IL TUO NOME
In riva a un lago,
Sephora s'è eviscerata,
e ha estratto
il paradiso
che nascondeva lì,
tra fegato e duodeno
e ha iniziato a cantare
con voce di viola d'amore.
***
LAPIDI DI CARTA
Prima che tutto passi,
prima di dimenticare,
le mie dita fredde
devono graffiare
i fogli impazienti
con la punta della penna
- nell'attrito del pensiero -
strisciare tra passato e presente.
Le mie falangi devono essere
il ragno assiro- babilonese
che trama la tela.
Scrivere, in fretta,
la vita non attende:
incidere nomi
su lapidi di carta.
Il mio e il tuo.
Sephora, folle mia,
forse mai mia,
Sephora.
***
IL PATTO DAL PIU' PROFONDO OBLIO
Io resterò saldo, come una roccia
contro cui si frange la leggera
spuma d'un desiderio randagio,
composto solo di vocaboli.
L'amore è una luce superflua
prima di diventare indispensabile
nella cecità di ogni esistenza!
Io, sempre dalla miseria
amato di grande amore
saldo, oscillerò come il pendolo
che non cadenza il tempo,
ma lo scandisce: Sephora, una sorte
che è già nel tuo nome;
il nostro patto, oltre la morte.
***
IL TAUMATURGO DI BOGOTA'
Ti offro le mie mani,
scarne, magre, nodose,
inadatte alla chirurgia.
Mani da patologo,
con cui quotidianamente
squarcio il petto a cadaveri
di carta, riaffiorati
dagli archivi.
Mani da archeologo.
Mani che sfiorano
- senza toccarle -
le anime inermi,
danno una speranza illusoria
che vuole solo essere
nutrita dalla speranza.
Ora sono le tue mani.
Ponile sulle cellule esplose
del mondo.
Lev Matvej Loewenthal