Sogno, dove sei ora?
Sogno, dove sei ora?
Io ora ho sonno per sempre...
AUTORITRATTO
Lungo tutto l'inverno
ho spezzato i rami all'alloro
ho reciso i nudi steli della rosa
divelto fra le crepe dell'argilla
ogni verzura. Ma durano
radici sotto terra, e mostruosi a febbraio
spaccano il suolo germogli.
Io ora ho sonno per sempre.
Dunque alzati, Lazzaro, per un'ultima volta.
Per un'ultima volta sparisci.
***
AVVERTENZA
I favolosi nuvoli e i germogli
esistono, e l'insensata
chiarità dell'alba e la mia grande
stanza. Tutto questo esiste.
Alla mia porta invece
non ha mai bussato nessuno
la piccola folla è soltanto
una misera carta appesa a un vetro
l'annuncio di una guerra
le ombre appiccicate ai muri
i droni - insetto, l'aria bruciata
gli annegati, il deserto
sono solo finzione.
Finzione il rovescio del cielo.
***
1991
Svegliatevi parlate, ho gridato
ai miei cari, dove sono le erbe
che stavano crescendo nella gronda
i fiumi che srotola il vento dai camini
la nuvola che i secoli
percorre a volo ogni mattina ?
E loro, mezzo addormentati, ogni cosa
dicevano, dove l'abbiamo lasciata si trova.
Potremo alzarci fra poco, prepararci
andare alla scuola, al lavoro, tornare. Così
staranno anche i tuoi secoli, ordinati.
Lasciaci ora al nostro sonno. Io invece
da quanta preistoria ancora
prima del primo bollettino chiamo
e l'aria, chiedo, che l'ossido
di etilene detonando incendia
fra il Tigri e l' Eufrate, l'aria dov'è.
***
IL LAGO DELL' ACCESA
Precipitano ripide le sponde
sotto la superficie tersa
del lago dell' Accesa.
Prima del lago, la leggenda
narra di un'aia, qui, di contadini
forzati a mietere a Sant' Anna
alla festa del grano, e allora
si apriva un baratro infuocato
che tra le fiamme sprofondava
i buoi, i carri, i mietitori, l'aia.
Diluvia poi, nella leggenda
e l'alluvione colma il baratro
e resta questo lago.
Perché affili lo sguardo
attraverso il nitore dell'acqua ?
Cosa cerchi sul fondo?
Lo sai, la leggenda è menzogna.
Nulla più di uno specchio è quest' acqua.
Immota, fra le sponde
contiene soltanto, rispecchiato, il cielo.
Cristina Alziati da Quarantanove poesie e altri disturbi
Auguri a tutti!
frida
Antonio da Correggio - Adorazione dei pastori
(...) Carissimi,
non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi " Buon Natale! " senza darvi disturbo. Io - invece - vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l'idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine del calendario. Mi lusinga addirittura l'ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi - allora - miei cari fratelli! Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e vi faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno straniero che scappa dalla guerra, a un povero di passaggio. Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo strumento delle vostre scalate. Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l'inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa. Giuseppe, che nell'affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro. Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità , incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l'aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame. I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell'oscurità e la città dorme nell'indifferenza, vi facciano capire che - se anche voi volete vedere " una gran luce ", dovete partire dagli umili. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell'edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative. I pastori che vegliano nella notte " facendo la guardia al gregge" e scrutano l'aurora, vi diano il senso della storia, l'ebbrezza delle attese, il gaudio dell'abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri, che poi è l'unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza. (...)
+ Tonino Bello
L' innocenza è una condizione di soglia...
SOGLIE DELL'INNOCENZA
L' innocenza è una condizione di soglia.
Alta, permanentemente in bilico.
Se la tradisco, precipito di qua, rovinosamente.
Se la fingessi, costruendola con artificio,
narcisismo attorale indotto da un ego malato,
precipiterei di là, in un allucinato autoinganno,
in una rovina senza indulgenza.
Di qua, sono caduto più volte, risollevandomi a fatica.
Di là, non è nelle mie possibilità.
***
USCIRE
Tutti premiamo alle porte
o fuggenti da fame
o da regimi di morte
o da noi stessi o da colpe
o scansate o deposte
inestricato cordame...
in tanti siamo col pane
dei penitenti e il fardello
di nodi e ferite
vaga la vista al cancello
oltre l'armato confine.
***
CARTOLINA
Cari amici, perdono
per il lungo silenzio!
gli orologi sono fermi
sono chiuse le porta
sono senza più voce
cieco nomade in casa
il tempo non c'è più
ora è attesa - sospesa
e brancola a testa in giù
in veglia: affanno o morte,
in sonno : pietra al collo,
buia la mente invasa
sprofonda e non risale
annaspa contro il male
si sbatte, perché vale
tornare al pelo d'acqua
e se tutto si scioglie
soccombere, andare.
***
SOVRAPPOSIZIONE
Quando il fiume della mente
rotte tutte le chiuse ai tardi anni
all'interno esonda
e tutti i nomi galleggiano e s'incrociano
e sbattono tra loro ottusamente
anche tu, nello sbrullìo vorticante,
cerchi di aggrapparti a qualcosa
che non si sgrani come un biscotto
e se non è un'ostia di pietra
sia un gommone sul mare
mentre fuori imperversano
miseria e cecità
e tutto galleggia dolorosamente
e tutto solo adesso pare.
***
Distante dalla croce
sono già morto una volta
liberato da ogni peso,
resterò qui, puntato
davanti all'escrescenza
dell'albero malato
con l'unghia a scavare
fino alla radice...
non nascerà la gemma
innestata di sogno
( il grande occhio umiliato
non vedrà più nulla ).
***
ANDARE
Presso l'amena riva
non potrò più sostare
né in altre meraviglie
carezze della vista
ho un solco in me da sempre
nel tempo lacerato
così convulso e fondo
da essere affondato
lì a fatica, traio
tra resa e risalita
e lì singhiozza il sangue
che viene da lontano
e si confonde al mio
in un'unica vena
lì m'infermo,
nell'uguale grido
di martoriata beltà
e assetato ne cerco
un'illesa stilla
e l'affondare - affogare
come al seno materno
in attesa dei santi
verso te mi commuovo
lingua madre
con te sola
posso affacciarmi al mondo
e ti sogno e rimpasto
ti smanto e ti rivesto
mentre incombe nel campo
in maschera il cecchino
il conforme allo zero.
Eugenio De Signoribus da Nel villaggio oscuro
La nuova raccolta di poesie di Anna Segre comprende 84 componimenti appassionati e carnali, " un viaggio nel processo del pensiero, all'interno dello sperare e del volere, ma anche il tentativo di varare una caravella ", si legge nell'introduzione della poeta.
Nella prefazione di Franca Alaimo si sottolinea d' altronde come la temperatura che alimenta la scrittura della Segre " sia così bollente che il essa la parola si liquefà ".
Allora sarò una mosca
che ronza nella tua stanza.
Una mosca con gli occhiali.
Però senza molestare.
Che finge di leggere
un minilibro sulle sue minizampe
appoggiata al vetro
dietro di te.
Perché a essere il gatto
sul tuo divano
non oso nemmeno
immaginarlo.
***
Non ho scuse.
Non posso soffrire
del niente tra noi
non posso sentire lo strappo
della non relazione
la perdita
del nostro mai
io da sola
nuda
per strada.
Una pazza.
***
Avrakedavra.
Tesso le poesie per te.
Che sarebbe : creare dalla parola.
O anche : benedizione della parte santa.
***
Trattengo in bocca
le cose da dirti
e la lingua c'inciampa
perché devo parlare
con altri d' altro
che non sei tu.
Mi ronzano sul palato
come api
le cose da dirti
e la mia bocca
è un'arnia
inviolabile.
***
L' ibiscus non lo sa
che quella mancanza di acqua
diventerà siccità.
Nei primi giorni di sete
speranzoso di vita
mette tanti fiori
come non gliene ho visti
mai.
E così sono io
con le mie poesie
in attesa di te.
Anna Segre da A corpo vivo
Solo vorrei lasciarmi placare...
Nel Diarietto Cattolico che Casali ci propone, è accolta e raccontata la spiritualità del poeta ed è costituito da componimenti intensi, preghiere o semplici meditazioni, non certo facili e spesso sofferte : " il silenzio è stare cristosenza / il silenzio tumorale assenza ".
MACCHINETTA
Tagliarsi i capelli quasi a zero
lasciarne meno in testa che dentro il lavandino
è come convertirsi, è come
ripartire dopo essersi guardati e dire
cavolo mondo m'hai fatto soffrire.
***
VERTIGINI
Potremmo guardarti egli occhi un po' meglio,
riuscire a sostenerli un secondo appena,
quel secondo non guardarci la punta delle scarpe
che sai sono sporche, slabbrate.
Abbiamo palpebre di piombo, stanche
costrette da forza gravitazionale -
soli non riesce verticalizzare.
Solo vorrei
lasciarmi placare.
***
Nell'abitudine vorrei restare
nel tuo riposo
in domestica fiducia :
come quando cammino nel buio
e non sbatto contro i muri della casa.
***
Devi vedere che non si muore
quando lo stomaco si sta rivoltando
e il cuore
davanti la pianta bruciata di sole
s' aggrinza e scolora
trovando bloccata
la sua capacità di fiorire.
***
BATTITO
Ricado dalle scale cento volte
perché tu senta il tonfo
e corra per guarirmi raccontarti,
che cosa hai detto hai fatto;
adesso che il mio cuore non batte più da solo,
sta tutto in vita,
è doppia pulsazione.
Giorgio Casali da Diarietto cattolico
Nessun vincolo univa questi morti...
LA SETE
Tu mi hai scavata
come scava un pozzo colui che ha sete
nel suo ardente andare.
Tu mi hai scavata
con le mani tese
e gli occhi intenti al solco:
più profondo era il solco
e più la sete ti consolava.
Tu mi hai scavata e hai bevuto l'acqua
chiara fresca segreta acqua fuggita
a spegner la tua sete e a farmi viva.
Ora tu sei partito
incespicando un poco
le vesti e il volto tutti umidi ancora
e sulla mia ferita brucia il sole.
( Mariagloria Sears )
***
QUAL ERO
A mano a mano qual ero ritorno,
una che va vestita come capita,
contenta del poco, di rari
amici scontrosi,
una dispari
felice di bere alla brocca
della sua solitudine.
( Daria Menicanti )
***
SFIDUCIA
Tristezza di queste mie mani
troppo pesanti
per non aprire piaghe,
troppo leggere per lasciare un'impronta -
tristezza di questa mia bocca
che dice le stesse parole tue
- altre cose intendendo -
e questo è il modo
della più disperata
lontananza.
( Antonia Pozzi )
***
UOMO
Altro da me in tutto - maschio, estraneo,
altra carne, altro cuore, altra mente,
pure, il mio stesso corpo prolungato,
la voce che si sdoppia e mi continua :
ciò che si oppone, e ciò che mi compone
come un discorso teso, mai concluso,
o l'altro occhio : il raggio che converge
al rilievo, allo scatto delle cose -
mio necessario opposto, crudele meraviglia
è amare te : godere di due vite
in questa sola, avere doppia morte.
( Armanda Guiducci )
***
NESSUNO
Nessuno può derubarci della gioia
la nostra gioia sotterranea
come tenere acqua
come vena di roccia.
( Lalla Romano )
***
***
Moriremo lontani. Sarà molto
se poserò la guancia nel tuo palmo
a Capodanno; se nel mio la traccia
contemplerai di un'altra migrazione.
Dell' anima ben poco
sappiamo. Berrà forse dai bacini
delle concave notti senza passi,
poserà sotto aeree piantagioni
germinate dai sassi.
O Signore e fratello! Ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni:
" Nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta ".
( Cristina Campo )
da Costellazione parallela
La vita è solamente trasformare la vita...
" Vetro freddo, come ti introduci
tra me stessa e me".
( Sylvia Plath )
AIMEZ - VOUS BRAHMS?
Non si tratta di aspettare miracoli
anche se Brahms strappava via il cuore
della bellezza
- mai due furono uno -.
Si tratta solo di condividere i bordi
della vita quando si cade.
O forse solo
di respirare insieme stanotte,
segreti e gialli come
inafferrabili armonici che lacerano
l'aria interminabile delle ombre.
Ma non illudiamoci con una danza ungherese
anche se suonano i suoi echi sciolti.
Lo sai,
conosciamo i sotterranei del sogno,
l' esatto luogo da cui siamo partiti.
Non si tratta di aspettare miracoli,
solo che i miei occhi sfiorino la tua schiena,
tocchino il fondo quando scendono
l'ingannevole pendio dei tuoi occhi.
Eppure
quanto calore non si è perso nel freddo
di questa stanza che mi ha lasciato senza te.
Là nella pioggia
di una notte che incombe sul velo di un parco.
So già che niente è definitivo
come la vita
- e non è questione di oblio -.
Si tratta di tenere quel ritmo contrario
che costringe i violini
sino a perdere la paura,
sino a piangere il mondo che è in agguato altrove.
Non si tratta di essere due in uno
ma uno in due,
in mille.
Che il passato non esista, amore,
anche se cerco forse la nostra memoria
per arrampicarmi su di lei e arroccarmici sfinita.
La vita è solamente trasformare la vita.
Perché tutto è più vecchio, tutto,
ma tutto è più nuovo, tutto,
alla luce indomabile della storia.
***
ELEGIA E CARTOLINA
Non è facile cambiare casa,
abitudini, amici,
lunedì, balcone.
Piccoli riti che ci hanno portato
ad essere come siamo, la nostra vecchia
osteria, una birra
per due.
Ci sono cose che non trasporta la valigia:
il cielo che solleva una serranda,
l'odore di tabacco di un desiderio,
i sentieri battuti del nostro
cuore.
Non è facile disfare un giorno le valigie
sotto un'altra pioggia,
cambiare per sempre di luna,
di nebbia, giornate, voci
ascensore.
E andare per una strada che non hai mai
immaginato,
con altri passeri che ormai
non ti domandano, altri gatti
che non conoscono il tuo nome, altri baci
che non ti vedono arrivare.
No, non è facile adesso cambiare chiavi.
E molto meno facile,
lo sai,
cambiare amore.
***
LA CASA DISTRUTTA
La casa distrutta.
Macerie per terra.
Il tempo vive nelle rovine,
le minate fondamenta.
La polvere si è posata.
Si solleva il ricordo.
La casa distrutta,
ma pietre dentro
una luce, una voce.
Impossibile il silenzio.
***
IL FUTURO TARDA TROPPO
Per molto tempo
ho aspettato con l'impazienza
con cui guardavo verso sinistra
i passeggeri
alla fermata dell'autobus.
***
SAPERE DI TE
La solitudine arriva un giorno
e sa di te,
è qualcosa di tuo ormai,
come il suono della tua voce
che soltanto tu puoi sentire da dentro
e mai nessun altro conosce
come suona la tua voce in te,
come sa la tua solitudine.
La solitudine arriva a poco a poco
ma all'improvviso un giorno apre la porta
ed è come se la stessi aspettando
da sempre.
Così si trasforma nel tuo doppio.
Indossa i tuoi vestiti,
ha il tuo viso,
ama come te stessa
la luna alla finestra dell'estate,
guarda con i tuoi occhi
lo specchio dell'alba,
mastica il dolore o l'amore
sulle tue labbra.
E' riuscita a sfuggire sgranando
nuove dimenticanze e richiami di te
ma arriva
per restare un giorno.
Si modella sul tuo sorriso triste.
Ti lascia la sua amarezza
o la sua inconfondibile dolcezza
- solo cosa tua -.
La riconosci,
la stavi aspettando.
E' la tua solitudine, sa di te,
sa cose di te.
Nell' acqua dei tuoi occhi
si bagna.
Angeles Mora da La casa dell' acqua ( Poesie 1982 - 2022 . Trad. di V. Colonna )
Chi rischia la felicità vince sempre...
A CHI STA ATTRAVERSANDO IL SUO BUIO
A chi sta attraversando
il suo buio
dico soltanto di non mollare.
Ci siamo finiti tutti
in quel posto maledetto
dove il freddo ti morde le ossa
e il silenzio ti piove nel cuore.
A chi sta attraversando
il suo buio
dico soltanto di allontanarsi
da chi dice di darsi una mossa
di smettere di piangersi addosso.
Quella gente vuol farvi del bene
ma non sa cosa dice.
Quella gente lì dove siamo finiti noi
non c'è mai arrivata.
A chi sta attraversando il suo buio
dico soltanto di credere
nella poesia.
Negli occhi di chi
quella strada l'ha già trovata.
C' è un cielo di qua che vi aspetta
con un panorama di sogni
da togliere il fiato.
***
PERDERSI
Ci ho messo un po' a comprendere :
non volevi essere abbracciata
per paura di essere capita.
Che essere capiti
è la cosa più preziosa al mondo
ma significa
buttare giù le difese
arrendersi
consegnarsi.
Significa non potersi più difendere
per un istante
non riuscire più a mentire.
E la gente non sempre lo sa
non sempre lo capisce
cosa significa abbracciarsi
dirsi tutto senza parlare.
Perdersi.
In quella terra di nessuno
da qualche parte nel cuore.
***
LE PERSONE CHE AMANO STARE DA SOLE
Non giudicate
le persone che amano stare da sole
non fatelo mai.
La loro non è cattiveria
non è strafottenza
ma vera e propria necessità
bisogno d' essere, appartenenza.
Abbiate sempre cura di aspettarle
di rispettarle.
Non mettete loro fretta
se i loro tempi non sono i vostri
lasciatele andare.
Se avrete pazienza
sapranno ricompensarvi
perché la loro voce
è una carezza scesa dalle labbra
che si scioglie negli occhi.
Perché il loro cuore
è un posto caldo e silenzioso
capace di accogliere e proteggere.
Non giudicate le persone
che vogliono stare da sole
non avete la minima idea
di quanto abbiano dovuto lottare
di quale miracolo siano state capaci
di compiere.
La solitudine spaventa
la solitudine è un patto
di purissimo Amore
con la propria anima
che quasi mai nessuno
ha il coraggio di fare
ma loro sì, e ne sono felici.
Loro ci sono riusciti.
Loro ce l'hanno fatta.
***
CHI RISCHIA LA FELICITA' NON MUORE MAI
Adesso ti passo a prendere
e ti porto a mangiare
un sacco di schifezze
e se ti va
balliamo un po'
davanti agli occhi increduli
della gente seria.
Ti passo a prendere
e ti porto a non pensare
che quando non si pensa
si torna un po' bambini.
Ti porto a sognare
quelle robe da imbecilli scalmanati
che non si possono raccontare.
Adesso ti passo a prendere
e ti porto a ridere con me
perché ho bisogno di sapere chi sei
quando non hai bisogno di apparire
quando non hai bisogno di essere.
Ti porto a sbagliare
a bruciare
a impazzire.
Come l'ultima volta che hai pianto
e non sapevi perché
ma ti sentivi viva.
Ti porto a toccare la notte
ti porto a respirare il silenzio
delle parole rimaste in gola
e che finiscono negli occhi
e dentro ai baci
dati di corsa.
Ti porto a rischiare di essere felice
perché non so se lo sai
ma chi rischia la felicità vince sempre.
Chi rischia la felicità non muore mai.
Andrew Faber da Ti passo a perdere
Impariamo che ogni modello è unico...
L' ARTE DELLA SARTORIA
All'inizio gugliate in disordine, maldestre
lungo molte orlature.
Ma via via che cresciamo
la cruna dell'ago diventa miopica
e il cammello troppo lento nei movimenti
per potervi passare attraverso.
Quando l'orlo della notte si sfilaccia,
alla meno peggio lo teniamo fermo
con una spilla a stella.
Ma mentre in nostra contumacia la cucitrice
trapunta sempre più velocemente
e la nostra seta si esaurisce,
impariamo
che ogni modello è unico,
nessuna esperienza è un vestito façon,
e allora con ponderazione cuciamo il bottone della luna
alla camicia della costellazione,
con un filo resistente ricamiamo il nome dell'innamorato,
anche se non esiste né ditale né uovo di legno,
e neppure ormai una telefonata tra di noi;
con le forbici d'acciaio tagliamo le vene del tessuto,
con arte però uniamo le sue pieghe,
giacché ben sappiamo che :
alla fine della giornata
ogni vestito viene giudicato secondo le sue cuciture.
Yorgos Moléskis da L' Acqua della memoria