MATERIA
Ricerco annessioni
comprensioni di senso
precisazioni,
la terra accidentata che frana
per sfaldarsi nella fessura del tempo,
si frantuma come una goccia
di olio di enotera aggiunta
all' impasto dei sassi,
troppo friabile
per spaccarsi con decisione;
è una terra preparatoria
da coprire con i canovacci bagnati
per non lasciare evaporare le essenze.
Lascio passare le notti e gli attimi
sotto le maglie strette del colino.
Sulle ciglia cade il succo.
La lava sopra
il cielo in basso,
ha una capacità di sorpasso
delle mie risposte:
sono ancora più avanti
delle mie cinque lune,
una per estremità.
Sulla testa la luna regina,
la madre dei vizi limbici
balla una danza di tuono
mentre le sue mani
eclissano le mie branchie.
Ai piedi giacinti agitano le caviglie,
allacciano intromissioni.
Io vorrei farmi erba amara
per essere colta in primavera,
quando la terra mi strattonerà
per rimettermi al passo con gli altri.
Ma sono arrivata a piedi senza contare
solo al quinto sigillo,
alla luna della retrocessione.
E mi metto in fila
dietro alle pecore
aspetto la mia razione
di erba medica,
fino alla notte in cui il lupo
divorerà le ancelle,
mi farà sua
- senza dannazione.
***
PLASTICA
Agosto.
Mi ricordavo diversa la città.
Me la ricordavo diversa mentre
non riconosco più le buche.
E tu,
riconosci le mie buche ?
Ma non è ancora agosto,
forse è per questo
che scivola la mano
dentro
i pantaloni delle strade
e si ritrova a vagare
tra i vizi azzurri
delle pozzanghere
sugli zigomi
dei marciapiedi.
Tra le mani un liquido vischioso,
la testa all' indietro
cento occhi
che mi guardano tra le clavicole.
Mi vorrebbero sradicare
spogliare,
per ora
diresti solo che mi osservano.
E sono i tuoi.
***
REVOLVER
Ti ho sparato mirando bene
al centro della scena
- la potenza della cartuccia
non diversa
da una buona taratura,
una variazione
in difetto
provoca inceppi,
in eccesso
mette in difficoltà il tiratore -
E invece
il rumore del tuo cuore
mi ha distratta.
rubava lo spazio di un' eclisse
tra le lame delle sillabe e l' odore
del piombo.
Era una piccola cosa
slegata dal resto.
E ho sparato a salve
per non dire
di non aver dimenticato
come si maneggia
un colpo ben assestato.
***
VIRGO OSCURA
Cos'è questa tela
in cui mi fai credere
di essere fatta di catrame,
insinui e reciti
le mie mancanze
un dislivello
tra il pennello e il quadro.
E io mi faccio liquida fuga
ascoltando le tue parole mentre
scivolo
di nero bitume
splendo
di nero vergare oltre
i bordi delle cornici.
E tu mi rinfacci anche
questo mio macchiare
questo essere
uguale solo al mio
ostinato profanare.
***
PLATINO
Le parole dopo il tramonto sono
vetri di bottiglia masticati,
suppurano liquidi ambra
negli angoli dei perdoni sventrati
si attardano sul fondo
delle scatole di fiammiferi
mentre gli asfalti
appena ritoccati il giorno
debordano sulla costa al tramonto.
Cristina Eléni Kontoglou da Semiotica notturna
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