giovedì 6 febbraio 2025

IL PERDONO SECONDO RECALCATI 1



                         Nelson Mandela  " Il perdono libera l' anima e cancella la paura "




(...) Ogni amore, anche il più grande e il più assoluto, può morire. Ogni amore che giura fedeltà può incontrare il suo spergiuro, può conoscere prima o poi la sua agonia.. Il lavoro dell' elaborazione del lutto è penoso, doloroso. Quello del perdono è atroce perché lui / lei che ha tradito è come se fossero morti nella nostra vita, ossia non sono più quell' uomo / donna che avevamo conosciuto, quelli in cui avevamo riposto la nostra fiducia. Il lavoro del perdono è atroce perché implica che l' oggetto del perdono non sia irreversibilmente morto. Eppure l' immagine dell' ideale amato si è rotta per sempre. Ma, in realtà, è ancora qui ; è morta, ma è viva. E' assente ed è presente nello stesso tempo e mette nelle mani di chi deve compiere il lavoro del perdono la possibilità che questo amore possa continuare ad esistere o possa conoscere la propria fine. Questa è la drammaticità del perdono. Non esiste il perdono reattivo, come non esiste il lutto rapido, facile. Come per il lutto, occorre tempo per compiere questo lavoro straziante. A cosa serve il tempo nel lavoro del perdono ? Per dimenticare ? Sarebbe una forma di amnesia. Il perdono implica l' oblio, implica la dimenticanza. Potremmo chiederci : finché non ho dimenticato, non ho perdonato. Ma potremmo anche ribaltare le cose e affermare che possiamo veramente dimenticare solo se abbiamo perdonato.


" Il perdono non è l' effetto di una dimenticanza; è la dimenticanza che è l' effetto del perdono. Perdonare non significa - infatti - dimenticare: non si perdona perché si dimentica, ma si può dimenticare solo se si perdona. E' la logica biblica ben riportata nel libro di Geremia . " Ecco, i giorni vengono" dice il Signore " in cui farò un nuovo patto con la casa di Israele; ma non come il patto che feci con i loro padri il giorno che li presi per mano per condurli fuori dal  paese d' Egitto; patto che essi violarono, sebbene io fossi il loro Signore. Ma questo è il patto che farò con la casa di Israele : io metterò la mia legge nell' intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò il loro Dio e tutti mi conosceranno...poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò del loro peccato ". (...)

                                                                                            ( continua )



4 commenti:

  1. C'è come l'idea del cane che si morda la coda.. se perdono dimentico. Ma se dimentico prima di perdonare, meglio. Se dimentico perché passo ad altro, perché valorizzo il mio presente, il mio vissuto reale, molto meglio. A quel punto perdonare perde di senso, di valore, perché non mi sto più sacrificando.

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  2. L' idea di Recalcati , e secondo le teorie delle Scuole analitiche ( che in questo caso assomigliano molto a quelle cristiane ) non contemplano il caso che si dimentichi il male ricevuto - sic et simpliciter - occupandosi di " altro". Pesi così grandi ( come il tradimento ) rimangono sul cuore o, per dirla analiticamente - cadono nel subconscio, ma non spariscono. La persona rimane ferita senza cicatrizzare e quello che si produce ( magari dopo anni o anche decenni ) prima o poi torna fuori, con esiti a volte nefandi per l' Altro o per sé stessi. L' elaborazione che è necessaria per agire il perdono agisce come una catarsi, cioè genera una purificazione liberante.
    Mi rendo conto che questa spiegazione può sembrare oscura o anche astrusa in un mondo che sempre più si sta abituando alla superficialità e alla banalizzazione dei sentimenti, ma ti assicuro che c'è del vero.
    Grazie per il tuo intervento.

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    1. La mia è solo una possibile versione, anche incauta per altro, e che pesca da vicissitudini personali, quindi parziale, soggettiva e incompleta. Però credo che ognuno elabori a modo suo, e che le catarsi siano ad ampia sfaccettatura.
      In pratica diffido da analisi che "non contemplano" analisi differenti. ;)

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  3. Hai ragione. Non esistono verità assolute e anch'io ho " pescato" ampiamente dalla mia vita personale.

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