venerdì 13 ottobre 2023

ENDIMIONE : TRA MITO E SOGNO

 



                                                                          Endimione dormiente



Il titolo della raccolta rimanda in modo esplicito al Mito di Endimione, eroe della mitologia greca. Secondo le versioni più importanti,  egli viene amato da Selene ( la Luna ), da cui ebbe cinquanta figlie, mentre da Zeus ricevette la possibilità di sostituire la morte con un sonno eterno.

Damiani - a sua volta - si addentra con decisione e maestria nelle pieghe del mito : il poeta, infatti, è lo stesso Endimione dormiente e che sogna con accanto un cane. In realtà egli non dorme affatto, ma medita sul proprio destino e sui dubbi esistenziali che lo affliggono. Il poeta è anche colui che canta poeticamente il suo amore con i toni e lo stile dell'idillio, intrecciando pensieri, ricordi, slanci amorosi. Come Endimione, anche l'autore sogna, e il sogno esorcizza la paura della morte, mentre in altri passaggi il sogno testimonia il senso della continua rinascita delle cose del mondo; altre volte ancora il sogno riporta il poeta ai ricordi dell'infanzia, e infine riconduce finalmente alla luna : " Non ci sono più , sono volato / come un fiocco lieve di fumo / come una foglia sono caduto/ con un breve volo nell'aria, / m' hai visto solo un istante dormire / e dopo non c'era più , /io t'ho vista per un istante sola / illuminare tutto il cielo ".





Molte volte la vita è sofferenza,

altre volte ci sono stati dei mattini luminosi,

dei risvegli; c'era nebbia e si saliva

come su strade di montagna

dove il cielo era sempre azzurro

e si sentiva come una chiamata, un appello

come se tutti fossimo chiamati in un punto

verso quelle nuvole, al di là di loro,

e c'era poi una donna, non saprei dire chi fosse,

se piangeva o sorrideva, una donna

che piegava il capo con dolcezza.



                                                    ***


Tutti si muovono, vanno su, vanno giù,

fanno questo, fanno quest'altro,

e chi sono io, chi sei tu?

tu invece non facevi niente

stavi lì , seduta

e soltanto sorridevi.



                                                 ***


Camminavamo per questa strada

in mezzo ai fiori,

e ogni tanto ci baciavamo,

tu eri molto contenta dei fiori

e delle siepi, e accarezzavi le api

ed eri sorpresa delle lucertole,

l'aria era bianca e fina e tu la respiravi,

io la respiravo nella tua bocca

e la espiravo, il sole in alto brillava

e diffondeva la sua luce su tutto.

Più bianchi erano i tuoi piedi

dei colombi che si posavano

sui rami alti dei pini.



                                                ***


Di ansia sono fatto io, e non poso il capo

come questi tronchi sopra la terra solida

o come queste fronde posano quiete nell'aria.

Guarda queste foglie, come sono tenere

e questi baci che gli vorresti dare

sopra le care pagine, e di loro

ti vorresti fare una veste per ballare

o una coperta di vita verde in cui avvolgerti e cantare.



                                           ***


E poi volevo dirti anche un'altra cosa:

poiché siamo tutti in questo magma di fuoco,

attaccati l'uno all'altro, di una sola sostanza,

anche il peggior nemico è tutt'uno con te,

e tutto il tempo - senza saperlo - gli dai la mano;

e anche un'altra cosa voglio dirti : le donne più belle,

quelle inarrivabili, inavvicinabili, eteree,

anche se non sembra le baci tutti i giorni

e tutte le notti - senza saperlo- le abbracci.



                                              ***


C'è stato un tempo, ricordi

che vagavamo insieme

e ci baciavamo ad ogni angolo,

ogni portone era il nostro;

tu a volte piangevi

di felicità

e ti asciugavi gli occhi;

io allora ti stringevo a me

e ti baciavo.

Alcune volte mangiavamo un gelato

o semplicemente passeggiavamo,

poi veniva e sera e tu eri più bruna

si faceva più scuro il tuo viso

e gradatamente - passo dopo passo -

il giorno era finito,

ma sentivo il tuo respiro, il cuore che batteva,

appoggiavo l'orecchio al margine del tuo seno,

sulla riva della tua bocca,

stavo sull'orlo in bilico

e ti sentivo,

come un filo lunghissimo cui tu tenevi un capo

e dall'altra parte, dopo infiniti chilometri,

la mia piccola mano.





               Claudio Damiani   da     Endimione



Nessun commento:

Posta un commento