lunedì 2 dicembre 2024

AUTUMN JOURNAL DE LOUIS

 


                                           Che non diventi di pietra... altrimenti uccidimi...



Louis Mac Neice nacque a Belfast nel 1907 ed ebbe con il suo Paese rapporti contrastati d' amore e odio ( non agiva in lui la seduzione politica ( benché idealmente di Sinistra non sopportava le ideologie " Una poesia di idee mi pare sia più futile della neve " ebbe a dire, così come non sopportava i " riformisti da salotto". A Marx, l' idolo di allora, preferiva tradurre le tragedie di Eschilo ), né quella fiabesca vitalità di Yeats - cui dedicò uno studio -) Adorava la poesia, ma non ne capiva le ansie spiritiste. L' azzardo e il culto della sparizione, l' amore per le lande selvagge si tradussero in una poesia, invece armonica, di implacabile rigore e micidiale intelligenza  -  cosa che contraddistinguono tutto il lavoro del poeta. I critici dicono di lui che "La grandezza di Mac Neice stia in una poesia di classica tessitura, che alterna la fragilità della neve a un' intelligenza spesso glaciale. Spiazzante " Morì a Londra a 55 anni.




NEVE


La stanza divenne

improvvisamente ricca,

dalla grande vetrata fioriva

la neve insieme alle rose

silenziosamente collaterale

e incompatibile:

il mondo è in agguato, e

neppure lo sappiamo.


Il mondo è folle ed è più di

ciò che crediamo;

è incorreggibilmente

plurale. Sbuccio e 

sporziono un mandarino,

sputo i semi

e so che ogni cosa è ebbra.

Un fuoco


fiammeggia gorgogliando

nel cuore del mondo

ed è più allegro e canaglia

di quanto si possa

supporre - è sugli occhi

sulla lingua sul palmo -

c'è più di un vetro tra la

neve e quelle enormi rose.



                                                     ***


PREGHIERA DI UN UOMO NON ANCORA NATO


Non sono ancora nato, ma

ascoltami.

Non lasciare che il

pipistrello succhiasangue, il

ratto

o la faina o il demone dai

piedi caprini si avvicinino a 

me.

Non sono ancora nato, ma

consolami.

Ho paura che l' umana razza

mi circondi con alte mura

mi sottragga a me stesso

con dure droghe, mi seduca

con sapienti bugie, mi

torturi su cupe rastrelliere

stritolandomi in lavacri di 

sangue.

Non sono ancora nato, ma

provvedi a me

con dondolii d' acque,

concedimi i prati, gli alberi

loquaci, un cielo che mi

canti un inno, gli uccelli

e una bianca luce nella

mente per guidarmi.


 Non sono ancora nato -

perdonami

per i peccati che il mondo

commetterà attraverso di

me

per le parole che mi

parleranno, per i pensieri

che mi penseranno

per i tradimenti che genera

il tradimento

per la vita che altri

sottrarranno tramite le mie

mani, per la morte quando

la vorranno.


Non sono ancora nato -

provami

nelle parti che devo recitare

e negli sputi che sputerò

dai vecchi che predicano,

dai burocrati che vessano:

le montagne già mi fissano

accigliate, gli amanti

ridono di me, le bianche

onde mi incitano alla follia,

il deserto predica la mia

rovina, il ramingo rifiuta

il mio dono e i figli mi

maledicono.


Non sono ancora nato -

ascoltami

non lasciare che l'uomo,

bestia che si crede Dio,

si avvicini a me.


Non sono ancora nato -

concedimi

la forza contro quelli che

vogliono congelare

la mia umanità, che

vogliono dragare il mio

cuore

perché diventi un automa

letale, l' ingranaggio

di una macchina, una cosa,

contro quelli che vogliono

disintegrare la mia integrità

che tramuteranno il mio

fiato in lana di cardo

che mi rovesceranno come

acqua tra le mani.


Che non diventi di pietra, 

che non mi rovescino.

Altrimenti, uccidimi.



                                        ***


LA LUCE DEL SOLE


La luce del sole, in giardino

è dura e si fa gelo,

non possiamo imprigionare

lì ora in una rete d' oro

e quando tutto è stato detto

è inutile impetrare perdono.


La nostra libertà, come

lance 

in resta, avanza verso la

fine;

la terra la comprime e su di

essa

calano sonetti e uccelli;

presto, amico mio

cesserà il regno delle 

danze.


Il cielo era adatto al volo,

al duello con le campane

contro ogni malvagia sirena

di ferro e il suo dire:

la terra si comprime

stiamo morendo, Egitto,

moriamo.


Ma non ci aspetterà il

perdono

perché abbiamo il cuore

duro,

eppure, siamo stati felici,

insieme

sotto i tuoi e la pioggia

grati- perfino - della

luce del sole in giardino.



                                                ***


THALASSA


Prendete il largo, bruti

compagni,

lasciate che il fronte marino

si sfracelli,

che germogli la valanga

marea, ignara

dell' ultima scialuppa di inetti;

lasciate che le opposte

forze convergano:

qui occorre imbarcarci

ancora.


Issate le vele, disgraziati

compagni,

lasciate che l' orizzonte si

inclini e barcolli.

Vi è noto il vostro errare, le

volubili volontà

i valori banditi, gli impuri

cuori.

Il vostro passato vive di

chiese in rovina;

lasciate che il veleno sia la

cura.


Prendete il largo, ignobili

complici,

i nostri eredi torneranno in

gloria,

colpiamo queste rupi di

marmo in moto,

il narvalo ci sfida ad essere

liberi:

un' altra stella traccia la

nostra rotta

e il nostro fine è vivere.

Prendete il largo.



                                              ***


PROSPETTIVE


Benché gli amori

inacidiscano in un tetro

languore e la frutta duelli

con la gloria dei denti,

sebbene nel barbuto e

blasonato roveto

i nidi siano privati dell' inno,


sebbene le vita dei vecchi e

le giovani tegole

testimonino un credo

machiavellico,

benché il malvagio Passato

riviva vile

nel Presente e il Presente

sia davvero passato,


sebbene la pietra fiorisca

perché noi rotoliamo sulla collina

e la collina cresca

e la gravità riguardi ancora 

tutti,


benché le leggi della Natura

abbiano

sconfitto gli umani

anarchici,

sebbene ogni concetto sia

un castello

di sabbia e subito si sgretoli,


sebbene l' oggi sia arido

sappiamo - e la

benediciamo - 

che radicata nel futuro

è la pianta della tenerezza.




          Louis Mac  Neice    da    Autumn Journal



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