sabato 14 dicembre 2024

I VERSI A DIO DI LEA



                                               Beato il nostro amore nei suoi patimenti...



Lea Golberg nacque nel 1911 da una famiglia ebraica lituana a Konisberg, ( Prussia orientale ) dove studiò filosofia e letteratura, e in seguito - a Berlino - filologia e lingue semitiche. Lea , con una scelta precoce, maturata a quindi anni , sceglie di scrivere in ebraico " Per me, non scrivere in ebraico equivale a non scrivere affatto " dice. Nel 1935 si trasferisce in Israele, che diverrà la sua seconda patria. Nel 1938, a Tel Aviv, incontra  Avraham Ben Yitzchak, lo straordinario Sonne, eternato da Elias Canetti ne " Il gioco degli occhi" . Sonne dimostrava una " sovrana conoscenza" in ogni religione e sapeva citare all' istante e testualmente ogni passo da qualunque libro, senza la minima esitazione, in un tedesco di meravigliosa bellezza. Inoltre  possedeva una straordinaria conoscenza della Bibbia ebraica . Per Lea è l' amore, ma segnato dall' impossibile, avvelenato. ( Avraham pubblica una manciata di poesie ( undici ) tra il 1908 e il 1918, ripiegandosi nel silenzio per il resto della sua vita ). " Aver conosciuto un uomo così è certo un privilegio, ma anche una catastrofe " scrive la poeta nel suo diario , esercizio di quotidiana confessione. Quell' amore insolito e insoluto, tuttavia, si sdebita con l' ispirazione : Lea Golberg scrive poesie in forme chiuse, spesso cifrate, di grande nitore, A volte le dedica a Sonne - che gradisce - pur nella retrovie della sua enigmatica ritrosia. Per lui - soprattutto - scrive un saggio " Incontro con un poeta ", pubblicato nel 1952. Sonne era morto due anni prima, lasciando in Lea un precoce senso di decrepitezza e di deserto del mondo. " Il giorno del mio compleanno, il 29 maggio, è morto Sonne. Da allora ogni cosa - eccetto questo fatto - ha perso importanza " scrive. Attraversò due guerre  e scrisse : 

(...) In tempi di guerra non solo è concesso al poeta di scrivere poesie d' amore, ma ha il dovere di farlo, perché anche in tempi di guerra l' amore ha un valore più grande dell' omicidio... è suo dovere ricordare che esistono al mondo valori semplici ed eterni capaci di rendere la vita più preziosa, la morte più perfetta... (...)
Non si sposerà mai e morì nel Gennaio 1970 a Gerusalemme.



                     Da qualche parte qualcuno, qualcosa -
                     alba oscura, pascoli di granito...
                     Il fiume, le foglie nel fruscìo della caduta,
                     canzone nella boscaglia
                     sto passando -

                     Passo come questo autunno
                     poso i passi sul primo ghiaccio :
                     crudo, opaco, fragile nel crollo
                     sepolto nell' alba buia, piovosa.

                     Passo come quella stella
                     scivolo in quella luce che non è luce
                     dietro l' orizzonte, oblio
                     dove incontri l' altra notte.

                     
                                  Lea  Goldberg


                                 

 

BEATI COLORO IL CUI SORRISO SBOCCIO' NELLA BUFERA


Beati coloro il cui sorriso sbocciò nella bufera

come luce di stelle sulla furia delle onde,

beati coloro che si incontrano in giorni tristi

e la loro letizia splende nell'ombra.


Beato chi venne nel giorno dell' amarezza

e lume per l' amico fu il suo lume,

beato il  nostro amore nei suoi patimenti,

è lui stesso ricompensa al patire.


Beata, me beata che nel cavo della mia mano

mi fu dato di riscaldare le tue dita

il giorno che mi apparve davanti la mia morte,


e una sola scintilla dal fulgore dei tuoi sguardi

alle mie tenebre portai come un monile.



                                                   ***


L' ECO


Nell' ombelico dei cieli resta l'eco:

come greve sterile nube che pioggia non rende.


Non ritorna alla mia voce solitaria,

alla mia voce che si perde innecessaria.


Ai freddi cieli rivolgo umile preghiera,

suppliche sgomente lancio nel silenzio :

cieli, chiedete pietà per una parola che è matura,

non vada il canto a deserti luoghi.



                                                       ***


PINO


Qui non posso udire la voce del cuculo,

qui l' albero non indosserà una mantella di neve

ma qui, all' ombra di questi pini,

tutta la mia infanzia risorge alla vita.

Lo scampaìo degli aghi tanto tempo fa -

chiamano patria lo spazio della neve,

e il ghiaccio verdastro che incatena il fiume

lingua della poesia in una terra straniera.

Forse solo gli uccelli migratori conoscono

 - quando sono sospesi tra la terra e il cielo -

questo dolore di avere due patrie.

Con voi sono stata piantata due volte,

con voi - pini - sono cresciuta,

le mie radici in due terre diverse.



                                              ***


IL VIAGGIO PIU' BREVE


Il viaggio più breve è quello degli anni.

La luce non è ancora passata.

La casa crollò. Il muro si mosse.

Ed ecco stanno l' uno accanto agli altri come vicini

le mie notti di oggi, i miei giorni di allora.

Che cosa si dissero? Siamo invecchiati ? Siamo cambiati ?

Il viaggio più breve è quello dentro il passato.

Ti ricordi? Un mare freddo, due navi che si abbracciavano,

bambini in cima a una collina sollevavano torce -

Siamo invecchiati ? Siamo cambiati ?

Credimi : fino a domani ho ancora ore assai lunghe.



                                       ***


DAVVERO VERRANNO ANCORA GIORNI


Davvero verranno ancora giorni di perdono e di grazia

e camminerai nel campo con l' ingenuo viandante.


La pianta dei tuoi piedi nudi accarezzerà i fili d'erba

e le solennità delle spighe ti pungeranno, e la loro puntura sarà dolce,

oppure la pioggia ti sorprenderà, con la massa battente delle sue gocce

sulle spalle, sul petto, sul collo e ti rifrescherà il capo.


Davvero camminerai ancora nei campi e la quiete si diffonderà in te,

respirerai il profumo del solco trovando pace a ogni respiro,

vedrai il sole nello specchio della pozza dorata,

le cose e la vita saranno semplici e sarà permesso toccarle

e sarà permesso, permesso, permesso amare.


Camminerai nei campi da sola,

non ti brucerai nella vampa degli incendi

in strade indurite dal sole e dal sangue.

E con cuore sincero sarai ancora umile e docile

come un filo d' erba, come un essere umano

cui è permesso, permesso, permesso amare.



                                                  ***


COME IL RAGGIO DI LUCE


Come il raggio di luce, che fende

il calice di cristallo nel suo cuore

animandosi nei giochi di colori

e nelle danze di bagliori addormentati,

ha attraversato la mia mente il ricordo

del tuo sguardo di allora.

Puoi sentirmi? Stanotte ho riso.



                                                   ***


FIORITURA DEL RICINO


Fioritura del ricino figlia d' una sola notte

cupo caldo carminio tra il nero di foglie velluto.

Un filare d' alberi rasenta il recinto spinato.

Tardo rientrava all'ovile il gregge

affaticato. Il celeste in smanie dalle spalle

sgrondava una nube smagliante.

Tutto andrà perduto come luce in acque correnti.

Tutto sorgerà per sempre nel fermo profumo agreste.

Rossa e morbida è l' erba al tramonto

come spuntata dalla quiete del mio sangue.



                                          ***


L'  ALBA MORENTE


Sempre più pallido il marmo in una illune

alba di brume al calare delle stelle.

Passa il cigno nella grigiura

come ombra di nube. Dall' abisso invano

implora il cieco narciso la sua figura.

Dalla meridiana il tempo sfuma.

Come verrà il giorno se non ha né

sembianze,

se a destarlo non c'è nel nido l' implume ?



                                                  ***


AH, CHE BELLA ERA QUEL GIORNO LA CITTA'...


Ah, che bella era quel giorno la città

nella chiara cerchia dei suoi monti,

e la sua aggraziata vecchiezza quanto

spendeva ai giovani raggi dei tuoi occhi.


E le cime delle torri quanto si ingentilivano

alla solarità del tuo sorriso intelligente.

I vicoli simili a un branco di cervi

a te fiduciosi affluivano.


Restammo estatici sulla soglia

nella quiete dell' infinito radicati

simili a una coppia di alberi felici -


rigoglio di mandorlo e senilità di ulivo.

Come luccicavano le rocce alla rugiada,

come fioriva la pietra sui monti !



                Lea  Goldberg   da    Versi a Dio  -     Lampo all' alba  e Fulmine al mattino       Trad. di Paola Messori


 

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