E se ci sarà un'altra vita...
Edith Bruck è nata nel 1932 in un villaggio ungherese ai confini con l' Ucraina da una famiglia di origine ebraica. Nel 1944 viene deportata ad Auschwitz con i genitori, una sorella e due fratelli. Sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, dopo anni di pellegrinaggio in Europa, si stabilisce nel 1954 in Italia, adottandone la lingua. Nel 1959 pubblica il suo primo romanzo autobiografico " Chi ti ama " ( da cui verrà tratto un film ad opera del marito, il regista Nelo Risi ), in cui racconta l' infanzia poverissima e l'esperienza drammatica nei Lager.
La produzione poetica di Edith è stata raccolta nel volume" Versi vissuti " del 2018, che riunisce tre testi di poesie che l'autrice ha pubblicato nell'arco di un quindicennio, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta : " Il tatuaggio" ( 1975 ); " In difesa del padre " ( 1980 ) e " Monologo " ( 1990 ).
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" DI CHE COSA SCRIVE UN POETA SE NON DELL'ASSENZA, DI CIO' CHE MANCA SIA DENTRO CHE FUORI ? " , afferma l'autrice nella postfazione della raccolta.
NOI
Per noi sopravvissuti
è un miracolo ogni giorno
se amiamo; noi amiamo duro
come se la persona amata
potesse scomparire da un momento all'altro
e noi pure.
Per noi sopravvissuti
il cielo o è molto bello
o è molto brutto
le mezze misure
le sfumature
sono proibite.
Con noi sopravvissuti
bisogna andare cauti
perché un semplice sguardo storto
quello quotidiano
va ad aggiungersi ad altri tremendi
e ogni sofferenza fa parte
di una UNICA
che pulsa col nostro sangue.
Noi non siamo gente normale
noi siamo sopravvissuti
per gli altri
al posto di altri.
La vita che viviamo per ricordare
e ricordiamo per vivere
non è solo nostra.
Lasciateci...
Noi non siamo soli.
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NASCERE PER CASO
Nascere per caso
nascere donna
nascere povera
nascere ebrea
è troppo
in una sola vita.
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FORSE
Gli uomini
che contano
nella vita
sono uno :
il padre mancato.
***
VITA !
Quante grida al vento
quanta paura di tutto
che vita di terrore
d'amore di battaglie
per un poco di pace
per un palmo di terra straniera.
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IL SEGNO
Morì d'impotenza
si potrà scrivere sulla mia tomba.
Chissà dove, non è detto che uno muore
nel luogo in cui è nato o vive.
Si può essere dovunque
in quell'ora incerta.
Non ci sono terre cattive e terre buone.
Vorrei però come un segno una piccola stella
a sei punte come quella che da bambina
brillava sul cappottino liso.
Incidetela ben bene nella pietra
come l'hanno incisa in me sulla mia pelle
nella mia carne, nelle mie viscere.
E se ci sarà un'altra vita
sarò una stella gialla
per ricordarvi che c'era una volta
Auschwitz.
Edith Bruck da Versi vissuti ( Poesie, 1975 - 1990 )
Lasciateci...
RispondiEliminanoi non siamo soli.
Una vita vissuta con i fantasmi e attraverso i fantasmi con una chiusura totale (Lasciateci...) nei confronti del mondo. Manifestazioni di un passato impossibile da immaginare, si può solo averlo vissuto. E allora perché ripeterlo con i palestinesi? Possibile che il male subito si dissolva solo con altro male?
Credo ( ma non è un pensiero solo mio ) che i sopravvissuti ai Lager abbiano sempre portato dentro di sé un enorme disagio di viver e un " senso di colpa" per essersi
RispondiEliminasalvati, avendo assistito impotenti alla morte dei loro cari. " Perché io? ". L' autrice
- infatti - lo esplicita " La vita che viviamo per ricordare ( e mantenere viva la memoria) , non è solo nostra ..."
In quanto al Conflitto Palestinese in atto ( anche se riguarda gli Ebrei ) ,si tratta di una vicenda diversa per storia e genesi e molto più complicata ( della follia nazista ) per fare un paragone corretto.
Grazie per il commento.