mercoledì 6 novembre 2024

UN VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA

 


                                    Caspar Friedrich - Il viandante sul mare di nebbia




(...)  Vedete questo dipinto ? Ha emozionato milioni di persone, ma pochi conoscono la storia straordinaria che c'è dietro. Sicuramente avrete già sentito parlare del " Viandante sul mare di nebbia " di Caspar Friedrich. Guardatelo con attenzione : c'è un uomo che fissa con straordinaria intensità l' orizzonte. Nel dipinto non potete vedere il volto dell'uomo, ma tutto nella sua postura e nella curva delle sue spalle ti trasmette una sensazione intensissima. Sembra quasi trattenere il respiro. E voi potete quasi sentire il brivido che lo assale. Che cosa sta guardando? Il cielo sospeso sull'orlo di un precipizio. Ma perché lo fissa con tanta intensità ? Non è soltanto un sentimento di meraviglia davanti all' immensità della natura, come credono in molti. Ma- per capirlo - dovete conoscere la storia che c'è dietro.

Un giorno, mentre il giovane Caspar stava pattinando insieme a suo fratello, il ghiaccio si spezzò sotto i suoi piedi. Suo fratello, per salvalo, muore annegato. Si dice che dalle sofferenze siano nate le anime più forti e che le anime più belle siano quelle segnate dalle cicatrici. E lui ne aveva tante. Perse la madre quando aveva sette anni, e poi perse due sorelle e infine l' amato fratello. Conobbe la povertà, la solitudine e l'incomprensione. Nonostante questi dolori - però - il giovane Caspar si dà la forza per andare avanti. 

Ecco il vero significato di questo dipinto !. Nella posa del Viandante c'è tutto: coraggio, solitudine, struggimento, nostalgia di chi è alla ricerca non di un luogo qualunque, ma di una casa. Perché casa non è solo dove si vive, ma dove ci si comprende. E ci si perdona. La nebbia che inghiotte le montagne è la metafora delle difficoltà, delle prove e delle incertezze che ognuno di noi deve affrontare nella vita. Ma se osservate meglio, noterete che la nebbia sembra diradarsi all' orizzonte Perché non importa ciò che ti capita, ma è come reagisci a ciò che ti accade che fa la differenza. 

Ecco che cosa vi sta dicendo questo dipinto. 

Nascere non basta. E' per rinascere che siamo nati.  (...)



                               Guendalina  Middei



lunedì 4 novembre 2024

PER SEMPRE VIVI


                                                      La morte, esperta dei cambi di scena...



La compresenza della vita e della morte quale esperienza esistenziale, rappresenta una costante nell'opera di questo poeta che si interroga sul mistero di questi due opposti in un dialogo di presenze e assenze tra luoghi biografici e volti della memoria. Una compresenza del vuoto / pieno che si fà coabitazione nel ricordo e si rivela in una presenza che ha già, in sé, l'altra faccia della mancanza. Nelle quattro sezioni del libro ( Apparizioni, Sogni, Silenzi, Dialoghi con mio padre ), si delinea un percorso esistenziale che si snoda tra bagliori accecanti e dolorose verità : la coscienza della precarietà umana, della fine e della perdita, la condivisione dell' orrore della malattia, la dimensione della morte e infine il fiato della vita, cioè l' amore. Nel silenzio e nel ricordo, in un dialogo perenne in absentia, l' amore è il cuore nevralgico di un'ontologia della finitudine umana, capace di sublimarsi nel dono del poeta al mondo.





Spegni la luce, andiamo

nella grande sala dove fa più freddo

o in cucina, dove si allargano i sorrisi

nei primi giorni di aprile.

Dieci volte si muore specie di notte

quando si cerca una mano tra le ombre

nella culla di un sogno finito male

nel fischiettìo del vicino insonne

con la memoria lunga dei contadini

sconfinati nelle albe aranciate.

Dieci volte si sopravvive ad ogni morte

ad ogni vapore mellifluo

se il cuore si stringe

per chi non c'è più da decenni

incoronato con il santo di una chiesa

introvabile nelle lunette

anche dopo la messa della domenica.



                                                    ***


Ne sogno pomeridiano c'è un angolo di giardino

la fermata per i nonni nella luce ondeggiante

nella lunga traversata primaverile.

Nel tempo corro per abbracciarli

ma la pioggia li ha già cancellati

in un vento leggero e remoto

risucchiato da ricordi tremuli

dalla catenina d'oro al collo.

Ritrovo solo l'ippocastano del millennio

respirare nel suo regno di terra e fuoco

fino al cuscino del letto vuoto

mentre un taxi passa ancora tra le case

diretto nelle frange del cielo

nel paradiso del rientro dei morti.



                                              ***


Dentro di me c'è un cuore magico

nella casa di Jorge Luis Borges

specchiato nel suo doppio

un volto che mi assomiglia

il segno di una ruga sotto l' occhio.

Il poeta avrà un gatto tra le mani

e salirà da una crepa del pavimento, cieco

libero dal suo corpo, ma con più udito

e un sorriso che lascerà aperta ogni porta

il confine tra ciò che accade e ciò che non siamo.



                                                    ***


Qui c'è aria di aldilà

più non so dire.

Qui sembra tutto finito

e se mi dicessero

che il vento è il mio fiato

ci crederei stringendomi a me

per l' ultima volta.

Invece domani mi sveglierò

alla solita ora

da questa morte provvisoria

che viene a parlarmi di notte,

quando si annoia.

E' discreta, non mi chiede

di seguirla nel crepuscolo cinereo

sa bene che si nasce e si muore 

più volte senza scongiuri

fino all' alba.

La morte entra ed esce da me

mi acquieta, non ne ho paura.



                                              ***


Svapora il fumo notturno

all'interno degli androni

per i sonnambuli della riviera

che hanno gli zigomi scavati

e un profilo più affilato.

Il grigio dell' alba non si riempie

per i sogni incorporei

degli uomini di mare,

schiusi come i gusci

delle vongole tra le reti.



                                             ***


Non toglierò la mia tua ombra di dosso

se non sarò pronto per andarmene.

Ho scritto così tanto sulle scomparse

che quando succederà la signora morte

esperta dei cambi di scena

mi farà un inchino.




                        Alessandro  Moscè    da     Per sempre vivi



domenica 3 novembre 2024

RIPOSA IN PACE...

 




                  WHO  KNOWS  WHERE  THE TIME  GOES ?



         " Tutti gli uccelli stanno andando via nel cielo della sera,

            ma come fanno a sapere che è il momento di partire ?

            Prima del fuoco dell'inverno starò ancora sognando.


                             Non ho pensiero del tempo,

                     perché, chi sa in che direzione va il tempo ?

                              Chi lo sa dove va il tempo?


         Coste deserte e tristi, i tuoi volubili amici stanno andando via.

                   Ah, ma stavolta sai che è tempo che vadano.

         ma io sarò ancora qui : non ho intenzione di partire.


                              Io non faccio conto sul tempo,

                    perché, chi sa in che direzione va il tempo ?


        E io non sono sola mentre il mio amore è vicino a me

               e so che sarà così finché sarà il tempo di andare.

       per questo vengono le tempeste in inverno e ritornano gli uccelli a primavera.


                               Io non ho paura del tempo.

                         Perché chi sa come cresce il mio amore?

                              Chi lo sa dove va il tempo ? "



venerdì 1 novembre 2024

IL NOVEMBRE DI FRANCESCO

 




                                        " Cala Novembre e le inquietanti nebbie

                       coprono gli orti ; lungo i giardini  consacrati

                        al pianto si festeggiano i morti..."



                               Francesco  Guccini



1 NOVEMBRE

 


                                                  Giovanni da Milano -Polittico di Ognissanti





I  Santi


La cattedrale si piega
nell' aria magica
dove ombre
s'innervano nel gioco
consueto del cuore:
un moto naturale
nel rapido chiarore
dell' avvento.
Maturano gli animi
una foresta ondosa
di figure distanti
accanto alla perenne
morte dell'ora.
Oggi l'albero lascia le
foglie, mansueto.




                                 Roberto  Rebora