BEATI COLORO IL CUI SORRISO SBOCCIO' NELLA BUFERA
Beati coloro il cui sorriso sbocciò nella bufera
come luce di stelle sulla furia delle onde,
beati coloro che si incontrano in giorni tristi
e la loro letizia splende nell'ombra.
Beato chi venne nel giorno dell' amarezza
e lume per l' amico fu il suo lume,
beato il nostro amore nei suoi patimenti,
è lui stesso ricompensa al patire.
Beata, me beata che nel cavo della mia mano
mi fu dato di riscaldare le tue dita
il giorno che mi apparve davanti la mia morte,
e una sola scintilla dal fulgore dei tuoi sguardi
alle mie tenebre portai come un monile.
***
L' ECO
Nell' ombelico dei cieli resta l'eco:
come greve sterile nube che pioggia non rende.
Non ritorna alla mia voce solitaria,
alla mia voce che si perde innecessaria.
Ai freddi cieli rivolgo umile preghiera,
suppliche sgomente lancio nel silenzio :
cieli, chiedete pietà per una parola che è matura,
non vada il canto a deserti luoghi.
***
PINO
Qui non posso udire la voce del cuculo,
qui l' albero non indosserà una mantella di neve
ma qui, all' ombra di questi pini,
tutta la mia infanzia risorge alla vita.
Lo scampaìo degli aghi tanto tempo fa -
chiamano patria lo spazio della neve,
e il ghiaccio verdastro che incatena il fiume
lingua della poesia in una terra straniera.
Forse solo gli uccelli migratori conoscono
- quando sono sospesi tra la terra e il cielo -
questo dolore di avere due patrie.
Con voi sono stata piantata due volte,
con voi - pini - sono cresciuta,
le mie radici in due terre diverse.
***
IL VIAGGIO PIU' BREVE
Il viaggio più breve è quello degli anni.
La luce non è ancora passata.
La casa crollò. Il muro si mosse.
Ed ecco stanno l' uno accanto agli altri come vicini
le mie notti di oggi, i miei giorni di allora.
Che cosa si dissero? Siamo invecchiati ? Siamo cambiati ?
Il viaggio più breve è quello dentro il passato.
Ti ricordi? Un mare freddo, due navi che si abbracciavano,
bambini in cima a una collina sollevavano torce -
Siamo invecchiati ? Siamo cambiati ?
Credimi : fino a domani ho ancora ore assai lunghe.
***
DAVVERO VERRANNO ANCORA GIORNI
Davvero verranno ancora giorni di perdono e di grazia
e camminerai nel campo con l' ingenuo viandante.
La pianta dei tuoi piedi nudi accarezzerà i fili d'erba
e le solennità delle spighe ti pungeranno, e la loro puntura sarà dolce,
oppure la pioggia ti sorprenderà, con la massa battente delle sue gocce
sulle spalle, sul petto, sul collo e ti rifrescherà il capo.
Davvero camminerai ancora nei campi e la quiete si diffonderà in te,
respirerai il profumo del solco trovando pace a ogni respiro,
vedrai il sole nello specchio della pozza dorata,
le cose e la vita saranno semplici e sarà permesso toccarle
e sarà permesso, permesso, permesso amare.
Camminerai nei campi da sola,
non ti brucerai nella vampa degli incendi
in strade indurite dal sole e dal sangue.
E con cuore sincero sarai ancora umile e docile
come un filo d' erba, come un essere umano
cui è permesso, permesso, permesso amare.
***
COME IL RAGGIO DI LUCE
Come il raggio di luce, che fende
il calice di cristallo nel suo cuore
animandosi nei giochi di colori
e nelle danze di bagliori addormentati,
ha attraversato la mia mente il ricordo
del tuo sguardo di allora.
Puoi sentirmi? Stanotte ho riso.
***
FIORITURA DEL RICINO
Fioritura del ricino figlia d' una sola notte
cupo caldo carminio tra il nero di foglie velluto.
Un filare d' alberi rasenta il recinto spinato.
Tardo rientrava all'ovile il gregge
affaticato. Il celeste in smanie dalle spalle
sgrondava una nube smagliante.
Tutto andrà perduto come luce in acque correnti.
Tutto sorgerà per sempre nel fermo profumo agreste.
Rossa e morbida è l' erba al tramonto
come spuntata dalla quiete del mio sangue.
***
L' ALBA MORENTE
Sempre più pallido il marmo in una illune
alba di brume al calare delle stelle.
Passa il cigno nella grigiura
come ombra di nube. Dall' abisso invano
implora il cieco narciso la sua figura.
Dalla meridiana il tempo sfuma.
Come verrà il giorno se non ha né
sembianze,
se a destarlo non c'è nel nido l' implume ?
***
AH, CHE BELLA ERA QUEL GIORNO LA CITTA'...
Ah, che bella era quel giorno la città
nella chiara cerchia dei suoi monti,
e la sua aggraziata vecchiezza quanto
spendeva ai giovani raggi dei tuoi occhi.
E le cime delle torri quanto si ingentilivano
alla solarità del tuo sorriso intelligente.
I vicoli simili a un branco di cervi
a te fiduciosi affluivano.
Restammo estatici sulla soglia
nella quiete dell' infinito radicati
simili a una coppia di alberi felici -
rigoglio di mandorlo e senilità di ulivo.
Come luccicavano le rocce alla rugiada,
come fioriva la pietra sui monti !
Lea Goldberg da Versi a Dio - Lampo all' alba e Fulmine al mattino Trad. di Paola Messori
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