tempo di nebbie domenicali...
domenica 30 aprile 2017
Variazione di un tango
tempo di nebbie domenicali...
sabato 29 aprile 2017
Lascia ch'io pianga...
...mia cruda sorte...( G.F. Handel )
PAPAVERI A MAGGIO
Seminate piuttosto papaveri a mucchi...
alle nuvole basse e gravide, fuggirò da questo cielo.
Lascerò il mio male di vivere e l'anima vinta
dai troppi silenzi, i polsi feriti, le attese mancate
e il dolore d'essere stata bambina.
Allora non chiudetemi in lamiere saldate con stagno,
ma avvolgetemi il corpo di teli e copritemi gli occhi.
Sognerò di rododendri al sole e di pallide rose,
di mattinate rugiadose e meriggi indolenti e accaldati.
Rivedrò i colori del lago smaltati di nebbia.
Con quel poco di cuore che si deve, gettate a palate la terra
ma - vi prego - non portatemi fiori di serra : seminate
piuttosto papaveri a mucchi, così che a maggio io possa
vedere i petali rossi diventare nel giugno più pallidi e stinti,
aliti o passi vanamente inseguiti.
frida
Una compositrice dei giorni nostri : Adrienne Albert
Reflections by Adrienne Albert
" Sono nata in una famiglia amante della musica. Entrambi i miei
genitori erano violinisti con una formazione europea, e sin dalla
nascita ho ascoltato i quartetti di Beethoven e Brahms
provenienti dal salotto di casa nostra. Ho iniziato a studiare
pianoforte a quattro anni perché i miei genitori volevano avere
un accompagnamento. Gli studi di piano sono continuati durante
gli anni del college e sono stati uno strumento fondamentale per
le mie composizioni.
Sono fortunata perché non ho trovato ostacoli per l'ingresso nell'
industria musicale. Come cantante sono stata ingaggiata per il
mio tipo di voce e sono stata estremamente fortunata a lavorare
con alcuni dei più grandi compositori del xx secolo, inclusi Igor
Stravinskij e Leonard Bernstein. Sono stata fortunata anche per
il fatto di avere un timbro perfetto e di riuscire a leggere a prima
vista praticamente tutto quello che mi veniva messo davanti,
grazie ai miei anni di studio del pianoforte. Un po' alla volta,
questo background di letteratura canora di ogni epoca, mi ha
dato la consapevolezza di voler cominciare a comporre la mia
musica.
Oltre ad avere molti lavori da camera, per orchestra e per coro,
che sono stati eseguiti negli Stati Uniti, ho avuto la grande
fortuna di veder eseguiti i miei brani anche in Europa, Regno
Unito, Giappone, Australia, Cina, Messico, Sud America e
Thailandia.
Da quando ho iniziato a comporre - negli anni '90 - non ho
notato molta differenza nelle reazioni degli uomini nei confronti
di una compositrice. Mi accorgo che ci sono molte organizzazioni
che preferiscono avere la musica di artisti uomini e ciò potrebbe
essere un retaggio dei tempi passati, quando le donne non erano
conosciute come compositrici. Come musiciste sì, e anche come
cantanti, ma non come compositrici. "
Da un' intervista concessa dall' autrice
Storia di una compositrice: Francesca Caccini
Ciaccona
Francesca Caccini ( soprannominata " La Cecchina " ), nacque a Firenze il 28 Settembre 1587: figlia del celebre compositore Giulio
Caccini, ebbe due sorelle entrambe musiciste: Settimia e Margherita e un fratello , Pompeo, pure musicista.
Viene ricordata come compositrice, clavicembalista e soprano.
Con Francesca ci troviamo di fronte ad un personaggio piuttosto
attivo e moderno: non possiamo trascurare che fu la prima donna a comporre un'opera teatrale ( Ballo delle zingare ), ma eccelse anche nel settore della poesia e nella cultura in senso lato.
A tredici anni debuttò ufficialmente nell'opera Euridice scritta dal padre, ottenendo un tangibile successo non soltanto per la sua voce, ma anche per la sua indubbia bellezza.
Non trascurò nemmeno il ruolo di clavicembalista presso i Medici a Firenze, dimostrando la propria perizia e diventando una delle
musiciste preferite a corte. Anche il canto la vide protagonista presso la famiglia medicea, dove le sue ricerche si allargarono fino al campo della poesia: insomma, un personaggio a tutto tondo.
Come già detto, Francesca compose l'opera Il Ballo delle Zingare, rappresentato a Palazzo Pitti il 24 Febbraio 1615 e ottenendo un importante successo. Altre composizioni si susseguirono nel tempo e importante punto di riferimento rimane la favola Liberazione di
Ruggero da l' Isola d' Alcina,
rappresentata nel 1625 nella Villa Medicea di Poggio Imperiale in occasione della visita del principe Ladislao Sigismondo di Polonia.
Il successo fu totale e, a dimostrazione della profonda attenzione creata intorno all'opera, le cronache del tempo citano una riproposizione del lavoro nel 1628 presso il Teatro Reale di Polonia.
Il suo stile compositivo, elegante e aggraziato, considera contemporaneamente un modernismo che si avvicina all'idea musicale monteverdiana, con cambi repentini di ritmi e di dimensioni musicali. Indubbiamente Francesca Caccini rappresenta la modernità, la caparbietà e il coraggio di imporsi,
in un secolo particolarmente difficile per le donne in ambito culturale.
Adriano Bassi da Guida alle Compositrici dal Rinascimento ai giorni nostri
Storia di una compositrice: Isabella Leonarda
Dixit Dominus
La compositrice nacque a Novara il 6 Settembre 1620 : entrò fanciulla nel Convento di Sant' Orsola, continuando l'antica tradizione che prevedeva di destinare le giovani fanciulle alla Chiesa. La sua carriera ecclesiastica iniziò come novizia, diventando nel 1676 Madre, nel 1686 Superiora e nel 1693 Vicaria. La sua famiglia aveva mantenuto importanti legami con il convento stesso come benefattrice e si presume che tale situazione possa aver contribuito ad alimentare considerevolmente l'importanza di Isabella all'interno della struttura religiosa.
La sua produzione fu prevalentemente dedicata al genere sacro, dove il mottetto risulta la forma prediletta e dove la voce sola, accompagnata dall'organo o da altri strumenti, può spaziare in vasti territori melodici. La peculiarità della sua ricerca musicale va però oltre il genere sacro, poiché troviamo Sonate 1,2,3 e 4
Istromenti , fra cui risalta la Sonata per Violino Solo
che ci offrono l'opportunità di osservare una ricerca musicale piuttosto approfondita.
Fu sicuramente una delle compositrici più famose del Barocco musicale e l'eleganza della scrittura risalta maggiormente nell'uso della voce.
Isabella Leonarda ci ha lasciato una vasta produzione, nella quale è possibile notare, in nuce , le innovazioni che il Settecento avrebbe portato, non solo nella musica strumentale, con sfumature stilistiche che ricordano Arcangelo Corelli .
Adriano Bassi da Guida alle Compositrici dal Rinascimento ai giorni nostri
Storia di una compositrice : Maria Szymanowska
Etude N. 9
Maria Szymanowska ( nata Marianna Agata Wolowska ) nacque a Varsavia il 14 Dicembre 1789. Non si conoscono nei dettagli i primi studi musicali, ma si sa che nel 1810 tenne il suo primo recital di pianoforte, ottenendo un rilevante successo e preparandosi ad entrare ufficialmente nell'agone musicale.
Dopo il suo esordio, iniziò una carriera densa di grandi soddisfazioni: si esibì in Inghilterra prima, in Germania, Italia, Belgio e Olanda successivamente. Degne di nota sono le sue esibizioni alla Royal Philarmonic Society di Londra, oltre a numerose altre esibizioni presso importanti famiglie nobili.
Maria viene ricordata, inoltre, come valida compositrice, avendo creato brani di differente natura, che spaziano dalla musica solistica per pianoforte alla musica cameristica, passando attraverso le canzoni.
Il passaggio dal classicismo al romanticismo avveniva proprio in
quegli anni, e Maria fu testimone di una delle stagioni più importanti della musica. Ormai celebre e celebrata dalla critica ufficiale, entrò in contatto con i nomi più importanti dell'intellighenzia musicale del tempo, quale Cherubini, Rossini,
Pasta e Goethe.
Descrivendo brevemente il suo stile compositivo, si possono analizzare i suoi Etude e Preludi per pianoforte , che
dimostrano una scrittura innovativa e densa di uno scintillante virtuosismo che troviamo anche in Fantasia , brano per pianoforte degno esempio di perfetta coniugazione romantica, da cui esce in modo evidente la gigantesca figura del connazionale
Frédéric Chopin.
Non bisogna dimenticare poi la presenza di una sottile ironia nelle opere di Maria, resa specialmente mediante un uso improvviso di modulazioni, che davano un notevole impulso vitalistico ai brani.
Adriano Bassi da Guida alle Compositrici dal Rinascimento ai giorni nostri
Storia di una compositrice : Teresa Carreño
Vals " Mi Teresita "
Maria Teresa Carreño Garcia de Sena, di origine venezuelana, nata il 22 Dicembre 1853 da una famiglia di musicisti, ben presto mise in evidenza le sue doti musicali come compositrice e pianista.
Debuttò giovanissima, nel 1863 a New York e l'anno successivo si esibì ala Casa Bianca in onore di Abramo Lincoln: dopo questo concerto la sua carriera non conobbe più alcuna sosta e persino
Franz Liszt si offrì di darle lezioni, ma Maria Teresa rifiutò questa
possibilità. La sua fama e il suo prestigio ormai acclarato le permisero di compiere numerosi viaggi, in Europa e Tournée nel mondo. Gestiva inoltre una compagnia d'opera e fondò un
Conservatorio : un protagonismo davvero concreto e costruttivo.
Nel giro di vorticosi concerti, non trascurò la composizione e scrisse brani per voce e pianoforte, per coro e brani di musica da camera.
Maria Teresa operò in un periodo musicale molto intenso e particolare, poiché visse a cavallo fra Ottocento e Novecento, momento storico in cui la musica e l'arte in genere, nonché la società stessa, si stavano rivoluzionando dalle fondamenta.
Si dedicò anche all'insegnamento e scrisse un trattato musicale,
l' Utilizzo dei pedali , un prezioso documento didattico che venne pubblicato postumo, nel 1919.
Il suo stile compositivo ha rispecchiato le tematiche e i dettami delle logiche musicali del tempo, inserendo dissonanze e tensioni
armoniche senza l'utilizzo di esasperate esagerazioni.
Degna interprete della musica a livello mondiale, quello di Maria Teresa fu una vita vissuta interamente e sempre da protagonista.
Adriano Bassi da Guida alle Compositrici dal Rinascimento ai giorni nostri
venerdì 28 aprile 2017
Storia di una compositrice : Fanny Mendelssohn
Allegro Agitato in Fa Minore
Fanny Mendelssohn nacque ad Amburgo il 14 novembre 1805 da
una famiglia altolocata e di grande cultura. I genitori, di origine
ebraica, diedero ai quattro figli la possibilità di crearsi una solida
preparazione umanistica e artistica.
Con tale preparazione, la ragazza divenne ben presto famosa fra gli amici e i conoscenti della famiglia non solo come eccellente pianista, ma anche come compositrice di Lieder e brani pianistici.
Le soddisfazioni ottenute da Fanny, non valsero tuttavia a sminuire la ricerca di un successo più vasto: il suo desiderio più intimo era quello di esibirsi di fronte ad un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo, sia come pianista che come compositrice.
Una sua frase testimonia questa volontà ferrea di portare a conoscenza di tutti le sue creazioni musicali .
" Sto iniziando a pubblicare... e l'ho fatto di mia spontanea volontà
e non posso incolpare nessuno della mia famiglia se rimarrò
delusa. Spero di non infastidirvi tutti, poiché sono una " femme
libre"... Se la mia pubblicazione sarà gradita e riceverò ulteriori
richieste, sarò molto felice e questo rappresenterà per me un
grande stimolo...e io ne ho sempre bisogno per creare. Se no,
rimarrò allo stesso punto dove sono sempre stata ".
La dolcezza, ma contemporaneamente la determinazione del suo carattere, si riflettono nella sua musica, che considera il messaggio
sonoro un momento di catarsi e di fuga dalla realtà.
Il suo pianismo si dimostra intimistico e legato al mondo bachiano.
Non a caso, il brano intitolato Prelude in Mi Minore ripercorre le strade del contrappunto denso e geometrico, con un pizzico di fantasia tutta femminile.
Fanny Mendelssohn ha scritto in tutto circa cinquecento composizioni musicali, tra cui circa 120 pezzi per pianoforte, molti
Leader ( canzoni d'arte ) e musica da camera. Sei delle sue canzoni
sono state pubblicate sotto il nome di Felix ( dal nome di uno dei fratelli ), nelle sue raccolte Opus 8 e 9 , mentre gli altri lavori
pubblicati a suo nome sono inseriti nelle raccolte di brani per pianoforte. I lavori rimanenti sono nella versione manoscritta.
Adriano Bassi da Guida alle Compositrici dal Rinascimento ai giorni nostri
giovedì 27 aprile 2017
IL MANOSCRITTO - SONO UN'OMBRA TRA QUELLE...
Canto dei monaci ortodossi del Monte Athos
Ho finito il libro e ho messo il punto,
non ho potuto rileggere il manoscritto.
La mia sorte si è consumata tra le righe
mentre l'anima mutava la scorza.
E' così che il figliol prodigo si strappa la camicia dalle spalle,
è così che il sale dei mari e la polvere delle vie terrene
sono benedette e maledette dal profeta
andato da solo incontro agli angeli.
Sono colui che è vissuto nel proprio tempo
senza essere sé. Sono il minore della famiglia
degli uomini e degli uccelli, ho cantato insieme a tutti gli altri
e non lascerò il banchetto dei viventi:
blasone autentico del loro onore di famiglia,
vocabolario diretto dei loro legami alla radice.
@@@@@
Sono un'ombra tra quelle ombre che una volta
bevuta l'acqua terrena non hanno spento la sete
e tornano sul proprio cammino pietroso
turbando i sogni dei vivi, per bere un po' d'acqua viva.
Come la prima nave dal grembo dell'oceano,
come la barca sacrificale che esce dal kurgan,
così io salirò sulla scala fino al gradino
ove m'attenderà la tua ombra viva.
- Ma se è una menzogna, se è una fola,
se non è un volto ma una maschera di gesso
a fissare ognuno di noi da sottoterra,
con le dure pietre degli occhi illacrimati...
Arsenij Tarkovskij da Stelle tardive
POESIA DI DONNE
Dispiegato solo da pieghe di donna, l'uomo si di-spiegherà e dovrà
sempre di- spiegarsi.
Di-spiegato solo dalla suprema donna della terra,verrà la suprema
donna della terra.
Di-spiegato dalla donna più socievole, verrà l'uomo più socievole.
Di-spiegato solo dal corpo perfetto di una donna, potrà un uomo
prendere un corpo perfetto.
Di-spiegate solo dall'inimitabile poesia della donna, potranno
nascere le poesie dell'uomo - e solo da lì sono nate le mie poesie.
Di-spiegatosi dalla donna forte e arrogante che amo, solo da lì
potrà venire l'uomo forte e arrogante che amo.
Di-spiegati dagli abbracci vigorosi della donna forte che amo, solo
da lì verranno gli abbracci vigorosi dell'uomo.
Di-spiegate dalle pieghe del cervello della donna, verranno tutte le
pieghe del cervello dell'uomo, fedele e obbediente.
Di-spiegata dalla giustizia della donna, ogni giustizia è dispiegata.
Di-spiegata dalla compassione della donna, c'è tutta la compassione;l'uomo è una cosa grande, per la terra e per l'eternità
eppure ogni minima grandezza dell'uomo si di-spiega da una donna.
Solo se prima l'uomo è plasmato nella donna, può poi plasmare
se stesso.
Walt Whitman da Foglie d'erba
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PASSEGGIANDO...( Tra Toscana e Umbria )
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PASSEGGIANDO ...( Tra Toscana e Umbia ) 11
martedì 25 aprile 2017
E LA CHIAMANO LIBERAZIONE
Forse qualcuno si meraviglierà che per l'anniversario della
Liberazione, io posti un brano e un video che meglio sarebbero
occorsi nel Giorno della Memoria ( il 27 Gennaio ).
Ma io penso che non ci siano libertà - e pertanto anche liberazioni-
che siano solo individuali e che appartengano quindi di diritto alla coscienza , non solo dei singoli, ma anche degli Stati e dei Popoli che ebbero a sperimentarle.
La libertà, come diritto inalienabile di ogni essere umano, è un fatto che ci riguarda tutti, specie nel tempo attuale in cui questa parola sta perdendo quasi il suo significato originario.
Perciò il brano che ho trascritto e le scene che ripropongo alla visione, non hanno solo l'intento di " ricordare perché gli orrori di cui vi si parla non debbano più accadere ", e quindi e in un certo senso ci mettano tranquilli con le nostre coscienze, ma perché siano un invito a guardare questo mondo ( tutto questo mondo e ciò che vi accade ) con occhi più critici verso quelle realtà dove la parola " libertà" è tuttora
negata, vilipesa e oltraggiata da guerre in atto, da ingiustizie e crudeltà, ma anche da ogni forma di abuso pubblico o privato.
Io credo che finchè anche un solo uomo sulla Terra non goda
dei propri diritti in quanto essere umano ( e soprattutto non abbia una piena libertà fisica, morale e politica ), noi ( che siamo i privilegiati di un Sistema ) non abbiamo nessun motivo di festeggiare alcunché.
E' finito il tempo del ricordo e delle ricorrenze: inizi ora il Tempo della Consapevolezza.
frida
La Tregua - Francesco Rosi
Queste cose, avvertite dai più solo come un'improvvisa ondata di fatica mortale, accompagnarono per noi la gioia della liberazione.
LA TREGUA 2
(...) Così per noi, anche l'ora della libertà suonò grave e chiusa e ci
riempì gli animi, di gioia e di un doloroso senso di pudore , per
cui avremmo dovuto lavare le nostre coscienze e le nostre
memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché
sentivamo che questo non poteva avvenire, che mai più nulla
sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il
nostro passato, e che i segni dell'offesa sarebbero rimasti in noi
per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi dove
avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché - ed è
questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio
popolo - nessuno ha mai potuto meglio di noi cogliere la natura
insanabile dell'offesa, che dilaga come un contagio.
E' stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è
inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l'anima dei
sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli
oppressori, si perpetua come odio nei superstiti e pullula in
mille modi contro la stessa volontà di tutti come sete di
vendetta, come cedimento morale, come negazione, come
stanchezza, come rinuncia.
Quante cose, allora mal distinte, e avvertite dai più solo come
una improvvisa ondata di fatica mortale, accompagnarono per
noi la gioia della liberazione. Perciò pochi fra noi corsero
incontro ai salvatori, pochi caddero in preghiera.
Charles ed io sostammo in piedi presso la buca ricolma di
membra livide, mentre altri abbattevano il reticolato; poi
rientrammo con la barella vuota, a portare la notizia ai
compagni. (...)
Primo Levi da La Tregua
LA TREGUA 1
(...) La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il
mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi
a scorgerla : stavamo portando alla fossa comune il corpo di
Sòmogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera.
Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era
ormai piena, ed altra sepoltura non si dava: Charles si tolse il
berretto, a salutare i vivi e i morti.
Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano
guardinghi- coi mitragliatori imbracciati - lungo la strada che
limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a
guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo
sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti,
sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi.
A noi parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi ( la
strada era più alta del campo ) sui loro enormi cavalli, fra il
grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate
di vento umido minaccioso di disgelo. Ci pareva - e così era -
che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo
come astri spenti, avesse trovato un suo centro solido, un
nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati
contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e
puerili sotto i pesanti caschi di pelo.
Non salutavano, non sorridevano: apparivano oppressi - oltre
che da pietà - da un confuso ritegno che sigillava le loro
bocche e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo.
Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci
sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava
assistere o sottostare ad un oltraggio: la vergogna che i
tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla
colpa commessa da altri, e gli rimorde che esista, che sia stata
introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono,
e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e che non
abbia valso a difesa. (...)
Primo Levi da La tregua
lunedì 24 aprile 2017
Beethoven - 5a Sinfonia in C minor
" Prendere il destino per la gola"
IL GENIO DI BEETHOVEN 1
(...) Le nove sinfonie di Beethoven sono forse il patrimonio
musicale più conosciuto al mondo; ovunque esista una vita
musicale, ovunque si faccia musica, le Sinfonie sono la colonna
portante del repertorio sinfonico e da circa due secoli sono
presenti nella mente e nel cuore degli ascoltatori.
Tutte e nove possono essere considerate un unico repertorio
creativo, in cui si delinea un percorso evolutivo e anche il
racconto di una Storia. Prese insieme - infatti - possono far
pensare ad un romanzo di formazione: un giovane parte per il
vasto mondo, si scontra con ostacoli che riesce a superare
grazie ad un'eroica volontà d' azione finchè, uscendo dalla
sfera degli interessi personali, allarga lo sguardo a una
dimensione sociale, celebrando ideali di portata universale.
Sintesi del passato, fra Illuminismo e Romanticismo, le sinfonie
di Beethoven hanno determinato la vita musicale dell'
Ottocento: l'evoluzione dell'orchestra sinfonica, la nascita del
direttore d'orchestra, l'istituzione del concerto pubblico.
E al tempo stesso hanno rappresentato il centro di irradiazione
della musica futura, anche attraverso gli esiti non voluti di
musiche che sono modelli di autorità classica e allo stesso
tempo simboli di rottura liberatoria delle forme tradizionali.
Un mondo, quello delle Sinfonie, che brilla ancora oggi di una
forza straordinaria, di fronte alla quale non è possibile tirarsi
indietro: meglio assecondare quell'impeto, meglio accogliere
quel caloroso invito a frequentare e ad abitare un patrimonio
di cultura, civiltà e bellezza fra i più alti della storia moderna.
(...)
Giorgio Pestelli da Il Genio di Beethoven
IL GENIO DI BEETHOVEN 2
(...) Il tema con cui attacca la Quinta Sinfonia ha qualcosa di
intimidatorio; ti mette con le spalle al muro e ti ricorda il
" Voglio afferrare il destino alla gola", la frase - simbolo del
temperamento morale beethoviano scritta a Wegeler durante la
crisi dell'autunno 1801. Tema famosissimo: forse l'unico di
tutte le Sinfonie di Beethoven di cui si può parlare pensando
che ogni lettore lo conosca; entrato in proverbio, anche per
l'aneddoto connesso, e non meno famoso, della spiegazione che
ne avrebbe dato Beeethoven stesso secondo Anton Schindler:
" Così il destino bussa alla porta ".
Il tema è fatto di vari parametri: melodia, armonia, ritmo ne
sono i principali; generalmente il tema è melodico nella sua
essenza ( anche nell'esordio dell' Eroica è così ), anche se nella
forma di sonata, dove per solito le cose s'han da capire al volo,
i temi sono venuti assumendo caratteri particolari di brevità e
perspicuità, specialmente con Beethoven, in quanto pensati in
funzione dell'elaborazione successiva; temi spesso corti e
incisivi e quindi puntando molto sul ritmo che di tutti i
parametri musicali è quello che più direttamente colpisce la
ritentiva dell'orecchio. Ma qui, con la prima idea dell' Allegro
con brio , già apparsa nella prima concezione dell'opera, siamo
al caso limite: tre note veloci, ripetute di furia, che cadenzano
su una quarta nota tenuta; poi lo schema si ripete scendendo
un grado della scala, questa seconda volta con fermata più
lunga per l'aggiunta di una battitura asimmetrica.
Certo, ci sono intervalli melodici, ma non propriamente una
melodia; ci sono situazioni armoniche, ma non subito univoche
quindi il ritmo sovrasta, un tema che è soprattutto una carica
di energia senza altri attributi o attrattive : una sorta di
drammatico " nudo" musicale. Essendo mera forza motrice, è
tutto disponibilità, virtualità che può propagarsi in qualsiasi
direzione; pilotarla è l'argomento del primo movimento, che
in sé è breve e non conclude in modo definitivo, ragion per cui
l'espansione continua nel seguito della sinfonia.
Essendo pura disponibilità, questo tema non dovrebbe voler
dire nulla, ora è nulla, diventerà qualcosa; e tuttavia il modo
in cui Beethoven lo presenta- eminentemente interrogativo -
impone la domanda sul suo significato. L'aneddoto del destino
che bussa alla porta ( inquietudine per la sordità crescente ),
riferito da Schindler, allievo, segretario e poi biografo del
compositore, è tutt' altro che superficiale: il destino infatti
allude a una presenza inevitabile, una forza estranea all'
interiorità, quindi non umana; una imposizione della materia
contro cui lo spirito mobilita la sua reazione: è questa la
concezione schilleriana del " patetico" che coincide con quella
operata da Beethoven nella composizione di una sinfonia che
nasce sotto il peso di un'oppressione ritmica e che poco alla
volta attraverso ostacoli, ripiegamenti, affermazioni, se ne
libera in una vittoria finale dello spirito e dell'intelligenza
umana. Il bussare come segnale di una catastrofe dietro la
linea della porta è situazione tipicamente drammatica,
conclusione di peripezia nella catastrofe come nel finale del
Don Giovanni, nei cupi rintocchi del Macbeth dietro porte
chiuse dietro orrendi delitti. (...)
Giorgio Pestelli da Il Genio di Beethoven
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