Contemplare è un modo di prendersi cura...
(... ) Emily Dickinson potrebbe essere una delle figure esemplari di abitare poeticamente il mondo. Il suo sguardo era strettissimo, era il giardino di suo padre, la casa di suo padre e, alla fine della sua vita, non è stato altro che la sua stanza in cui non riceveva nessuno. Persino il medico rimaneva sulla soglia, e dava i suoi consigli da lontano vedendo la malata allungata sul suo letto. Abitava in uno spazio che si è ristretto sempre più. Allo stesso tempo, la carica delle sue poesie era sempre più grande, la loro solare densità sempre più alta. Possiamo anche dire che spiritualmente, è una giovane donna che ha trascorso la vita all'interno di una campanella di mughetto. L' impercettibile, il minuscolo, il muto e fragilissimo scorrere della vita, era ciò che lei abitava con contemplazione.
Contemplare è un modo di prendersi cura. E' demolire tutto ciò che in noi assomiglia a un'avidità, o anche a un'attesa o a un progetto. Guardare e commuoversi per l'assenza di differenza tra ciò che vediamo e ciò che siamo. Ho sotto gli occhi qui, in questo bosco, qualcosa che è molto più prezioso di tutto ciò che un museo potrà mai offrire. Nell'ordine, un po' di muschio, un po' più in là dei rovi, una felce che il sole attraversa come una vetrata. Questa felce è santa per la sua mortalità, per la sua fragilità, per il fatto che incontrerà il decadimento. Cosa fare di meglio se non salutare coloro che sono con noi in questo transitare? Sarebbe bello imbastire tutta una conversazione attorno attorno a questa felce... Il mondo è pieno di visioni che attendono degli occhi. Le presenze ci sono, ma ciò che manca sono i nostri occhi. Chi la vede questa piccola felce impigliata in un ramo spinoso? Il vento la conosce, il vento le parla. (...)
Christian Bobin da Abitare poeticamente il mondo
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