Era prigioniero della propria imperfezione....
" Tra le grandi invenzioni del romanzo di Cervantes, c'è quella di aver fatto del corpo dei due protagonisti la metonimia perfetta dell' anima e del carattere. Longilineo e verticale Don Chisciotte, prossimo a sparire per difetto di consistenza come le sue stesse astrazioni; robusto e tarchiato il suo scudiero Sancho, tendente verso il basso secondo esigenze e bisogni primari. Mi pare che De Alberti sia partito da qui per la riformulazione di uno dei primi archetipi della modernità, in un volumetto recente che ne sprigiona le ulteriori possibilità simboliche. E' spesso un' operazione di grande interesse e di grande resa ogniqualvolta una scrittura contemporanea si mette - per così dire - a cavalcioni di una figura ereditata. Molte immagini memorabili del libro di De Alberti si presentano quindi all' insegna della verticalità, lungo una traiettoria basso - alto che va dall' aderenza della realtà e al mondo fino al progressivo dissiparsi dell' Io e del corpo. Di questa tenuta fragile è testimone lo stesso Cervantes, di cui " La cospirazione dei tarli " si configura come una sorta di biografia poetica, attraversata da altre figure a rischio di dissolvimento. Ma è ovvio che questa poesia parla a ciascuno di noi, alle nostre donchisciottesche aspirazioni e ce ne fa sentire tutta la fragilità, ma insieme il coraggio, come già il romanzo ne aveva mostrato il ridicolo apparentato alla nobiltà ".
( Liberamente tratto da un tresto di Andrea Accardi )
L' avvenire non è rappresentare le cose,
lo scopo non è qui,
tanto che , facendo un altro passo, entrerete
in intimo rapporto con un orizzonte nostalgico.
Andare e riscattare il sepolcro di Don Chisciotte.
Vi faranno delle domande,
ci sarà sempre qualcuno che vi chiederà
quando gli esporrete il progetto :
E poi ?
Voi rispondetegli
E prima ?
***
Quando mi addormentavo mi vedevo riflesso.
Trasparenza che diventa tristezza.
Nel sonno la luce pomeridiana
era a volte senza una meta,
il respiro che cerca di salire.
Perché non ci conosciamo ?
So tutto, non so niente,
la negazione afferma la vita.
La felicità è una palla infuocata.
Adesso ve la passo.
***
La mia giornata è vuota e lunga,
non devo nulla, posso tutto.
Non c'è niente di diverso da riferire.
Un tronco secco, una vibrazione credibile
nella calura.
Un altro passo ancora.
La direzione di uno slancio, uno schema
verticale del tempo,
l' ago della bussola sulla punta della lancia,
oscillatorio fra la Spagna e il mondo.
***
Era prigioniero della propria imperfezione,
la storia dell' uomo si prolunga in quella
degli animali.
Ronzinante ci informa di una digressione,
il sollievo di sapere che la fantasia
di un padrone è migliore della sua comprensione.
Eppure le scelte dovrebbero partire
da una fatalità capovolta :
mentre stai leggendo un libro
accorgersi che lo stai già scrivendo.
***
Un monaco trinitario mi liberò dalla schiavitù.
Ora sono sepolto in questo convento a Madrid
vicino a un dispaccio di carbone
e a un negozio che vende churros.
Un giorno Cees Nooteboom chiese alla priora :
Cervantes é sepolto qui ?
La risposta fu
Sì, ma il suo corpo non è qui.
Come somiglia la tua morte alla tua vita.
Andrea De Alberti da La cospirazione dei tarli
La consapevolezza della propria imperfezione è per tanti versi, baluardo a difesa, contropiede figurato, un alzare le mani sferrando un calcetto agli stinchi. "Non devo nulla, posso tutto.. so tutto, non so niente". Imperfezione declamata, dissolvimento annunciato e, paradossalmente, disinnescato. L'avvenire lo disegniamo a nostro piacimento.
RispondiEliminaQuesto testo mi ha intrigato più da un punto di vista letterario, ma sottoscrivo punto per punto tutte le tue osservazioni.
RispondiEliminaGrazie e buona giornata !
la felicità è un inutile rimandare.
RispondiEliminagrazie e ciao
i tuoi commenti vanno sempre interpretati : mi sembrano vaticini della Sibilla Cumana. Ci penserò.
RispondiEliminaGrazie e buna giornata!
pensaci :)
Eliminagrazie a te e lieto venere
La vedo meglio: inutile rimandare per la felicità ;)
RispondiEliminaSì : ogni giorno che passa è un regalo e la felicità non la troviamo nelle grandi cose o negli eventi eccezionali ( lì proviamo un brivido passeggero ); la felicità che costituisce - mattone per mattone - la nostra vita sta nella " banalità" del quotidiano, nei piccoli / grandi eroismi a cui spesso siamo chiamati.
RispondiEliminaAbbi un abbraccio.