneo pure a se stesso - autistico a basso funzionamento - è quieto, nella sospensione fra sonno e veglia. Un figlio libero solo nell'attimo in cui il padre è distratto. Un urlo che è la voce di tutti i padri e un figlio - il neppure infelice, l'angelo caduto - che non può sentirla.

Mencarelli qui oltrepassa il linguaggio della pietà, valica l'imbarazzo dei padri di fronte all'amore genitoriale. Apre alla crudeltà, all'odio, alla rabbia. Disturba con parole brutali nel gusto - lo Scrondo - il nomignolo affibbiato al ragazzo malato, quello di un mostro che fu icona televisiva degli anni Ottanta.

Il dolore e la repulsione, la competizione - tutta al maschile - con la malattia, in contrasto a una silenziosa accettazione materna. L' amore che non salva. E i genitori dei figli sani che non sanno niente.


                                               ***



A chi tende la mano senza mai ricevere aiuto o carezza.

Ai dimenticati che resistono.

A chi è andato giù.



( ... )  I genitori dei figli sani non sanno niente.

Pietro sfila i pantaloni a Jacopo con un gesto secco, preciso, fa venire in mente quei giocolieri che tolgono la tovaglia dal tavolo lasciando sopra piatti e bicchieri : la perizia del gesto è frutto d'esperienza e continua pratica.

Jacopo si fissa su di lui per un momento più lungo del solito, sembra improvvisamente consapevole. Il padre per tanto tempo ha vissuto questi suoi sguardi all'apparenza lucidi come la vigilia di un possibile risveglio, quello che lui ha desiderato per anni. Lo ha desiderato come si può desiderare un miracolo. Si è prosciugato gli occhi a forza di chiedere anche quello.

Un miracolo.

Un figlio normale.

Non un estraneo pure a se stesso.

Che vive e ama da animale, legato al proprio branco dall'odore, per istinto.

Ma l'amore degli uomini, persino l'amore richiede un minimo di ragione, di intelletto.

Pietro su questo non ha più dubbi.

Lo Scrondo ama da bestia.

Non si stacca mai da chi lo ha generato.

Come un cucciolo di cane che segue passo passo chi lo alimenta e protegge, da sempre.

Il miracolo non è mai arrivato.

Come unica risposta, da est è spuntato l'odio.

Ha ricoperto tutti i sani e i malati, la vita intera.

Per anni è stato così.

Poi pure l'odio è tramontato.

Resta la rabbia, quando esplode.  (...)



                         Daniele  Mencarelli  da    Fame d'aria



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