giovedì 2 gennaio 2025

LE STAZIONI REMOTE DI STEFANO

 


                                           Sento che è ancora qui l' aria che hai respirato...




Non sono più quello che sembra ritorni

da un lungo viaggio portandoti in regalo

il cappello parigino con le piume

che avevi sognato, ma

sono nel gelo dell' imbarcadero

esattamente dove volevo ti allarmassi

non vedendomi arrivare : il cappotto blu

da chauffeur zuppo di pioggia e nevischio,

il cuore in tumulto per la corsa a perdifiato

tra il finimondo del mercato, il muschio

tra i capelli di chissà quale presepio...

Avevi ragione : resterò per sempre

il ritardatario dall' aria trasognata

che guarda passare le nuvole,

lo scolaro che non sorride

in fondo alla fotografia.



                                                    ***


Rimanga soltanto tra noi

quello che oggi ti scrivo

dai confini del nulla.

Chi l' avrebbe mai detto

la prima volta che ti ho vista

così piccola, timida e spaventata

che ti sarebbe piaciuto fino a questo punto

il rischio estremo di restarmi accanto,

affacciarti ogni giorno sul baratro,

sopportarmi quando dò di matto,

accompagnarmi nella tenerezza,

nella gioia, nella malattia, nel pianto

proteggendomi come se fossi il figlio

che abbiamo desiderato e mai avuto.

Insomma : che ti amassi così tanto.



                                                      ***


Mi piacerebbe aspettarti 

con l' impazienza di un tempo

dalla finestra da cui guardo

la sera scendere tra le barche,

tentare il solitario di carte

che non ti veniva mai,

preparare due ciotole di riso,

del tè cinese e indietreggiare

fino a raggiungere l' attimo

preciso in cui ho gridato

per casa il tuo nome

e mi hai risposto.



                                                   ***


Subdolamente tra le tenebre

stropicciandomi gli occhi,

origliando ( " più in qua,

più in là " ). Chi parla?

Chi mi sfiora la fronte ?

Sono nel labirinto magico

di un luna park accampato

ai margini di un sogno

o è davvero il posto

che immaginavi ? " Un hotel "

dicevi . Sulle palafitte delle tenebre.

Là ci incontreremo ".

Cerco tracce :

le boccettine dei profumi,

le creme per il viso, la cerniera

che non funziona del beauty case,

la pila che usavi per leggere di notte.

Accendila, mandami un segnale.



                                                   ***


Soltanto quando dormo ritorni

con fruscii nel soppalco,

respiri stascicati

e luci di torce in lontananza

come transitassero cacciatori di frodo


o frontalieri. Ma dov'è il confine di gelo

che devo attraversare con il mio zaino

stracolmo di sensi di colpa e neve

fradicia ? E' grande - sostengono -

il desiderio di raggiungerti dove non c'è più luce.


E' per questo allora

che mi danno a rovistare

nel buio dei cassetti con dentro

il tuo leggero profumo di gelsomino ?



                                                      ***


Una fessura dovrà esserci da qualche parte,

una ferita mai rimarginata o spiraglio

dove sgusciare per raggiungerti

adesso che sei pura energia nell' aria.


Forse dovrò aspettare il prossimo inverno

(ti piaceva immensamente l' inverno ),

la cruna del suo gelo da cui passare

con il mio cappotto di cammello

o un percorso più caldo e sinuoso :

l' impianto idraulico, le tubature

che corrono dentro i muri

e lungo i pavimenti


fino ai radiatori

nella cui corrente immobile e calda

potrò nuotarti accanto

evaporando.



                                                 ***


Non ho più bisogno dei morti

volevo scriverti l' altro giorno,

ma oggi sono ritornato

di nascosto nella casa sul porto

e rovisto nel buio dei tuoi cassetti,

tocco alla cieca gli abiti nell' armadio,

la coperta bianca del letto e il comodino

con le macchie incancellabili dei caffè

che non bevi da tanti, troppi risvegli

e sento che è ancora qui l' aria

che hai respirato e respiro

con immutata gioia

e tormento.




                         Stefano  Simoncelli   da   Stazioni remote ( Poesie 2004 - 2020 )