Amare già da adesso ciò che mai saremo...
Poeta fra i più importanti del panorama contemporaneo argentino, filosofo e saggista, Hugo Mujica ha avuto indubbiamente una vita singolare, se non altro per aver trascorso sette anni - in silenzio - in un monastero trappista. I suoi testi sono scarni e brevi, dove sembra quasi venga fatto l' appello all' essenziale e a una frontalità che lo caratterizza : la chiamata ad esserci - come per un appuntamento - in un tempo senza tempo, un presente sprezzante e poco socievole con la malinconia di un " temps perdu". E' una poesia che veglia, desta e tesa, che ha la malinconia di chi si è trovato insieme quasi solo per comporre un quadro, la malinconia di qualcosa che è con qualcos' altro, ma da cui potrebbe - da un momento all' altro - separarsi. Cosa unisce questi elementi compositivi? Nei testi di Murjica pare che ci sia una sola risposta : tutto, cioè nulla. Non ci sono didascalie al senso e al significato dell' esistenza. Si percepisce solo che in questi brani gli estremi opposti coabitano generando quasi un senso di pace.
Sono poesie drammatiche, tese, in pace.
( Liberamente tratto dalla Prefazione di Francesca Serragnoli )
ALBA
fermo,
come se non si muovesse
affinché il sangue non
debordi
la bocca
fermo,
come se sentisse un uccello
ferito
sul palmo della mano
senza chiudere la mano
senza aprire gli occhi.
c'è una fede che è assoluta:
una fede senza speranza.
***
CI SONO CANI CHE MUOIONO DELLA MORTE DEL PADRONE
ci sono cani
che muoiono della morte
del padrone
corpi che non fanno
l' amore,
fanno la paura
che non si agitano,
tremano.
e ci sono uomini
nei quali muore dio
come una goccia di
ceralacca
sul petto
di un busto di marmo,
sono quelli che piangono
quando credono
di stare parlando,
o gridano quando sognano,
ma all' alba
dimenticano il grido
con cui accesero la notte.
ci sono uomini nei quali
geme dio
perché non trova un uomo
dove morire di carne,
ma non piange come chi lo
fa
da solo,
piange come chi piange
abbracciato a un bambino.
***
PRIMA DI NIENTE, PER NIENTE
I
ci sono vite che si
consumano
dietro una finestra,
muoiono senza aver trovato
una via,
muoiono perché non sono
partite.
ci sono preghiere che sono
la loro propria eco;
speranze che sono specchi:
aspettano
solo ciò che aspettano,
si trasformano nella statua
di quello che aspettavano,
sono la paura di perdere,
non il desiderio
dell' incontro.
II
ci sono altre, altre vite che
palpitano vita:
cercano
ciò che ancora non ha
nome
fanno del caso la loro
speranza,
non guardano in lontananza, fanno
della lontananza una
scorciatoia.
è quella degli uomini che
parlano con parole
che non sono parole,
sono colpi
contro il petto della vita,
come quelli dei carcerati
contro i muri
affinché da un' altra cella
qualcuno risponda.
sono come muti che
muovono
le labbra
in un girotondo di ciechi,
come muti, sì,
ma senza chiudere la
bocca, senza tradire l' urlo.
III
e ci sono vite che né urlano
né colpiscono,
che non hanno neppure
mura sulle quali
tatuare un nome,
sulle quali incidere il loro
passaggio,
sono vite alle intemperie: è
l' attesa
in carne viva,
come quella di un
mendicante in mezzo
a una terra deserta
davanti a nessuno, per
niente,
ma senza abbassare né
chiudere la mano.
***
ABBANDONO
tra il pugno
e la mano che si apre
si
dispiega una vita.
solo la morte non ci è
estranea,
solo ciò che più ci
appartiene nasce in noi
dall' abbandono.
L
amare già da adesso
ciò che mai saremo,
così l' eternità,
così ogni battito.
Hugo Mujica da E tutto nomina - Trad. di F. Serragnoli
che meraviglia di parole, centellinate, distillate, come se dire troppo fosse troppo chiassoso, volgare. Una bellezza contenuta, quasi pudica, rende ogni parola fondamentale, ogni immagine densa di fiducia e allo stesso tempo consapevole del proprio limite. E quell'immagina della mano che si apre o che non si chiude a pugno, immagine che ricorre in più poesie sue è di disarmante speranza.
RispondiEliminagrazie Frida di avermi fatto conoscere Mujica.
massimolegnani
Ci avrei giurato che l' Anonimo fossi tu : sei un poeta ( riconoscibile ) anche quando fai i commenti. Non ho niente da aggiungere alla bellezza delicata dei testi e al tuo commento più che esplicativo. Posso solo dire che sono molto contenta di avere lettori di questo calibro ( tu e altri che conosciamo entrambi.... Abbi un sorriso ! )
RispondiEliminaVorrei solo aggiungere alcuni versi che mi hanno stroncata : " ci sono uomini nei quali /geme dio / perché non trova un uomo / nel quale morire di carne. "
RispondiEliminaMusicale nella sua cripticità. Ciò che ho osservato più volte nei tuoi commenti ( ma anche nelle tue poesie postate sul blog ) è che i testi sono pervasi da un certo qual senso di Mistero. La qual cosa m'intriga assai.
RispondiEliminaSette anni di silenzio è ben peggio di lanciare un post un decennio più in là. E' chiudersi nella macchina del tempo e lasciare che tutto scorra attorno, poi decidere in un istante di riemergere, raccogliere fiato, immagini e sangue a scorrere. Guardarsi attorno dopo essersi guardati dentro all'infinito, e farsi sopraffare da quel partire di nuovo dopo non essere stati fermi mai. Spero gli piacesse la cioccolata almeno.
RispondiEliminaIl tuo commento richiede una risposta complessa : capire - dal momento che i critici affermano che echi profondi della sua esperienza claustrale si possono trovare nei suoi testi - se questo suo tempo di silenzio e di introspezione abbia sollecitato nell' autore sentimenti positivi o negativi nei confronti del mondo e della vita. Già analizzando le poesie che ho proposto, si possono trovare molti indizi, sia in un senso che nell' altro.
RispondiEliminaTe ne stavo già facendo menzione, quando mi è venuta un' idea : oltre che considerare il fenomeno relativo all' autore ( partendo dalle sue poesie ) ,perché non promuovere un dibattito tra i ( possibili ) lettori su questo tema? ( intendo sull' esperienza claustrale
radicale ai nostri giorni ).
Stiamo a vedere cosa ne esce...
Io sono uscito, stamattina...
RispondiEliminaMi sono alzato.
Mi son vestito.
E sono uscito solo solo per la strada.
Ho camminato senza meta.
Finchè ho sentito cantare in un bar.
Finchè ho sentito cantare in un bar.
Canzoni e fumo ed allegria.
Io ti ringrazio sconosciuta compagnia.
Non so nemmeno chi è stato a darmi
… una cioccolata calda...
Ma so che sento più caldo il mio cuore.
Ma so che sento più caldo il mio cuore...
fuor dal locale, impegnata la mente a dialogar con se stessa, passai avanti ad un clochard che dialogava anch'esso con la sua mente, però a voce alta.
What's the difference?
Nella canzone originale : " non so chi è stato a darmi un fiore ... "
RispondiEliminaLa differenza non la so... ma mi sembra che entrambi passiate troppo tempo a dialogare con voi stessi...
Mantenete la buona abitudine all' introspezione , ma nel frattempo dedicate del tempo a capire i bisogni degli altri ( che magari non dialogano... ma sono soli, affamati, assetati, al freddo... e magari bisognosi di una di quelle parole che riservate a voi stessi... )
Aggiungo che tempo fa, in una discussione ad opera di teologi, filosofi e analisti sul rapporto fra uomo e reale, emergeva il fatto che più del 50% delle persone vive la realtà nella propria testa. E sottolineavano come come questa situazione , oltre a non rispecchiare la vera natura dei fatti, poteva rappresentare un palese errore di valutazione, e come tale un pericolo anche per le relazioni umane.
EliminaTuretta credo ne sia esempio recente e tangibile.. per fortuna non tutto quel 50% di umanità arriva a procurare del male irreversibile.
EliminaCertamente no; ma anche se non si arriva ( per fortuna ! ) a casi estremi in quanto a pericolosità, il fenomeno rappresenta comunque una forte limitazione sia a livello di comprensione dei fatti che - di conseguenza - di chiarezza nei rapporti personali e sociali.
RispondiEliminaDevo anche dire che - dopo essere venuta a conoscenza di questi dati - pongo molta più attenzione a ciò che faccio concretamente in relazione e ciò che penso. E trovo che rappresenti una giusta cautela. E - sempre per quanto mi riguarda - cerco di pensare un po' di meno e fare un po' di più.
Grazie per il commento e buona serata!
Molto belle. Dense, sanguinanti, ma cariche anche di umanità.
RispondiEliminaBelle.
Mi ha colpito l' aggettivo con il quale le hai definite : " sanguinanti " : in effetti in questi testi si avverte fortemente il dolore del mondo : " ci sono vite che muoiono senza aver trovato una via "; " corpi che non fanno l' amore, fanno la paura "; " ci sono uomini nei quali geme dio perché non trova un uomo nel quale morire di carne" ; ma che di contro si aprono alla speranza : " piange, ma non come chi lo fa da solo, piange come chi piange abbracciato a un bambino " oppure " ci sono altre vite che palpitano vita..." a altre che rendono questi testi meritevoli di molte letture....
RispondiEliminaBuona giornata, Alberto!