venerdì 24 gennaio 2025

LE VORAGINI DI AZZURRO DI ADRIANA

 


                                                              La tua voce dice flebile : fine...



Nella presente raccolta, Adriana Tasin affronta il tema dell' esistenza avvalendosi di una metafora solida e incantata : la montagna. Esploratori, sciamani, alpinisti , poeti - pazzi ? - si inabissano ciechi nel labirinto dell' ignoto, si inerpicano e scendono dalle pareti dell' impervio. Il tempo profondo della Terra non coincide con il ciclo umano e ciò che - osservato in un tempo breve - pare eterno , in un tempo geologico si manifesta come transitorio. Così è la montagna, così è il corpo. Un visionario, in dialogo con una voce, sporto nel vuoto, sfida - scalando pareti scoscese - le leggi della gravità e del dolore : il percorso è rischioso, aleggia la morte intorno. L' alta quota è l' interregno di vivi e di morti, apparizioni e sparizioni, illuminazioni e stupori. Al tramonto, affaticato, si cala - a tratti precipitando - ma non per tornare al punto di partenza, alla casa,  ma alla forma primigenia del mondo : all' acqua, al grembo. Il profilo delle vette lascia spazio a un luogo piano dove le montagne sono memoria e il mare è vastità. E l' amore ?





è proprio necessario il viaggio ?[ ... ] necessario rinnovare il dolore del corpo

così stanco quasi morto

salire per ricadere al centro della Terra

fino al ferro ai chiodi dell' introvabile via

tracciando e cancellando traccia

che nessuno la possa seguire ?


e in fondo [ rispondi ] ciascuno deve

calarsi in solitaria nel proprio sentire.



                                              ***


e dunque ci dissero di partire, di tenere

a mente [ al buio ] sequenze appoggi

appigli e settanta gesti

ripetere tutto X volte nella testa

il corpo poi avrebbe echeggiato

- questo disse           nient' altro

eravamo tra le montagne

                               ripetizione discendenza.



                                                    ***


la parola urlata illeggibile [ solo sentita

nel vago ]

diseppellirono i poeti gli alpinisti i

dissensi, ritrassero le carte copiative

nel secchio occhi recisi sassi lungo

i ghiaioni, la montagna matrioska

partorì frane, voci d' acqua cascate da

grotte buie, ciechi ci addentrammo 

a tentoni nel labirinto carsico

disponendoci con torce di fuoco.



                                                         ***


sebbene fossimo ciechi

ci fu assegnato il potere di vedere

con le dita - per un tempo breve

l' incendio dello sciame di pietre


osammo acrobazie per annodarci alla

morte nostra sposa.



                                             ***


le tenebre chiodarono il tempo

al legno; fu difficile per lo sciamano

seguire la direzione, scendere il secolo

a ritroso, oltrepassare i limiti stabiliti

dalle sue stesse mani, dai tanti fuochi

accesi, dai laghi temporanei sospesi,

tacere come pietra l' ululato del lupo


" hai detto qualcosa ? "

                ma lui non rispose

per un millennio tacque, poi disse :

               " che cosa volete sapere ? "



                                               ***


nella sala cinematografica

un alpinista arrampica sullo schermo

lembi limpidissimi di montagna

frammenti di vento spalancarono visioni


galleggi con lo sguardo perso

nel luogo così spesso nominato

[ dico ] ma ti sei visto ? riconosciuto ?

si spegne la luce nella sala

il buio fa il resto, oscura tutto

di colpo corpo e ricordo


la tua voce rimane, dice flebile : fine.




                    Adriana Tasin  da     Voragini d' azzurro



9 commenti:

  1. Perché montagna memoria e mare vastità? Perché limiti, anche se entrambe le definizioni incorporano paradossalmente l'infinito? Di certo preferisco il mare, dove trovo tutto ciò che necessità, rincuora, spaventa, soddisfa, inquieta, rasserena. Tutto e ogni volta, al suo cospetto, qualcosa di nuovo. La montagna no. La ammiro ma non la sento affine, o rassicurante.. la leggo beato in De Luca, ma rimane solo scenario in lontananza, profilo distante.

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  2. Il tuo bel commento corrisponde esattamente al mio modo di pensare e di essere; anch'io non ho affezione per la montagna di cui ammiro le vette a toccare il cielo, ma che al contempo mi comunica un senso di inspiegabile timore. Anche la vastità del mare - a dir la verità - mi sconcerta un poco, non potendola racchiudere con lo sguardo. Tuttavia è un ambiente che sento più mio, specialmente quando sono a tu per tu come fosse una persona amata e il suo profumo mi carica di energia.

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  3. ho amato la montagna.
    sì, mi riconosco, ti riconosco.
    qualcosa è necessario?
    lieto giorno

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  4. Qualcosa di che genere, Anton ?
    Buona giornata sonnolenta e bigia.

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    1. domanda retorica.
      in generale: non trovo che qualcosa sia necessario.
      grazie e ciao

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  5. Dipende dalle esigenze.
    Grazie a te.

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  6. Meglio così : semplifica la vita.
    Abbi una buona giornata !

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