E sei con me... vicino a me...
Come a ridosso del cuore,
come picchio, martello,
o solido soffio di vento.
Così - più o meno - ti ho ritratto,
in modo abbastanza impreciso,
tanto da assomigliarti.
Come uno scavo, un tuorlo,
come un arcaico lamento,
come l'ultima luce
dove hai soffiato l'anima fuori,
che ha riempito di semi
ogni tempo...
dove, per il tempo che basta,
sotto ogni pietra hai nascosto
il tuo nome.
Come un piccolo osso, un suono,
come scheggia, frazione,
come la polpa intorno al nocciolo.
Una solitudine immensa ti partorisce
ovunque tu la contempli,
il più bel fiore.
***
Hai incontrato quattro volte il tuo tempo:
era una campana,
una strada e un villaggio
e la polvere dietro i risvolti,
erano le anime dei morti
e quelle dei sopravvissuti
che in te cercano conforto.
Questa notte - voglio dirti - abbiamo
raddrizzato un po' il mondo...
Non molto, quanto basta.
Il baricentro è fiorito
ai poli di una qualche lontana rinascita.
Ma racchiusi noi in atomi di perfetta armonia,
come non sentirlo il miracolo risalire
le correnti terrene del ricordo?
Come non guardarti e rivedere
ciò ch'era ammassato alla rinfusa
nei palmi della mia vita?
Un dolore così maturo, pronto a sbocciare.
Il giovane ricordo riempie tutti gli spazi,
si accovaccia spezzato,
trema nella fessura di luce.
Questa notte un po' l'abbiamo raddrizzato, il mondo
con le sue smanie,
i suoi vicoli e le sue frequentazioni.
Abbiamo cominciato a riconoscerci
con la porta aperta
e un pallido amore tremante dentro le cellule,
uno spazio tra il cuore e il costato
che non lascia scampo alla vita.
( Quando la gioia ti sarà dolorosa,
riparti sempre dal tuo silenzioso " maràsi " *.)
***
Imparo a semplificarmi
come l'ultima stella, nell'alba
quando spegne la sua
dentro un'altra luce.
La smagliatura di silenzio
nell' attimo,
e ciò che non c'è più
appare.
Chiara Catapano Inediti
* " Maràsi " si può tradurre con " dolore ", duraturo, che non passa, per qualcuno che ci manca. O che non siamo riusciti a raggiungere o ad avere. E' un prestito diretto dal turco " maraz", " malattia ", a sua volta dall' arabo " marad " con lo stesso significato.
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