Lied di Schubert, musicato nel 1817 sul testo di Goethe ( poi ripreso nel corso dell' 800 anche da Carl Loewe e Hugo Wolf )
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Ganimede , come scrisse Omero, è il ragazzo più bello fra tutti i mortali: un giovane principe della famiglia reale troiana, portato da Zeus ( che prese le sembianze di un' aquila ) sull' Olimpo per diventare il coppiere degli dei - eternamente giovane - e acquisire l'immortalità ( subirà la trasformazione nella Costellazione dell' Acquario ).
Ganimede, nella mitologia sia classica che moderna, rappresenta per eccellenza la figura della sospensione, teso tra terra e cielo, umano e divino, e nel corso dei secoli - con diverse variazioni e trasfigurazioni -( ne palò anche Ovidio nelle Metamorfosi ) sarà il prototipo del fanciullo amato e un simbolo di morte prematura.
CANTO SIMPOSIALE
Soave amare i fanciulli,
se una volta di Ganimede
si innamorò anche il Cronide, re
degli immortali,
che rapendolo lo elevò in
Olimpo e lo rese divino
cogliendo il bramato fiore di
fanciullezza.
Dunque non ti stupire, Simonide
se anche io
per un bel fanciullo sembro dal
desiderio domato.
Teognide, Elegie ( IV/ V sec. a C )
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LA GARA DEI BACI ALLE FESTE DIOCLEE
Felice chi dà giudizio ai fanciulli
per quei baci.
Certo prega spesso il radioso
Ganimede
di avere la bocca pari alla pietra
lidia, con cui l'oro
stimano non falso ma vero i
cambiavalute.
Teocrito, Idilli ( IV sec. a. C )
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NIENTE DI PIU'
Quella bellezza, il moretto
Teocrito, se mi odia,
quattro volte tu possa odiare, e
se mi ama, amare;
eh sì, per Ganimede bei capelli,
o Zeus celeste,
anche tu un tempo amasti -
altro più non dico.
Callimaco, Epigrammi ( IV sec. a. C . )
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GANIMEDE
Come nello splendore del
mattino
ti contorci a me brillando
rovente
tempo di primavera, mio amato!
Con voglia a mille d'amore
sul mio cuore si pressa
il tuo calore eterno
il senso sacro,
una bellezza infinita!
Che io ti possa afferrare
nelle mie braccia!
Ah, ma nel tuo petto
io giaccio mentre gemo
e i tuoi fiori, la tua erba
si pressano sul mio cuore.
Tu rinfreschi la bruciante
sete del mio petto
vento amabile del mattino!
Mi richiama l'usignolo
amorevole della valle di nebbia.
Io vengo, io sto venendo!
Ma dove? Verso dove ?
In alto e in alto si tende!
E fluttuano le nuvole
verso il basso, le nuvole
si flettono al desiderio d'amore.
A me, a me!
Nel vostro grembo
verso l'alto !
Avvolto mente avvolgo!
Verso l'alto al tuo petto
Padre di tutto l'amore !
J. Wolfang von Goethe , 1789
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