giovedì 25 luglio 2024

IL CANTO DEL CIGNO DI GIAN PIERO

 


                                                Per salvarci sogniamo sul ramo fiorito più alto...




Perdonate, voi che mi avete amato,

se rudere non voglio diventare,

ma radice nascosta che appare

sotto i vostri piedi, e al vostro dolore

innumerevoli fiori regala,

colori d'ala alle promesse aurore.


Perdono, se voglio esser ricordato

come uomo non nato sulla terra,

ma ritrovato in una falsa rima.


Così, quando morrò, non morirò

perché dalla nascita ero già morto;

perché colui che scrive poesia

ha smarrito la sua via. Non vive,

ma piange come un Gange domestico.



                                                  ***


Cuore, martello strano che batti

sovra incudine rovente, e a colpi

mi rendi un suono quotidiano;

quali facce tu a me nascondi

che a capirti m' obblighi a seguirti

e a scoprire le tue mille tracce?


Vuoi dirmi che vivere fu bello

in questo caos misconosciuto

fino all'ordine di un gran bordello?

Ti sembrò il cosmo rassomigliare

a un piccolo specchio famigliare?


Sei solo una terrena povertà.

Come avresti potuto inventare

parola quali : eterno e realtà ?

Chi entrò in te a fartele enunciare?


Un giorno una lapide dirà

che sei fermo, invece tu sarai

assente, bocciato da universi,

uscito dal petto e dai miei versi.


Mio cuore ridi, perché non tu

ma qui sepolto sarà il tutto,

ché prima d'esser nato, sei già

stato.



                                                      ***


Se l'universo è nato dal vuoto,

che sarà mai il vuoto

che non è vuoto?


Dunque ignoto

son io anche al mio noto,

senza sapere mai niente

sulla vita presente.


Ora tutto è nerume

anche ogni lume

che si accende nel mondo,

dove nel fondo

la morte non ha spiegazione,

ma e' traduzione di parole non scritte


Dunque viviamo

come l'ombre più fitte

di questa creazione,

dove mai nessuno

saprà ciò che siamo.


Allora, per salvarci, sogniamo

sul ramo fiorito più alto,

col salto del merlo

che vola senza saperlo.




                  Gian Piero Bona    da     Detriti del fiume celeste



4 commenti:

  1. "Se l'universo è nato dal vuoto,
    che sarà mai il vuoto
    che non è vuoto?"
    Mi richiama il non essere di Bertoni al post precedente.
    Questo nostro sforzo identitario, e di certificare i contorni, quando non inventarli addirittura.

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  2. Sì.
    Lo sforzo umano di darsi un'identità ( uno scopo ed un futuro ) dura da sempre ed ha portato alle più svariate risposte filosofiche e religiose ( o anche a nessuna ).
    Sapremo mai la verità ?

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  3. Credo sia luno degli errori più grandi dell'uomo cercare regole, misure, confini o classificazioni per ogni cosa anche se non ogni cosa c'è l'ha.
    Bravo invece il cuore che prova a spiegare il bello

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  4. L' uomo ha bisogno di rassicurazioni.
    In vita sulla Vita.
    E sulla Morte.
    ( provare a spiegare la Bellezza , almeno ha un senso ; viverla fa bene )

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