Dammi il filo del tuo sogno....
Cipriano Gentilino è psichiatra ed è certo da questa sua esperienza che nasce questa raccolta. E' vivo in questi canti il desiderio di voler illuminare la nuda realtà della realtà emarginata, del malessere dell' uomo. Le poesie quivi raccolte si pongono come un percorso psicoanalitico, atto a interpretare l' oscurità del cuore e accogliere la supplica universale al bisogno di speranza.
In genere, con la parola " parabola" si intende riferirsi al Vangelo e alla predicazione di Gesù, il quale ricorreva appunto alle parabole, cioè alla narrazione di episodi facilmente comprensibili, per spiegare agli apostoli e alle folle che lo seguivano, concetti ben più complessi. La parabola è un procedere per similitudini o esemplificazioni. Analogamente potremmo ipotizzare che l' autore abbia fatto ricorso alla poesia come strumento più idoneo - sintetico , catartico, evocativo - per veicolare vicende che - narrate altrimenti - non avrebbero potuto trovare la giusta angolazione di lettura, banalizzate dall' oggettività di un racconto asettico o cronachistico, o travisate nell' ipertrofia del romanzo. Non si tratta pertanto di una reale semplificazione, quanto piuttosto di una nobilitazione nella quale il rimando al Vangelo e al cristianesimo potrebbe anche far pensare all' atto caritatevole di raccogliere e metabolizzare. Accogliere e consolare. Ricevere e trasformare in un abbraccio - tanto poetico quanto pudico - la sofferenza dell' emarginazione , della distanza e del rifiuto.
NON ABBIAMO SAPUTO
Non abbiamo saputo
sentire nel vento
il lamento dei cristi
sul golgota,
né le rose selvatiche
sfuggite al tagliaerba,
distratti anche ora
che piove già il rimpianto.
***
PARABOLA
Ci siamo persi
oltre i confini nudi
del silenzio
per far parlare le parole
mentre pioveva muta
l' angoscia.
Sopravvissuti
ai riti impervi del sonno,
ti risento
ogni sole nuovo
a cercare le parole
come se ancora ne avessimo.
***
PROFUGHI
Scrosciati dalla terra,
decimati,
consumati,
degradati,
siamo tornati a casa,
profughi.
***
CONCAVI
Siamo concavi
di silenzio rugoso
stridìo di clochard
senza cielo e coperte,
crepe di rimpianti
nel fiato trattenuto
sui vetri dell' occaso.
***
IL SOGNO
Vieni,
siediti accanto a me,
verrà presto il buio.
Dammi il filo
del tuo sogno.
Troveremo l' uscita.
Siamo già noi
labirinti.
***
A VENTO QUIETO
A vento quieto
ci rivedremo,
i vivi e i morti,
labirinti
di Arianna a
cercare un filo.
***
AFFANNATA LA NEBBIA
Affannata la nebbia
si posa sugli scricchiolii
delle foglie lasciatesi
cadere
a segnare una fine,
pudica s' adagia
sul silenzio
delle palpebre
a nasconderci la nostra.
***
SORTILEGIO
Dal sortilegio
dell' esserci mancati
negli interstizi pietosi
ci raccoglie perturbato
il nostro respiro
mentre il ciliegio
si è imbiancato
nel silenzio di neve,
e la luna endemica
aspetta il solito turno.
***
MAREA
Maschere sottopelle,
riflesse allo specchio
rammentato col resto
di fiabe,
sottobanco bisbigliano
ticchettii di ore attese
per un amore
a cielo calante.
***
RIFLESSO
Questa sera sei luna
seduta a gambe strette
poesia,
illusione poliedrica
sulle labbra storte,
testardo silenzio
sul riflesso artrosico
della mia pelle.
***
OLTRE IL CANNETO
Oltre il canneto
la vigna tagliava
il mare in righe
dalla riva al cielo
non ricordo nuvole
né maestrale
solo la tua voce
che accarezza
antica
me che sogno.
Cipriano Gentilino da Parabole
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