La vita pulsa ovunque...
(...) Di chi scrivo? Di esseri strani, ma non per guarirli, ma per dare loro una voce. Niente rende accessibile la follia. La mancanza di ragione è sempre quello che è : un mondo a sé, solitario e inviolabile. Ma occorre ridurre il dolore dei sintomi e assorbire quella che è la sua luce di conoscenza e di profezia, la sua stravaganza feconda. Ogni volta occorre ricreare le regole del mondo. Non rassegnarsi all'esistenza di quanto è realtà costituita, ma uscire dai solchi tracciati nel terreno. Disobbedire. Delirare. Rischiare la propria ragione e sbattere contro il muro della solitudine : non c'è altra scelta per rendere meno vano il nostro soggiorno terreno. Scrivere è la " promessa etica" di restare noi stessi, liberi dal mondo, traditori del mondo, anche se nessuno si accorge che abbiamo pensato e promesso qualcosa. L' Isola Ferdinandea, al largo della costa sicula, esiste e non esiste, scompare e riemerge, ma noi sappiamo quello che vogliamo, contro ogni verità comune : parlare del vento, che non ha un nome, che va ovunque. Se non esiste vento, ci si rassegni : tutto è marmo, tomba. E invece, se esiste, morremo nel rimpianto dell'aria dove non siamo stati, dell'aria dove non saremo ancora. Non credo a nessuna giustizia postuma. Si scrive con la speranza che le proprie parole siano, un giorno oppure l'altro, se non lette, almeno sognate. Per esistere di fronte a quanto ci costringe al silenzio, occorre una speranza fatta di parole : se è impossibile, tanto meglio. Ma io continuo a sperare, anche contro le stragi che crivellano i corpi e li scagliano fra rovine senza nome. (...)
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(...) Perché parlo sempre dell'infelice destino umano? Mi piace ascoltare persone che sono finite ai margini del mondo, ma che non per questo rinunciano a tacere. Io racconto questa non - rinuncia alla vita attraverso il lavoro accanito sulle loro minime storie, che talvolta invento e talvolta no, dilatando alcuni dettagli reali fino a farli diventare impressionanti o improbabili. Se l'arte è una forma delicata ed esasperata di vertigine, occorre essere vertiginosi contro ogni forma di ovvietà, proprio per arricchire con la nostra ossessione personale questi miseri tempi incarcerati da obbedienze collettive. " Necessario è solo tradire ". Una realtà compatta, priva di deviazioni e di tradimenti, impone una purezza tirannica, un pensiero unico. Tradire è la natura del viaggio umano. Chi diventa adulto, tradisce se stesso bambino; chi invecchia, oltraggia la sua giovinezza. E chi interpreta la voce dei pazzi non sfigura forse il loro silenzio? Se restasse fedele al delirio e condividesse la stessa gabbia, sarebbe disorientato come loro e non più lucido di loro. Non è forse " l'esasperata lucidità " la sola, fragile illusione che il sano possiede per cogliere " la fuggitiva follia " ?. (...)
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(...) Io " sono e non sono " ma ho sempre bisogno dei miei ricordi, delle mie idee. Se un mio personaggio, nel corso di un racconto, non è d'accordo con me ed esige di essere sottoposto ad un intervento di lobotomia perché vuole dimenticare tutto, io, da scrittore, come reagisco?. Mi comporto con lui come se fosse un essere vivente. Lo seguo nei suoi bisogni, li descrivo, lascio che la narrazione prosegua e che lui, dopo aver subito l'intervento, dimentichi tutto proprio come voleva dimenticare. Uno scrittore deve lasciare spazio ai sentimenti e ai pensieri di un personaggio, anche se non li condivide. Cosa è vero? Cosa è falso? Tutto " è vero". Lo scrittore cede e il personaggio inventato si emancipa da lui. Da Pirandello in poi gli attori ( maschere, personaggi ) possono contrastare il loro autore. Otello, Lear, Macbeth, Ofelia, convivono nell' anima di Shakespeare. Lo scrittore adulto non parla con una sola voce, ma con tutte quelle che combattono in lui, sopraffatte o vittoriose, fragili o tenaci. Fine dei monologhi lirici o religiosi : inizio dei drammi feroci o cruenti. La vita pulsa ovunque, selvaggia, fitta di invettive barocche. (...)
Marco Ercolani da L' altro dentro di noi
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