L' innocenza è una condizione di soglia...
SOGLIE DELL'INNOCENZA
L' innocenza è una condizione di soglia.
Alta, permanentemente in bilico.
Se la tradisco, precipito di qua, rovinosamente.
Se la fingessi, costruendola con artificio,
narcisismo attorale indotto da un ego malato,
precipiterei di là, in un allucinato autoinganno,
in una rovina senza indulgenza.
Di qua, sono caduto più volte, risollevandomi a fatica.
Di là, non è nelle mie possibilità.
***
USCIRE
Tutti premiamo alle porte
o fuggenti da fame
o da regimi di morte
o da noi stessi o da colpe
o scansate o deposte
inestricato cordame...
in tanti siamo col pane
dei penitenti e il fardello
di nodi e ferite
vaga la vista al cancello
oltre l'armato confine.
***
CARTOLINA
Cari amici, perdono
per il lungo silenzio!
gli orologi sono fermi
sono chiuse le porta
sono senza più voce
cieco nomade in casa
il tempo non c'è più
ora è attesa - sospesa
e brancola a testa in giù
in veglia: affanno o morte,
in sonno : pietra al collo,
buia la mente invasa
sprofonda e non risale
annaspa contro il male
si sbatte, perché vale
tornare al pelo d'acqua
e se tutto si scioglie
soccombere, andare.
***
SOVRAPPOSIZIONE
Quando il fiume della mente
rotte tutte le chiuse ai tardi anni
all'interno esonda
e tutti i nomi galleggiano e s'incrociano
e sbattono tra loro ottusamente
anche tu, nello sbrullìo vorticante,
cerchi di aggrapparti a qualcosa
che non si sgrani come un biscotto
e se non è un'ostia di pietra
sia un gommone sul mare
mentre fuori imperversano
miseria e cecità
e tutto galleggia dolorosamente
e tutto solo adesso pare.
***
Distante dalla croce
sono già morto una volta
liberato da ogni peso,
resterò qui, puntato
davanti all'escrescenza
dell'albero malato
con l'unghia a scavare
fino alla radice...
non nascerà la gemma
innestata di sogno
( il grande occhio umiliato
non vedrà più nulla ).
***
ANDARE
Presso l'amena riva
non potrò più sostare
né in altre meraviglie
carezze della vista
ho un solco in me da sempre
nel tempo lacerato
così convulso e fondo
da essere affondato
lì a fatica, traio
tra resa e risalita
e lì singhiozza il sangue
che viene da lontano
e si confonde al mio
in un'unica vena
lì m'infermo,
nell'uguale grido
di martoriata beltà
e assetato ne cerco
un'illesa stilla
e l'affondare - affogare
come al seno materno
in attesa dei santi
verso te mi commuovo
lingua madre
con te sola
posso affacciarmi al mondo
e ti sogno e rimpasto
ti smanto e ti rivesto
mentre incombe nel campo
in maschera il cecchino
il conforme allo zero.
Eugenio De Signoribus da Nel villaggio oscuro
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